trasparenti e celesti, le vastità fantastiche, ma uomini e cose
cominciano insieme a farsi avanti e a tenere il campo del quadro. La
realtà viene incontro e lo scrittore dopo averla accolta con giovanile
trasporto, la segue, la insegue, la trova,
È da alcuni tratti di queste Corrispondenze che si vede ancor meglio
quello che il Bazzero avrebbe potuto scrivere al volgere del suo
trentesimo anno, quando placato il torbido senso giovanile, fosse
venuto alla vita nella chiarezza d'un sentimento più riposato.
Le Corrispondenze sono argomenti semplicissimi, che il Bazzero eleva
a una maggiore dignità. Pur scrivendo per conto di giornali di Moda e
di Sport non riusciva mai lo scribacchiare a questo povero uomo. Aver
la penna in mano voleva sempre dire per lui erigersi a interprete e quasi
indovino delle cose, come se la sedia del suo studiolo fosse il tripode e
Nume fosse per sè l'umano pensiero. Di qui forse una soverchia
abbondanza d'addobbi che pare quasi una verbosità senza significato, e
non è che una eccessiva riverenza; di qui anche una risonanza
nell'incedere stesso della parola, che pare gonfiezza e non è che una
musica che accompagna la venerata Idea. Chi ama adora, e chi adora
prega a lungo e canta. Ma fatta la debita parte alla foga giovanile, poco
gli manca per essere qua e là un modello di stile. Cercate alla pagina
302 la descrizione d'un paesaggio alpestre sopra Oropa e giunti là dove
egli parla di una vacca che appare col muso gemmato d'acqua, le corna
sporche di terra, con una bava che fila giù dalle mascelle spostate dal
ruminare, che sbarra gli occhioni, e colla coda sferza una mosca, poi
sprofonda la gamba nana nei cespi di rododendron.... leggete,
giudicate. Non è più l'infinito azzurro, non è più la vaporosa visione
aleardiana, è una vacca viva in mezzo a un armento vivo.
Le Melanconie di un antiquario che chiudono il presente volume sono
variazioni artistiche e spirituali sopra il Natale e altre feste dell'anno,
pubblicate come articoli d'occasione nel Pungolo di Milano. Era troppo
lusso per i soliti abbonati. Qui troveranno la luce giusta.
* * *
Degli altri scritti che non entrano in questo volume non dirò che per
cenni. Al solo elenco non basterebbero dieci pagine, ma vien da sè che
il valore non sia uguale in tutti, come non uguale era la stima che ne
faceva l'autore. Un grosso libro di Confidenze egli teneva in pronto per
la stampa, e in parte anche pubblicò sopra qualche giornale.
E la raccolta delle lettere che Lina scrive ad Ermanna sui casi della
propria vita e di quella delle sue amiche. Non c'è una gran favola e un
grande intreccio, ma ne forma il tema l'assidua osservazione delle
piccole cose e dei grandi sentimenti. In questo volume, dove abbiamo
le confidenze originali dell'autore, ci sembrò inutile riportare quelle
ch'egli affidò a un gracile personaggio fantastico, sebbene ci dolga che
molte pagine descrittive restino per ora sottratte alla curiosità degli
artisti. Il nome di Lina e di Ermanna ritorna spesso nelle memorie
insieme a quello di un Giuliano, titolo d'un dramma storico in cui versò
molta amarezza, Un romanzo tentò su Gian Galeazzo Visconti, e tre
volte ritornò sopra il Buondelmonte. Abbozzò una Cinzica, un Baldo e
una quantità infinita di schizzi, d'impressioni, di pensieri, di ricordi, che,
sebbene inediti, si rivedono nella loro matura integrità negli Acquerelli,
nelle Corrispondenze, e nelle Lagrime e Sorrisi. In un secondo volume,
che tratterà più specialmente di studii artistici e archeologici,
troveranno più naturale il loro posto le sue ricerche storiche su Matteo I
Visconti, sugli Italiani alla prima crociata, gli opuscoli sulle Armi di
fuoco, Sulle armi antiche nel Museo Archeologico di Milano, le Riviste
artistiche sull'Esposizione nazionale di Milano, e quegli altri scritti
d'arte che gli meritarono le lodi dei conoscitori. Fra gli altri il direttore
dell'Auf der Höhe, dottor L. von Sacher Masoch di Lipsia, gli scriveva
in data del 10 gennaio 1882;
"Illustrissimo signore!
"Il di lei nome celebre non solamente in Italia, ma che ha passato già le
Alpi ed il mare e la raccomandazione del signor professore Angelo
De-Gubernatis di Firenze, mi hanno ispirato il desiderio di chiedere alla
V. S. Ill. il favore di contribuire alla mia rivista internazionale. "Auf der
Höhe" recentemente fondata. Noi ci siamo proposti di proteggere e
coltivare le belle arti e le scienze in bella forma per un pubblico
educato, ma senza eccitare contese e disputazioni. Nomi come Wallace,
Flammarion, De-Gubernatis, Mantegazza, e altri che abbiamo l'onore di
chiamare i nostri collaboratori, Le saranno una garanzia per le tendenze
della nostra rivista. Ci recheremo a onore se la S. V. Ill. ci concedesse il
favore di diventare il nostro collaboratore e fissasse l'onorario per il di
Lei pregiatissimo lavoro. Aggradisca, ecc."
Il sentirsi a un tratto
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