distava dalla porta del carcere quattro passi soli. Il condannato vi fu portato sotto di peso, senza che i suoi piedi toccassero terra, mentre si dibatteva e urlava:
--No, no, che fate? Che fate? Ah! Ah!
Giunti i quattro uomini sotto la corda, in meno che non lo si dice il boia calò il cappuccio sul viso del condannato, attaccò il laccio all'anello, battè il piede destro per terra, e a quel segno, tagliata dall'assistente la corda che sosteneva il peso, tac: la massa di ferro cadde sopra un materasso e Cornetta venne tirato su, a sei piedi da terra.
Uno degli astanti più vicini alla forca stramazzò svenuto.
Il corpo nero del condannato pendette, rivolto verso l'occidente, il collo si allungò e le mani si raggrinzarono. Si fermò immobile qualche secondo e poi fu tutto agitato da una terribile contrazione; le gambe si allungarono e tremarono parecchie volte: poi tutto finì.
Il collo di Cornetta diventò prima paonazzo, quindi livido e finalmente nero: le mani bianche. I medici gli sbottonarono il gilè, accostarono l'orecchio al petto, ma non dissero dopo quanti secondi precisi Cornetta era spirato: il cadavere fu staccato dalla corda e deposto nella cassa dopo quattordici minuti.
La giustizia americana era soddisfatta: aveva strozzato un pazzo furioso.
II.
La danza dei milioni.
Quella orribile esecuzione era stata uno dei primi spettacoli a cui avevo dovuto assistere nella mia qualità di giornalista negli Stati Uniti: mi fece, naturalmente, una tristissima impressione.
--Ma si può impiccare un pazzo?--dicevo alla sera in una famiglia italiana stabilita da ventiquattro o venticinque anni a New-York.--Che modo è questo di amministrare la giustizia? Si fissa la data dell'esecuzione, poi si accorda una dilazione, si perdono settimane su settimane e il condannato impazzisce.
E dopo aver descritto la scena, domandavo:
--Quando si è visto che un condannato ha perduto la ragione, deve essere permesso in un paese civile di impiccarlo?
--E che cosa avreste voluto che si facesse?--m'interruppe uno degli interlocutori, un giovane mio amico di ventidue anni, figlio di genitori italiani, ma nato negli Stati Uniti.--Metterlo in un manicomio, curarlo perchè guarisse e, appena il disgraziato avesse riacquistato l'uso della ragione, condurlo sulla forca in tutta la pienezza dei suoi sentimenti? Dal momento che qui si mantiene la pena di morte, che in Italia dite di aver abolito, ma che conservate ancora nell'esercito, e posto che Cornetta era stato condannato a morte, fra il giustiziarlo col cervello sconvolto e il giustiziarlo con le idee ben chiare e ordinate, mi pare anzi più umano l'averlo soppresso quando non capiva nulla.
--Infatti Cornetta aveva la fissazione che oggi doveva essere liberato. Ma dovreste considerare che pazzo significa malato moralmente. Se un condannato, supponiamo, alla vigilia dell'esecuzione, fosse malato fisicamente, avesse il tifo o qualche cosa di simile che gli impedisse di alzarsi dal letto, lo si impiccherebbe? Io non capisco come voi americani o americanizzati trattiate i pazzi come i malvagi sani. Se vi fu mai un assassino col cervello guasto era certo l'uccisore del presidente Garfield, Guiteau, affetto da mania religiosa, che si credeva inviato da Dio e che in prigione sorrideva dolcemente contemplando nel soffitto il seggio di gloria e l'aureola luminosa che l'attendevano nella Nuova Gerusalemme. Ora neppure per Guiteau si volle riconoscere che un manicomio era più opportuno della forca.
--Ah! sì, il manicomio! Se non si sbrigavano a impiccarlo, sarebbe stato linciato!
--Eh! già: ricordo che vi fu perfino uno, il sergente Mason, che gli tirò una revolverata mentre lo conducevano dal carcere al tribunale. E appena fu fissato il giorno dell'esecuzione, quanti cittadini si offrirono di sostituire il boia! Fu spedita a Washington una vera collezione di corde per il collo di Guiteau; le signore americane mandarono una cappa nera, filettata di rosso con le loro mani, per incappucciare il condannato! E il dì dell'impiccagione fu giorno di gioia in tutta l'Unione. Alla mattina, di buon'ora, in diverse città, Guiteau veniva anticipatamente impiccato in effigie da una folla entusiasta. Ve ne ricordate? I birrai distribuivano gratis lager-beer ed ale per celebrare l'esecuzione dell'assassino presidenziale che saliva il patibolo gridando con voce ferma e inspirata: Gloria, gloria, alleluia!
--Ebbene?--fece il giovane italo-americano--e non è meglio sbarazzarsi di simili pazzi più presto che si può? I buoni yankees credono che non valga la pena di mantenerli in un carcere o in un manicomio: sarebbero denari spesi molto male.
--Oh! volete finirla con questi lugubri discorsi?--saltò su a dire in inglese, perchè l'italiano lo parlava con imbarazzo, la signorina Mary, sorella del mio amico, nata essa pure a New-York, una giovane diciottenne molto colta e intelligente, che studiava nel _Normal College_.--Se parlaste un po' invece del gran ballo in costume che darà domani W. K. Vanderbilt, uno dei più famosi milionari newyorkesi, nella sua residenza di Fifth Avenue, lo splendido palazzo la cui sola costruzione costò cinque milioni di dollari?
--Io ho potuto procurarmi un biglietto--disse il fratello.--Venite anche voi--continuò rivolgendosi
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