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Emilio de Marchi
trasudamento in tutta la persona, una vertigine, per resistere alla quale dovetti attaccarmi al braccio della Paolina che scossi, scossi, stringendo forte. Poi strappata la bimba alle mani della ragazza, me la portai alla bocca, come se morissi di fame, e cominciai a mangiarla.
--S��, mio povero angiolino, io sono il pap��, e un pap�� che non ti vorrebbe meno bene del tuo vero pap��, se la mamma permettesse. E ti farei giocare e saltare sui ginocchi e lavorerei per te... se la mamma volesse....
--Lei me la mangia per panettone....--prese a dire la Paolina, togliendomi la bimba dalle mani: e nel dire questo vidi che rideva al di sotto delle lagrime, un effetto di sole attraverso la pioggia, una bellezza da mettersi in ginocchio ad adorarla.
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Si racconta che Sant'Ambrogio sia stato proclamato arcivescovo di Milano per bocca di un bimbo poppante, Questa �� storia vera e ne hanno fatto dei quadri. Ebbene a Gerolamo Bacchetta capit�� lo stesso. Ci sposammo presto e si fece una ditta unica. E se sant'Ambrogio fu soltanto arcivescovo, Gerolamo Bacchetta, ombrellaio all'insegna dell'Ombrellino rosso, fu nominato papa addirittura.
Letizia �� gi�� la mia figliuola maggiore.
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MEDICI E SPADACCINI

MEDICI E SPADACCINI
Il Calchi venne a casa mia prima delle quattro colla carrozza e mi trov�� gi�� quasi vestito e pronto. La mattina era bellissima, fatta pi�� per una scampagnata che non per un duello. Non abituati a levarci col sole, noi poveri redattori d'un giornale del mattino, che andiamo a letto quando canta il gallo, ci sentivamo ancora la testa piena di sonno e di nebbia; ma un bicchierino d'acquavite svizzera, che all'amico parve una cosa spiritata pi�� che spiritosa (il Calchi �� famoso per questi giochetti di parole) fin�� col risvegliarci.
In quattro salti scendemmo le scale e prima delle quattro e mezzo eravamo alla casa del giovine ed elegante dottor Sirchi.
Era costui un bel ragazzo laureato di fresco, sempre inappuntabile nelle sue camicie, come di rado sono i signori medici. Mezzo letterato, mezzo artista, amico dei giornalisti, quasi sempre innamorato d'una qualche contessa tisica, cercava tutte le occasioni per mettersi in vista. Quale occasione migliore d'un duello, che avrebbe fatto le spese dei discorsi di tutta la citt�� e riempita per lo meno una colonna di cronaca? Egli prese posto nella nostra carrozza e colloc�� sulle ginocchia la cassettina nuova de' suoi vergini ferri.
Davanti alla casa di Massimo trovammo l'altra carrozza. Dato un fischio ?come augel per suo richiamo? si apr�� una finestra al terzo piano: Massimo mise fuori la testa, ci fece un segno e cinque minuti dopo le due carrozze uscivano da Porta Vigentina.
--Come ti senti?--chiesi a Massimo ch'era salito nella mia carrozza.
--Sono grigio--borbott��.
--Che bella mattina! �� di buon augurio--dissi per dir qualche cosa.
--Ho dovuto dare a intendere a mia madre che andavo a Chiasso per l'inaugurazione della ferrovia. Quella benedetta donna �� sempre in sospetto quando esco di buon'ora e quando mi sente tramestare nella camera. Sono entrato a salutarla e mi ha sgridato, perch�� non ho messo il panciotto bianco sotto la cravatta nera. Povera vecchia!
Massimo parlava tenendo gli occhi fissi sulla siepe, coll'aria astratta di chi parla in sogno. I manuali che in quell'ora mattutina vanno alla citt��, a lavorare, colla giacca di fustagno su una spalla e un pane misto sotto il braccio, si voltavano a guardar le due carrozze chiuse, che procedevano di corsa, almanaccando chi sa che romanzetto; e poi tiravan via al loro mestiere, che in fondo era migliore del nostro. Qualche ragazzaccio ci grid��; dietro: cr��pa i sciori!
--Sono entrato per salutarla, ma ero forse un po' troppo commosso. Non ho mai potuto correggere questo mio porco carattere...--Seguit�� Massimo colla sua voce naturale, un poco velata e quasi affogata nella gola ampia e robusta. Quell'omone grande e grosso colla sua barba da brigante, colla sua corporatura da spaccalegna aveva un'anima pi�� di buon pap��, che non di scapolo avventuriere, di giornalista garibaldino e di focoso polemista.
Come fosse entrato a far questo maledetto mestiero si spiega coi casi della vita, che sballottano un pover'uomo come le onde un turacciolo di bottiglia. Massimo era figlio del popolo. Sua madre, ortolana del verziere, aveva sempre avuta una banca d'erbaggi in piazza di Santo Stefano, che �� come chi dicesse la city delle patate e dei piselli. Scoppiata la guerra, Massimo, che cominciava a provar la voce anche lui sulla bella magiostrina, and�� con Garibaldi, fu nel Tirolo, a Bezzecca, si guadagn�� due medaglie, poi pass�� in cavalleria. Ma sempre un po' ortolano d'animo e di maniere, si guast�� presto coi superiori, che ne fecero un martire delle idee liberali. Tornato a casa, entr�� in una tipografia, s'impiastricci�� d'inchiostro, e siccome �� detto che per fare il giornalista non �� necessario saper scrivere, eccolo giornalista. Non cattivo ragazzo nel fondo, ma un poco frondeur, ebbe il suo quarto d'ora di
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