forma della ragione, senza il
pieno dell'istinto che è cieco! Lei è la ragione, e sua moglie l'istinto: in
un giuoco di parti assegnate, per cui lei che rappresenta la sua parte è
volutamente il fantoccio di se stesso. Ha capito?
Il primo attore (aprendo le braccia). Io no!
Il capocomico (tornandosene al suo posto). E io nemmeno! Andiamo
avanti, che poi mi loderete la fine!
In tono confidenziale:
Mi raccomando, si metta di tre quarti, perché se no, tra le astruserie del
dialogo e lei che non si farà sentire dal pubblico, addio ogni cosa!
Battendo di nuovo le mani:
Attenzione, attenzione! Attacchiamo!
Il suggeritore. Scusi, signor Direttore, permette che mi ripari col
cupolino? Tira una cert'aria!
Il capocomico. Ma sì, faccia, faccia!
L'Uscere del teatro sarà intanto entrato nella sala, col berretto
gallonato in capo e, attraversato il corridojo fra le poltrone, si sarà
appressato al palcoscenico per annunziare al Direttore-Capocomico
l'arrivo dei Sei Personaggi, che, entrati anch'essi nella sala, si saranno
messi a seguirlo, a una certa distanza, un po' smarriti e perplessi,
guardandosi attorno.
Chi voglia tentare una traduzione scenica di questa commedia bisogna
che s'adoperi con ogni mezzo a ottenere tutto l'effetto che questi «Sei
Personaggi» non si confondano con gli Attori della Compagnia. La
disposizione degli uni e degli altri, indicata nelle didascalie, allorché
quelli saliranno sul palcoscenico, gioverà senza dubbio; come una
diversa colorazione luminosa per mezzo di appositi riflettori. Ma il
mezzo più efficace e idoneo, che qui si suggerisce, sarà l'uso di speciali
maschere per i personaggi: maschere espressamente costruite d'una
materia che per il sudore non s'afflosci e non pertanto sia lieve agli
Attori che dovranno portarle: lavorate e tagliate in modo che lascino
liberi gli occhi, le narici e la bocca. S'interpreterà così anche il senso
profondo della commedia. I «Personaggi» non dovranno infatti
apparire come «fantasmi», ma come «realtà create», costruzioni della
fantasia immutabili: e dunque più reali e consistenti della volubile
naturalità degli Attori. Le maschere ajuteranno a dare l'impressione
della figura costruita per arte e fissata ciascuna immutabilmente
nell'espressione del proprio sentimento fondamentale, che è il
«rimorso» per il Padre, la «vendetta» per la Figliastra, lo «sdegno»
per il Figlio, il «dolore» per la Madre con fisse lagrime di cera nel
livido delle occhiaje e lungo le gote, come si vedono nelle immagini
scolpite e dipinte della «Mater dolorosa» nelle chiese. E sia anche il
vestiario di stoffa e foggia speciale, senza stravaganze, con pieghe
rigide e volume quasi statuario, e insomma di maniera che non dia
l'idea che sia fatto d'una stoffa che si possa comperare in una qualsiasi
bottega della città e tagliato e cucito in una qualsiasi sartoria.
Il Padre sarà sulla cinquantina: stempiato, ma non calvo, fulvo di pelo,
con baffetti folti quasi acchiocciolati attorno alla bocca ancor fresca,
aperta spesso a un sorriso incerto e vano. Pallido, segnatamente
nell'ampia fronte; occhi azzurri ovati, lucidissimi e arguti; vestirà
calzoni chiari e giacca scura: a volte sarà mellifluo, a volte avrà scatti
aspri e duri.
La Madre sarà come atterrita e schiacciata da un peso intollerabile di
vergogna e d'avvilimento. Velata da un fitto crespo vedovile, vestirà
umilmente di nero, e quando solleverà il velo, mostrerà un viso non
patito, ma come di cera, e terrà sempre gli occhi bassi.
La Figliastra, di diciotto anni, sarà spavalda, quasi impudente.
Bellissima, vestirà a lutto anche lei, ma con vistosa eleganza. Mostrerà
dispetto per l'aria timida, afflitta e quasi smarrita del fratellino,
squallido Giovinetto di quattordici anni, vestito anch'egli di nero; e
una vivace tenerezza, invece, per la sorellina, Bambina di circa quattro
anni, vestita di bianco con una fascia di seta nera alla vita.
Il Figlio, di ventidue anni, alto, quasi irrigidito in un contenuto sdegno
per il Padre e in un'accigliata indifferenza per la Madre, porterà un
soprabito viola e una lunga fascia verde girata attorno al collo.
L'uscere (col berretto in mano). Scusi, signor Commendatore.
Il capocomico (di scatto, sgarbato). Che altro c'è?
L'uscere (timidamente). Ci sono qua certi signori, che chiedono di lei.
Il Capocomico e gli Attori si volteranno stupiti a guardare dal
palcoscenico giù nella sala.
Il capocomico (di nuovo sulle furie). Ma io qua provo! E sapete bene
che durante la prova non deve passar nessuno!
Rivolgendosi in fondo:
Chi sono lor signori? Che cosa vogliono?
Il padre (facendosi avanti, seguito dagli altri, fino a una delle due
scalette). Siamo qua in cerca d'un autore.
Il capocomico (fra stordito e irato). D'un autore? Che autore?
Il padre. D'uno qualunque, signore.
Il capocomico. Ma qui non c'è nessun autore, perché non abbiamo in
prova nessuna commedia nuova.
La figliastra (con gaja vivacità, salendo di furia la scaletta). Tanto
meglio, tanto meglio, allora, signore! Potremmo esser noi la loro
commedia nuova.
Qualcuno degli attori (fra i vivaci commenti e le risate degli altri).
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