e glorie; Le tre capitali, by
Edmondo De Amicis
Project Gutenberg's Speranze e glorie; Le tre capitali, by Edmondo De
Amicis This eBook is for the use of anyone anywhere at no cost and
with almost no restrictions whatsoever. You may copy it, give it away
or re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included
with this eBook or online at www.gutenberg.org
Title: Speranze e glorie; Le tre capitali
Author: Edmondo De Amicis
Release Date: November 21, 2006 [EBook #19883]
Language: Italian
Character set encoding: ISO-8859-1
*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK SPERANZE
E GLORIE; LE TRE CAPITALI ***
Produced by Carlo Traverso, Claudio Paganelli and the Online
Distributed Proofreading Team at http://www.pgdp.net
EDMONDO DE AMICIS
Speranze e Glorie
Le tre Capitali Torino--Firenze--Roma
MILANO
FRATELLI TREVES, EDITORI
1911
Terzo Migliaio.
PROPRIETÀ LETTERARIA.
I diritti di riproduzione e di traduzione sono riservati per tutti i paesi,
compresi la Svezia, la Norvegia e l'Olanda.
Tip. Fratelli Treves.
NOTA A QUESTA NUOVA EDIZIONE
(1.ª edizione Treves--1911).
Edmondo De Amicis fu eccellente oratore. Quale concetto avesse della
pubblica eloquenza, come sentisse quella «enorme fatica di tutte le
potenze vitali», spiegò egli medesimo nelle Confessioni d'un
conferenziere, che servono d'introduzione al libro intitolato Capo
d'anno, pagine parlate. Quale fascino di persuasione e d'entusiasmo
egli esercitasse sugli uditori, attestano tutti quelli che ebbero occasione
di ascoltarlo. Dal ricco e vario vibrar della voce, dal gesto semplice, dal
balenare dell'anima nella chiara onesta faccia, da tutta l'espressione
della sua figura emanava la medesima virtù di simpatia, per cui ebbero
e serbano tanta nobile popolarità i suoi libri. La tempra del suo ingegno
e il suo gran cuore erano fatti apposta per assicurargli quella immediata
corrispondenza spirituale con la moltitudine degli uditori, senza la
quale ogni più dotta eloquenza è invano.
E fu oratore di attitudini così diverse che parrebbero opposte: seppe con
mirabile giustezza di modi parlare via via alle persone colte e alla plebe,
alle donne, agli studienti, ai fanciulli; fu conferenziere elegante e
arringatore ardente di patria e di partito; sopra tutto riuscì
spontaneamente maestro dell'eloquenza men tentata dai letterati e più
difficile, quella che si rivolge alle menti inesperte, al popolo privo di
cultura e agitato dalle passioni politiche, ai ragazzi che cominciano
appena nelle scuole a sentire la forza della parola che illumina e
commuove. Chi gli fu più vicino ricorda poi com'egli avesse felice la
vena del breve detto d'occasione e del brindisi, sì nelle pubbliche
cerimonie, sì nei conviti amichevoli, che gli piacevano tanto al suo
tempo migliore, e nei quali studiò da par suo le significazioni e le
bizzarrie dell'Eloquenza convivale.
Un senso nativo della misura e dell'opportunità governava sempre la
sua parola; e il culto interiore della parola stessa, il vigile intuito
dell'artista faceva sì che, qualunque cosa, in qualunque circostanza
dicesse, non gli venisse, mai meno quel decoro letterario, che non
lascia perdere dignità ad alcuna delle sue scritture, anche alle più umili
e famigliari. D'ordinario non improvvisava; diceva prosa scritta, ma
scritta per essere parlata, e però colorita e mossa secondo l'intento
oratorio che si proponeva. E del resto parlata, per suo istinto e per suo
istituto, era tutta la prosa del De Amicis; parlata fu virtualmente tutta
quanta la sua opera letteraria, la quale tanto può sui lettori perchè a tutti
fa l'effetto di una conversazione immediata dello scrittore con loro.
Egli non diede alle stampe tutte le sue conferenze, non tutti i suoi
discorsi lasciò raccogliere. Pubblicò prima nel 1880, insieme con quelle
di dieci altri amici, la conferenza sul Vino, ora entrata nelle nuove
edizioni delle Pagine allegre; e l'anno dopo, nella Gazzetta letteraria di
Torino, quella su L'espressione del viso, che aveva fatto al teatro
Carignano per sovvenire ai figli del morto amico Roberto Sacchetti.
Delle tre conferenze che disse al teatro Colón di Buenos Aires e poi al
teatro Solis di Montevideo, fra l'aprile e il giugno del 1884, su Vittorio
Emanuele, Cavour e Garibaldi, quest'ultima sola rifece e stampò in
Italia, quale si legge nel presente volume. Più volte fu ristampata l'altra
conferenza su I nostri contadini in America, tenuta il 31 gennaio 1887
alla Società filarmonico-drammatica di Trieste, e compresa ora nel
volume di Capo d'anno: la quale diede agli uditori e all'oratore
argomento di commozione indicibile, ricordata da lui nell'ultima pagina
delle Confessioni d'un conferenziere, scritte appunto l'anno seguente.
Rimangono in volumetti separati la conferenza su La lettera anonima e
i famosi discorsi Ai ragazzi, stimati un capolavoro di letteratura
infantile, che segue ed integra l'universale libro del Cuore. Poco si
conserva, e quel poco monco e disperso, dei discorsi fatti dal De
Amicis in private adunanze e in comizi del partito socialista, massime
in occasione di elezioni politiche: salvo i due grandi discorsi Per il 1.º
maggio e Per la questione
Continue reading on your phone by scaning this QR Code
Tip: The current page has been bookmarked automatically. If you wish to continue reading later, just open the
Dertz Homepage, and click on the 'continue reading' link at the bottom of the page.