Poesie inedite vol. II | Page 7

Silvio Pellico
astio e nell'ardente brama.?Di Guelardo lo spirto a quel congresso?Funestamente s'esaltò. Il diletto?Ebelino ei vedea, nella commossa?Fantasia, re, suscitator di gloria?Ad un popol redento. Il vedea bello?Giganteggiare in immortali istorie,?Com'un di que' supremi, onde la terra?Lunghi secoli è priva; e sè medesmo?Socio vedea di quel supremo, e a lui?Successor forse, e... Che non sogna audace?Ambiz?on, se raggio ha di speranza??Quand'ei fu sol con Ebelin, ridisse?Le voci insieme intese, e commentolle?Coll'insistenza del favore; e aggiunse?Maligno esame de' pensier, degli atti?D'Ottone, e della Greca in trono assisa,?E degli astuti amici ond'ella è cinta.?Quasi certezza accolse i più irritanti?Dubbi e i minimi indizi di periglio,?E gridò ingratitudine, e diritto?Alla rivolta. E a grado a grado questa?Ei necessaria osò chiamare, e il pio?Ebelin concitarvi. Lo interruppe?Finalmente Ebelin; duplice tela?Come già svolto aveva agli adunati,?Svolse di novo al tentatore amico:?Qua la turpezza del tradir, là i vani?Sforzi a potenza e gloria, ove bruttata?è naz?on da lunghi odii fraterni.?Negli aneliti suoi s'ostinò il core?Di Guelardo in quel giorno, e seguì poscia?A ridir con sofistica, inesausta?Facondia per più dì l'empie sue brame;?Sì che non poche volte il generoso?Ebelino in resistergli, dal mite?Considerare e dai soavi detti?Passò a dogliosa maraviglia e sdegno.?Turbossene colui, ma il turbamento?Ascose e il disamore, e da quel tempo?Crescente invidia in sen covò tremenda.?Novi succedon fortunati eventi,?Ch'ognuno attesta glor?osi al senno?Dell'ottimo Ebelin; ma più Guelardo,?Come negli anni primi, or della gloria?Del suo benefattor non va giocondo.?Ei con geloso sospettante ciglio?Mira la sua grandezza, e superarla?Vorria e non puote; e detestando, sogna?Dall'amico esser detestate; e pargli,?Laddove pria si belle in Ebelino?Virtù vedea, più non veder che scaltra?Ipocrisia. De' pervertiti è proprio?Non credere a virtù; d'ogni più certo?Generoso atto dubitar motivi?Turpi, ed asseverarli: in ogni etade?Così abborriti fur dal mondo i santi.?Da quello stato di rancor, di mente?Ognor proclive a gettar fango ascoso?Sovra l'opre del giusto, è breve il passo?Ad assoluto di giustizia scherno.?In Lamagna Guelardo ad altri uffizi?Di grande onor da Ottone è richiamato,?Mentre Ebelin nell'itale contrade?Resta moderator. L'ingrato amico?Sospetta ch'Ebelino abbia con arte?Tal partenza promosso, a fin di trarsi?Uom dal cospetto che in secreto esècri.?Del congedo gli amplessi ei rende a quello,?Ma senza avvicendar come altre volte?Palpiti dolci di desìo e di pena.?Infinto ei crede ogni atto ed ogni accento?Del più sincero degli umani, e parte?Coi fremiti dell'odio, e maturando?Di non avute offese alta vendetta.?--Cieco tanto io sarò che vero estimi?Suo rifiuto ai ribelli? Or che si vaste?Son le congiure? Or che da lunghe e infauste?Guerre è stanco l'impero? Or che d'illustre?Nome a capitanarla, e di null'altro,?La penisola ha d'uopo? Or che oltraggiata?Dalla superba, greca, invida nuora?è quell'antica d'Ebelin fautrice,?La vantata Adelaide, che alle umìli?Ombre de' chiostri dalla reggia mosse??Or che T?ofania palesemente?Lacci a lui tende e sua rovina agogna??Il menzogner di me diffida: i vili?Diffidan sempre! Allontanarmi volle?Non senza mira ostil: me di qui toglie?Per regnar sol, per non aver chi forse?Sua sap?enza e sue prodezze oscuri.?All'amico ei rinuncia; ei nelle schiere?Del suo tradito Imperador mi brama,?Nelle schiere d'Otton, contro a cui l'asta?Scaglierà in breve; e tanto orgoglio è in lui,?Che nè lo sdegno mio, nè la sagacia?Non teme, nè il valor! Perfido! io mai?Stato non fora a tua amicizia ingrato;?Alla mia ingrato ardisci farti: trema!?Valor non manca al vilipeso e senno?Da smascherar tua ipocrisia. Ludibrio?Ne fur bastantemente il sire, i grandi,?Le sciocche turbe, e insiem con loro io stesso!?Così nel suo vaneggiamento infame?S'agita l'infelice, e non s'accorge?Che il re d'abisso più e più il possede;?Così travolve le apparenze ogn'uomo?Che a livor s'abbandoni:
Ecco Guelardo?Giunto ai reali di Bamberga ostelli;?Eccolo assaporante i nuovi onori,?Ma com'egro che, misto ad ogni cibo,?Sente l'amaro della propria bile.?Più sovra il labbro di Guelardo il nome,?Come già tempo, d'Ebelin non suona,?O su quel labbro se talvolta suona,?Laude non l'accompagna, e il favellante?Impallidisce, e torvamente abbassa?La pensosa pupilla irrequ?eta,?E la r?alza sfavillando; e ognuno?Scerne che di compressa ira sfavilla.?Del mutamento avvedasi esultando?T?ofania, s'avvedono i suoi fidi,?E al convito di lei con gran decoro?Visto sovente è quel Guelardo assiso,?Ch'ella tanto agli scorsi anni abborria.?Ordiscono essi alcuna trama insieme?Contro al lontano giusto? o la perfidia?Tutta covossi di Guelardo in petto??Un dì da quel convito esce il fellone,?E quasi esterrefatto si presenta?Agli occhi del monarca, e a lui si prostra,?Ed esclama:--Ebelino è traditore!?Le rivolte fomenta; alla corona?D'Italia aspira: sciolta è l'amistade?Che a lui mi strinse! Eternamente è sciolta!?E false carte adduce in prova, e adduce?Di vili già ribelli, or prigionieri,?Menzogne tai, che faccia avean di vero.?Ed il monarca trabalzò, fu vinto?Dalle inique apparenze. Esitò ancora,?Dubitar volle novamente; a novo?Esame ripiegò la scrupolosa?Afflitta anima sua; ma le apparenze?Trionfaron più orrende e più secure.?Indi egli irato invìa turba di sgherri?All'italo paese, onde sia tratto?Carico di catene il formidato?Duce a Bamberga.
L'innocente duce?Stanza a que' giorni avea in Milan. Posava?Una notte, ed in sogno a lui s'affaccia?Lo stuol de' cari, in varia guerra estinti,?Fratelli suoi, col vecchio padre; e il padre??Fuggi, gridava, sei tradito!? E gli altri?Con
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