Nel sogno | Page 7

Neera
Jehova lo permetteva. Egli aveva parlato, dal sangue di
Cristo spuntava finalmente il fiore del perdono. Gli uomini potevano
rialzarsi. Ecco la novella!

In una di queste ore d'estasi, mentre fremevano per l'aria i pollini divelti
dai rododendri in fiore, egli tuffò le mani negli aromi sparsi, e,
imponendole sul capo delle gemelle, mormorò nel colmo dell'ardore,
quasi improvvisando:--Ti segno col segno della croce, ti confermo col
crisma della salute, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Una lagrima di immensa tenerezza scese dagli occhi del prete, ed egli la
posò sulle fronti riunite delle due bimbe. Sorrisero esse, e dissero:
--Padre, quanto ci ami!
Crescendo l'età, crescendo le domande e le risposte, e sviluppandosi in
ognuna delle gemelle una personalità propria e distinta, un sol nome
per entrambe non bastò più, e quasi senza accorgersene, senza un
ragionamento voluto, egli incominciò a chiamare la prima Mària;
restando alla seconda, per una impercettibile gradazione di tenerezza, il
nome intatto di Maria.
Si somigliavano, ma Maria era un po' più gracile della sorella, e l'anima
sua sensibilissima era meglio portata a interpretare la invisibile
malinconia delle cose. Meno viva, meno inquieta, ella stava volentieri
accanto al prete, assorta in un muto rapimento, intanto che Mària colla
foga di un giovane capriolo correva su e giù per i sentieri, lanciando
sassi, strappando rami, inerpicandosi sulle alture più difficili e
pericolose.
Mària cantava, cantava per un bisogno irresistibile di sfogo. Non
conoscendo nessun motivo musicale, ignorando anche che cosa volesse
al giusto dir musica, modulava in cento toni diversi il suo nome e
quello della sorella, onde la valle echeggiava a lungo dei due nomi:
Mària, Maria! Mària, Maria! che si ripercotevano sulle montagne
circostanti con una cadenza strana di canzone selvaggia.
* * *
Ella amava pure i turbini e le tempeste.
Quando la raffica soffiava violenta e le punte dei ghiacciai si

illuminavano al bagliore dei lampi, Mària provava una gioia strana,
tumultuosa. Intanto che la dolce sorella, chiusa nella capanna,
accompagnava il prete nel recitare le litanie della Vergine, ella correva
ad esporsi nella lotta cogli elementi, a ricevere attraverso il corpo le
sferzate del vento, affrontandolo arditamente e sfidandolo colla testa
alta, mentre esso le scioglieva i capelli, le strappava le vesti, la mordeva
e la flagellava, costringendola tutta palpitante a ridosso di un albero,
senza respiro, senza voce, col volto che si velava dalle chiome
scomposte, e le labbra aperte, rivolte in alto a bevere i primi goccioloni
della pioggia.
Tutto ciò che fosse battaglia la attirava, e la sua giovanile
immaginazione prestava anima e volontà a qualunque oggetto.
Aveva scelto per residenza favorita un picco, il più sporgente
nell'abisso, dal quale dominava da regina, piacendosi al tetro rumore
del torrente che muggiva in fondo. Vi aveva spesso invitato la dolce
sorella, che timida e paurosa non ardiva seguirla, onde ella restavasene
sola, affascinata dal nero vuoto, dove i suoi occhi si fissavano con
un'ansia inquieta di ricerche; e quando la vertigine incominciava a
prenderla, quando le si mozzava il fiato, quando il battito del cuore le si
arrestava improvvisamente come sotto la stretta di una mano misteriosa,
gettava un lungo urlo pieno di voluttà e di terrore. Si allontanava allora
pallida e muta.
D'estate, nelle ore in cui il sole percuoteva la montagna, seduta a testa
nuda sul suo picco, si tuffava in un bagno di raggi, piacendosi a sentire
i morsi del calore, resistendovi con una sensazione di dilatamento nella
pelle, dì immedesimazione, quasi, che somigliava ad una conquista.
* * *
Calma e semplice era Maria. Ella viveva in uno stato continuo di
tenerezza e di pace profonda.
Più che il correre, preferiva l'andare tranquillo lungo i sentieri, e tra i
sentieri preferiva i più verdi, i più teneri, quelli dove spuntavano fiori.

Amava i fogliami vaporosi, le chiazze di luce tra albero ed albero; si
compiaceva del canto degli uccelli, del volo delle farfalle, dell'umile ed
operosa vita degli insetti. I fiori l'attiravano dolcemente: ella si
guardava bene del calpestarne qualcuno, chinandosi a raddrizzarlo, se
lo aveva urtato, seguendone lo sviluppo con sguardo amoroso; oggi
appena una gemma, domani un bocciolo, poi il fiore. Maravigliata
sempre e commossa davanti a questo mistero, diceva talvolta:--Padre,
io penso che i fiori hanno un'anima.
--L'ho pensato tante volte anch'io; tutto ciò che è uscito dalle mani del
Signore ha un'anima di certo.
Ella diceva ancora:
--Padre, i piccoli grilli, le formiche e le lucertoline sanno essi che io li
amo?
--Credo che lo sapranno. Noi sappiamo bene che i grandi alberi ci
amano.
--Oh! sì; ci amano!--esclamava Maria piena di un ardore mistico--e ci
ama pure la montagna, l'alta montagna buona, che ci protegge come
una madre, sui cui fianchi noi ci appoggiamo, e le dormiamo in
grembo.
* * *
L'idea di questo amore universale la
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