Opere, by Giovanni Berchet
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Title: Opere Vol. 2: scritti critici e letterari
Author: Giovanni Berchet
Editor: Egidio Bellorini
Release Date: December 12, 2006 [EBook #20094]
Language: Italian
Character set encoding: ISO-8859-1
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Nota di trascrizione: corsivo --spazieggiato-- |maiuscoletto| {piccolo}
SCRITTORI D'ITALIA
G. BERCHET
OPERE
II
GIOVANNI BERCHET
OPERE
A CURA DI EGIDIO BELLORINI
VOLUME SECONDO
SCRITTI CRITICI E LETTERARI
BARI
GIUS. LATERZA & FIGLI TIPOGRAFI-EDITORI-LIBRAI 1912
PROPRIET�� LETTERARIA LUGLIO MCMXII--31762
[p.1]
I
LETTERA
|sul dramma ?Demetrio e Polibio? cantato nel teatro Carcano|
Di Milano, il d�� 27 luglio 1813.
Non ho fatto risposta prima d'ora alla tua dimanda intorno al merito dell'opera seria Demetrio e Polibio, perch�� il giudicio mio in fatto di musica, non potendo io derivarlo, come sai, da conoscenza alcuna dell'arte, sarebbe forse parso intempestivo anche a me medesimo, se per indurmi a proferirlo avessi stimato sufficiente il suffragio delle prime sensazioni del cuor mio. E per��, non contentandomi io di quello, mi parve di dover aspettare che il voto del cuore, per la ripetizione continuata ed uniforme delle stesse sensazioni, pervenisse ad ottenere anche la fredda approvazione della mente.
Se primo adunque e forse unico istituto della musica gli �� quello d'impadronirsi rapidamente dei cuori umani e di dirigerne e travolgerne ad arbitrio assoluto di lei gli affetti; se il terrore, se la piet��, se l'amore, se la t��ma e la gioia si sollevano a vicenda dentro di me e mi agitano fortemente, appunto quando il maestro intese di volere suscitare in me queste passioni; se manifestissimi segni mi convincono che la medesima commozione che io provo �� sempre e con gli stessi mezzi destata n�� pi�� n�� meno viva nell'universalit�� degli spettatori, a segno di togliermi affatto ogni dubbio che ella possa prodursi in me solamente, o per ignota e bizzarra disposizione di fibre, per una [p.2] debolezza non comune di anima, o per certe troppo squisite attitudini a sentire, alle quali m'abbia disposto forse malamente una peculiare educazione; e se infine dal maggiore o minore conseguimento d'affetti �� lecito far paragone fra una musica e l'altra, e il misurarne cos�� la bont�� positiva di ciascheduna non �� logica strana; io sprezzer�� con ardimento deliberato qualsivoglia anatema dei pedanti dell'arte musica, e quantunque non iniziato ne' loro misteri, non grave il capo di crome e biscrome, giurer�� solennemente a te, e teco, se ti aggrada, anche al pubblico intero, che il signor Rossini quando dettava quest'opera era quasi certamente ispirato da un genio buono.
Modellando il signor Rossini l'arte sua al vero gusto italiano, si sgabell�� delle astruse metafisiche di molti degli oltramontani; e lasciando che a loro tenga luogo d'ogni altro senso l'orecchio, vide che in Italia v'erano anche de' bisogni nel cuore, e questi studi�� di appagare; vide che se la sola armonia bastava all'udito, ella non bastava per�� a conseguire quel fine a cui egli mirava, ed a lei saviamente accoppi�� la cantilena; vide che la persuasione �� operata dalla continuit�� del pensiero e, certo egli di possedere profondamente la scienza musica, non si cur�� di farne uso vano e puerile, ma maneggiandola da padrone allung�� i suoi pensieri in modo da schivare le tante e ricercate spezzature, delle quali pare che vadano innamorati i moderni eruditi dell'arte; vide che il suono degli strumenti, quando sia unito al canto, non pu�� ragionevolmente affettare il primato, ma s�� bene deve a quello sottostare pazientemente, e non si diede perci�� a seppellire la dolcezza delle voci umane nella tempesta dei timpani e nello stridore delle corde e dei chiarini; vide egli insomma tutto quello di cui si erano accorti prima di lui e Pergolesi e Iomelli e Cimarosa e Paesiello e, rispettandone l'ombre senza seguirle servilmente, si apr�� una via alla gloria. E se vago, com'egli ��, dell'aver semplicit��, pur non ebbe il coraggio di inimicarsi del tutto i cacciatori dei ghirigori musicali, bisogna almeno confessare che nel placar di frastagli e ricami quella divinit�� egli fu scarso assai ne' suoi sagrifici. Fortunato giovinetto, e fortunati noi pure, se le meritate lodi, delle quali lo onorano [p.3] i suoi paesani, varranno a mantenerlo ostinato nel suo proposito e ad irritare sempre pi�� nell'animo di lui quella sete di fama che io vorrei necessariamente insaziabile ed eterna nei grandi ingegni, ma che per�� con danno universale si spegne talvolta per colpa della facile contentabilit�� giovanile.
Ora imm��ginati, amico mio, una musica quale noi la invocammo tante volte, allorch�� uscivamo di teatro inveleniti contro la crescente barbarie dei tempi
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