Nuove | Page 6

Emilio de Marchi
andò con Garibaldi, fu nel Tirolo, a
Bezzecca, si guadagnò due medaglie, poi passò in cavalleria. Ma
sempre un po' ortolano d'animo e di maniere, si guastò presto coi
superiori, che ne fecero un martire delle idee liberali. Tornato a casa,
entrò in una tipografia, s'impiastricciò d'inchiostro, e siccome è detto
che per fare il giornalista non è necessario saper scrivere, eccolo
giornalista. Non cattivo ragazzo nel fondo, ma un poco frondeur, ebbe
il suo quarto d'ora di celebrità durante il famoso processo Lobbia e fu
appunto nello strascico di quelle polemiche che andò a urtare
nell'onorevole Dassi, un fegatoso intransigente. Massimo osò scrivere
che l'onorevole Dassi attingeva al pozzo nero dei fondi segreti, che si
appoggiava alla stampa dei rettili, che era una spia della questura, anzi
un questurino travestito addirittura.
Se fossero vere o false queste accuse poco importa verificare; in certi

momenti ciò che importa al giornalista è che ci sia della gente disposta
a credere. L'onorevole Dassi aspettò Massimo sulla soglia del Biffi, e
assalendolo di sorpresa, lo cresimò sulla gota destra proprio in mezzo al
maggior concorso di gente. Massimo, sempre ortolano, rispose con uno
sgozzone, che mandò l'onorevole a sedersi nella vetrina del caffè!
Quindi un duello a condizioni un po' grave, come gravi erano state le
provocazioni. Nella questione personale s'imperniavano molte
questioni di principio e le passioni avevano bisogno di qualche sfogo.
Tra le altre, un duello non poteva che far bene al nostro giornale che
cominciava a calare.
L'amico accese un mezzo sigaro, che lasciò subito spegnere. Tornò ad
accenderlo tre o quattro volte di fila durante il viaggio, senza voglia di
fumare.
--Ho un cattivo presentimento stamattina--tornò a dire,
--Fa piacere, bambino--esclamai un po' ruvidamente--non metterti al
sentimentale. Se Dassi vuol farsi affettare come un salame, è nel suo
pieno diritto.
Massimo borbottò delle oscure parole, alzando le spalle. Del resto chi
può sottrarsi a certi brividi interni che ci pigliano in questi momenti,
quando si va sul terreno a giocar la vita colla punta della spada? non era
il caso di parlar di paura con Massimo, ma la carne vuol dir la sua
ragione. Per fortuna il viaggio fu breve. Mezz'ora dopo la nostra
partenza da Milano, le due carrozze si fermarono in un sito deserto, da
dove si distaccava una stradicciuola lungo un canaletto, in mezzo ai
pioppi.
Si discende, si prende la stradicciuola, un dopo l'altro in fila, si rasenta
un muro di cinta, si picchia a un uscio, l'uscio si apre e ci troviamo in
un orto pieno di pomidoro.
Di là, dopo aver attraversata una scuderia e un cortile rustico pieno di
galline, ci fecero passare per gli spianati che servono al giuoco delle
boccie, e dopo, per una scaletta, fino alle sale del primo piano. L'oste
della Fraschetta (ch'era stato avvisato fin dalla vigilia e che ci aspettava)

c'introdusse segretamente in un bel camerone dipinto grossolanamente,
dal quale aveva fatto togliere le tavole che ora si vedevano addossate al
muro,
--Procurino di far presto--susurrò l'uomo prudente.
All'osteria della Fraschetta famosa nella storia delle scampagnate
milanesi, specialmente in primavera, quando fioriscono le mammolette
e gli amori delle sartine, c'è sempre vin buono, latte fresco, buon
salame, un bel giardino, delle sale pronte e molta indulgenza per tutti i
peccati di gola. L'oste, il sor Fabrizio, un ometto rossiccio con una
piccola virgola al posto della barba, che porta gli anellini d'oro negli
orecchi, non osa rifiutar mai nulla ai signori pubblicisti che gli possono
restituire il cento per uno: e se due buoni amici della stampa desiderano,
come nel caso nostro, farsi un occhiello nel ventre senza molto rumore,
offre dietro un modesto compenso il suo salone, purchè si faccia presto
e si conservi il segreto. Non vuole però armi da fuoco che tiran gente.
La spada non fa mai troppo male e permette il più delle volte ai
duellanti e ai padrini di rimanere a mangiare un'insalata e una dozzina
d'ova sode cotte da Iside, la più seria ragazza che Dio abbia creato per
imbrogliare i conti ai signori avventori.
Quando entrammo in salone vedemmo vicino a una finestra, sotto la
pittura di Guglielmo Tell che infilza il pomo, l'onorevole Dassi, i suoi
due secondi e il suo dottore dalla barba solenne e dalla testa filosofica.
Queste brave persone ci salutarono con un rispettoso segno del capo.
L'oste chiuse l'uscio col paletto e se ne andò a far dare un fastello di
fieno ai cavalli e un bicchier di vin bianco ai vetturali. Egli aveva
collocato le sue sentinelle intorno alla casa, il guattero sull'uscio della
cucina, la moglie sulla porticina dell'orto, Iside sulla porta della bottega
colla consegna di tener a bada con ciarle, se mai capitavano, i
carabinieri di ronda. Uomo prudente è colui che in una difficile
circostanza sa fare in modo che
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