Poesie scelte | Page 5

Silvio Pellico
sordo al dover. Sacro dovere

Saria il partir, più non vederla mai!...
Nol posso. Oh! come mi
guardò! Più bella
La fa il dolor: più bella, sì, mi parve;
Più
sovrumana! E la perdei? Lanciotto
Me l'ha rapita? oh rabbia! oh!.. il
fratel mio
Non amo? Egli è felice... ei lungamente
Lo sia... Ma che?
per farsi egli felice
Squarciar doveva ei d'un fratello il core?
SCENA II.
FRANCESCA s'avanza senza veder PAOLO.
FRANCESCA.
Ov'è mio padre? almen da lui sapessi
Se ancor qui alberga... il mio...
cognato!--Io queste
Mura avrò care sempre... Ah, sì, lo spirto

Esalerò su questo sacro suolo
Ch'egli asperse di pianto!... Empia,
discaccia
Sì rei pensieri: io son moglie!...
PAOLO.
--Favella
Seco medesma, e geme.
FRANCESCA.
Ah, questo loco
Lasciar io deggio: di lui pieno è troppo!
Al
domestico altar ritrarmi io deggio...
E giorno e notte innanzi a Dio
prostrata
Chieder mercè de' falli miei; che tutta
Non m'abbandoni,
degli afflitti cuori
Refugio unico, Iddio. (Per partire.)
PAOLO.
(Avanzandosi.)

Francesca...
FRANCESCA.
Oh vista!--
Signor... che vuoi?
PAOLO.
Parlarti ancor.
FRANCESCA.
Parlarmi?--
Ahi, sola io son!... Sola mi lasci, o padre?
Padre, ove
sei? la tua figlia soccorri!--
Di fuggir forza avrò.
PAOLO.
Dove?
FRANCESCA.
Signore...
Deh, non seguirmi! il voler mio rispetta;
Al domestico
altar qui mi ritraggo:
Del cielo han d'uopo gl'infelici.
PAOLO.
A' piedi
De' miei paterni altar teco verronne.
Chi di me più infelice?
Ivi frammisti
I sospir nostri s'alzeranno. Oh donna!
Tu invocherai la
morte mia, la morte
Dell'uom che abborri... io pregherò che il cielo

Tuoi voti ascolti e all'odio tuo perdoni,
E letizia t'infonda, e lunga
serbi
Giovinezza e beltà sul tuo sembiante,
E a te dia tutto che
desiri!... tutto!...
Anche... l'amor del tuo consorte... e figli
Da lui
beati!
FRANCESCA.
Paolo, deh!--Che dico?--
Deh, non pianger. La tua morte non

chieggo.
PAOLO.
Pur tu m'abborri...
FRANCESCA.
E che ten cal, s'io deggio
Abborrirti?... La tua vita non turbo.

Diman io qui più non sarò. Pietosa
Al tuo germano compagnia farai.

Della perdita mia tu lo consola:
Piangerà ei certo... Ah, in Rimini,
egli solo
Piangerà, quando gli fia noto!...--Ascolta.
Per or, non
digliel. Ma tu, sappi... ch'io
Non tornerò più in Rimini: il cordoglio

M'ucciderà. Quando al mio sposo noto
Ciò fia, tu lo consola: e tu...
per lui...
Tu pur versa una lagrima.
PAOLO.
Francesca,
Se tu m'abborri che mi cale? e il chiedi?
E l'odio tuo la
mia vita non turba?
E questi tuoi detti funesti?...--Bella
Come un
angiol, che Dio crea nel più ardente
Suo trasporto d'amor... cara ad
ognuno...
Sposa felice... e osi parlar di morte?
A me s'aspetta, che
per vani onori
Fui strascinato da mia patria lunge,
E perdei...--Lasso!
un genitor perdei.
Rïabbracciarlo ognor sperava. Ei fatto
Non
m'avrebbe infelice, ove il mio cuore
Discoperto gli avessi... e colei
data
M'avria... colei, che per sempre ho perduta.
FRANCESCA.
Che vuoi tu dir? Della tua donna parli...
E senza lei sì misero tu vivi?

Sì prepotente è nel tuo petto amore?
Unica fiamma esser non dee
nel petto
Di valoroso cavaliere, amore.
Caro gli è il brando e la sua
fama; egregi
Affetti son. Tu seguili; non fia
Che t'avvilisca amor.
PAOLO.

Quai detti? Avresti
Di me pietà? Cessar d'odiarmi alquanto
Potresti,
se col brando io m'acquistassi
Fama maggior? Un tuo comando basta.

Prescrivi il luogo e gli anni. A' più remoti
Lidi mi recherò; quanto
più gravi
E perigliose troverò le imprese,
Vie più dolci mi fien,
poichè Francesca
Imposte me l'avrà. L'onore assai
E l'ardimento mi
fan prode il braccio;
Più il farà prode il tuo adorato nome.

Contaminate non saran mie glorie
Da tirannico intento. Altra corona,

Fuorchè d'alloro, ma da te intrecciata,
Non bramerò, solo un tuo
applauso, un detto,
Un sorriso, uno sguardo...
FRANCESCA.
Eterno Iddio!
Che è questo mai?
PAOLO.
T'amo, Francesca, t'amo,
E disperato è l'amor mio!
FRANCESCA.
Che intendo?
Deliro io forse? che dicesti?
PAOLO.
Io t'amo!
FRANCESCA.
Che ardisci? Ah taci! Udir potrian... Tu m'ami!
Sì repentina è la tua
fiamma? Ignori
Che tua cognata io son? Porre in obblìo
Sì tosto
puoi la tua perduta amante?...
Misera me! questa mia man, deh, lascia!

Delitto sono i baci tuoi!
PAOLO.
Repente
Non è, non è la fiamma mia. Perduta
Ho una donna, e sei

tu; di te parlava
Di te piangea; te amava; te sempre amo;
Te amerò
sino all'ultim'ora! e s'anco
Dell'empio amor soffrir dovessi eterno
Il
castigo sotterra, eternamente
Più e più sempre t'amerò!
FRANCESCA.
Fia vero?
M'amavi?
PAOLO.
Il giorno che a Ravenna io giunsi
Ambasciator del padre mio, ti vidi

Varcare un atrio col feral corteggio
Di meste donne, ed arrestarti a'
piedi
D'un recente sepolcro, e ossequïosa
Ivi prostrarti, e le man
giunte al cielo
Alzar con muto ma dirotto pianto.
Chi è colei? dissi
a talun.--La figlia
Di Guido, mi rispose.--E quel sepolcro?--
Di sua
madre il sepolcro.--Oh, quanta al core
Pietà sentii di quell'afflitta
figlia!
Oh qual confuso palpitar!... Velata
Eri, o Francesca: gli occhi
tuoi non vidi
Quel giorno, ma t'amai fin da quel giorno.
FRANCESCA.
Tu... deh, cessa!... m'amavi?
PAOLO.
Io questa fiamma
Alcun tempo celai, ma un dì mi parve
Che tu nel
cor letto m'avessi. Il piede
Dalle virginee tue stanze volgevi
Al
secreto giardino. E presso al lago
In mezzo ai fior prosteso, io
sospirando
Le tue stanze guardava: e al venir tuo
Tremando
sorsi.--Sopra un libro attenti
Non mi vedeano gli occhi tuoi; sul libro

Ti cadeva una lagrima... Commosso
Mi t'accostai. Perplessi eran
miei detti,
Perplessi pure erano i tuoi. Quel libro
Mi porgesti e
leggemmo. Insiem leggemmo
«Di
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