Nana a Milano | Page 9

Cletto Arrighi
spese fuori di casa?
--Caro zio, ti ripeto che non ne so nulla. Potrei dirti troppo, potrei dirti
troppo poco. Mi fido nella tua esperienza.
--Io sapevo che tu eri un bravo figliolo--sclamò il tutore tutto
contento--noi andremo perfettamente d'accordo. Ebbene io avrei
pensato che duemila franchi ti dovrebbero bastare....
--Ma anche di troppo!--sclamò ingenuamente Enrico battendo palma a
palma.--Duemila franchi al mese sono un assegno principesco!
--Oh, Oh! Bagatelle! Come corri! Io m'intendevo dire duemila franchi
all'anno.
--Ah!--sclamò il giovine mortificato--allora mi sembrano ben pochi!
--Perchè, diciamola qui fra noi; a che cosa ti devono servire questi
benedetti denari fuori di casa? Ad essere buttati via in cose inutili, in
cose da nulla, in sciocchezze, in frascherie. Un qualche capiler al caffè,
quando tu voglia leggere i giornali, una qualche corsa in omnibus....
--Una qualche scampagnata cogli amici....
--Ah! le scampagnate, mio caro, costano troppo. E poi, adesso vedi, è
diventato quasi inutile l'andar in campagna. Abbiamo il nostro bel
giardino pubblico. Io ci vado spesso e talvolta mi par proprio di essere
in Svizzera sulle Alpi.
--Oh, diamine! Ma, e il teatro?
--Se vorrai andar a teatro ti procurerò i biglietti pel Filodrammatico.
Tutti i venerdì ci va anche mia moglie coll'Elisa.
--Sì? coll'Elisa?--disse vivamente Enrico.--Volontieri ne approfitterò.
--Io credo dunque che con duemila franchi all'anno, che sono per così

dire sei franchi al giorno, tu potrai fare una bella figura in società e
forse anche qualche risparmio.
--Risparmio!--sclamò il giovine--perchè dovrei fare dei risparmi? Mi fu
detto che io potrò disporre di circa ventimila franchi all'anno. Mi pare
che tu zio ci pensi ora già abbastanza a fare per me dei risparmi.
Duemila all'anno mi paiono pochi davvero!
--Bene, facciamo cifra tonda: duecento franchi al mese--disse il tutore
mordendosi le labbra.--Del resto, come dico, in casa troverai tutto ciò
che ti sarà veramente necessario.
--Basta così--disse Enrico che cominciava oltre al resto ad annoiarsi
fieramente di quel dialogo.
--E di cavalli ne sono rimasti in stalla?--domandò egli dopo breve
pausa.
--Oh, no--rispose il tutore--l'Elisa e mia moglie avrebbero ben voluto
che li tenessi, ma io ho pensato che sarebbero rimasti in scuderia a
mangiar fieno e biada a tradimento.
--Il poney almeno m'avresti fatto proprio un gran regalo a
conservarmelo, caro zio!
--Ma sei un benedetto ragazzo--rispose il tutore--non capisci che il
poney, come dici tu, è stato quello che mi ha compensato delle perdite
che ho dovuto fare sulle quattro rozze da tiro.
--Lo credo bene!
--Ieri sono stato io stesso a vederne uno che par fatto apposta per te.
--Tu zio, sei stato a veder un cavallo per me?--disse Enrico ridendo.
--Sì, perchè?
--È bello?
--Sì, è bellino, ma quello che più importa si è che costa poco. Sono
quasi certo di portarglielo via per un tozzo di pane.
--A chi di grazia?
--Ad un mio amico, che è uno dei primi sensali di zucchero e di cacao
di Milano. E nota che è a doppio uso.
--Chi, il sensale?
--No, il cavallo. Egli lo monta e lo attacca alla carrettella.
--Mi pare che sarà un po' difficile che lo possa montar io.
--Ma perchè? Il mio amico lo montava tutti i dopo pranzo sul bastione,
e bisognava vedere che brio. Adesso, povero diavolo, deve come aver
sofferto delle disgrazie nel cacao, e gli tocca di vendere il cavallo per

pagare i debiti.
--Ma è impossibile!
--Si può sapere il perchè?
--Caro zio, un cavallo che costa un tozzo di pane o è una gran rozza di
figura, oppure è tanto vizioso, che mi farà rompere l'osso del collo in
meno di quella.
--Tutt'altro invece. Vedi come sbagli--sclamò il tutore credendo aver
trovata una gran ragione in contrario.--Quel mio amico non si è mai
rotto l'osso del collo, quantunque siano già diciotto o vent'anni che lo
monta.
Enrico scoppiò in una grande risata. Il tutore capì d'aver detta
senz'accorgersi una minchioneria.
--Venti, e tre di puledro, ventitre per lo meno. Tu dunque zio vorresti
darmi il cavallo dell'Apocalisse? Sarebbe più vecchio di me. Se lo
montassi mancherei di rispetto al Luogo Pio Trivulzio!
--Bene, bene insomma, al cavallo ci penseremo più tardi,--disse don
Ignazio levandosi--Oggi siamo intesi; aspettami qui che ti porterò la
prima quindicina dei minuti piaceri.
--Cento franchi?
--Cento franchi.
--Basta! Io penso poi che se non mi basteranno tu zio non vorrai
mostrarti crudele verso di me.
--Crudele no, mio caro Enrico, ma neppur troppo corrente. Ricordati
che c'è un limite a tutto e che il mio dovere di tutore e di esecutore
testamentario è quello, non solo di conservarti intatta la sostanza, che
tuo padre morendo ha affidata alle mie cure, ma anche di aumentarla;
perchè devi pensare che, per uscire dalla minorità fissata da tuo padre
nel testamento, ti mancano ancora quasi quattro anni.
Con tale considerazione era terminato fra tutore e
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