la madre.--è un capetto, mah!
--Senti Elisa? Tua madre dice che sei un capetto.... mah!
--Miracolo che questa volta non abbia aggiunto anche l'ameno!
Il marchese rideva.
--Dunque io ripasserò stasera,--soggiunse egli--e se l'Enrico arrivasse prima, gli dica di venir subito da me a farsi vedere. Sans adieux. E tu Elisa ricordati di voler un po' di bene anche a questo povero vecchio che te ne vuol tanto!
--Oh, anch'io, anch'io, caro marchese,--rispose con espansione sincera la fanciulla.
--Ora andiamo a vestirci subito,--disse la madre quando il d'Arco fu uscito,--che non abbiamo tempo da perdere se non vogliamo salare la messa.
* * * * *
La Elisa era un capetto davvero.
Un tipo di fanciulla più simpatica, più piccante, più piacente di lei non lo si potrebbe imaginare facilmente.
Dove diamine la signora Eugenia ed il notaio Martelli fossero andati a pescar tanto spirito, per dare vita a quella loro creatura, è un mistero! La signora Eugenia era infatti una eccellente madre, una buonissima donnetta, una moglie irriprovevole, ma sgraziatamente peccava assai nel fisico; quanto al padre era sgraziato nel fisico e nel morale.
La Elisa appariva come la perfetta antitesi de' suoi genitori. Sua madre era piuttosto piccola e tozza, Elisa era slanciata e svelta come un giunco odorato. Sua madre era scarsa d'ingegno; sua figlia un genietto. Suo padre era taccagno e di idee ristrette; la Elisa era una socialista spiegata senza sapere di esserlo. Forse di lei s'avrebbe potuto dire, come della maggior parte dei figli unici, ch'era un _enfant gatè_. La mamma, le aveva sempre voluto troppo bene, le aveva fatte buone le innumerevoli fantasie, l'aveva sempre accontentata in ogni capriccio e baciucchiata troppo. Ma le madri che amano assai non ci sentono da questo orecchio. Quanto non si è detto contro il soverchio amore di certe madri? Ai fanciulli esse parlano incessantemente e quasi esclusivamente del bel musino, del bel vestitino, delle belle scarpette, e li baciano tutto il santo giorno con tali frenesie di tenerezza, che spesso i bimbi ne scoppiano in pianto. Cari e santi baci quei delle madri! Ma non pensano desse che, a lungo andare, anche quei baci riescono fatali, giacchè stimolando senza posa nei bimbi la delicata innervazione, sviluppano in essi una, per quanto inavvertita, troppo precoce sensualità. Amorevole, ma fatale stupro materno, che già rende colpevole l'adolescenza prima che essa abbia cessato di esser innocente!
Le madri romane si guardavano bene dall'insegnare la voluttà del bacio alle loro figliuoline. E quando alcuno lodava la bellezza d'una loro figlia in faccia a lei stessa, quelle madri nobilissime usavano di metter la punta del dito medio sulla lingua e di toccar con quella la guancia dell'adulata quasi a purgarla col materno amore da un maleficio straniero.
La Elisa aveva tra le altre cose una voce che agiva voluttuosamente sulla corda sensibile dell'udito. Nessuno ha mai ascoltato le arpe eolie, ma chi ha sentita la voce di Elisa Martelli, giura che non la cambierebbe con quella di un'arpa eolia.
E il sorriso?
S'ha un bel dire, ma dinanzi al realismo della bellezza e della gioventù restano eterne e immutabili anche le ispirazioni romantiche, alle quali fummo allevati. Elisa quando rideva, rideva tutta, come disse il Dossi, e s'avrebbe detto che facesse una luce maggiore intorno a sè, giacchè, il di lei sorriso alleandosi al nitor dei denti e lampeggiando nelle pozzette delle guancie e raggiando fuori collo splendor degli occhi pareva davvero la circondasse di una gioiosa aureola, che è luce appunto e delle più lucenti!
Queste doti, già s'intende, preziose per tutti erano difetti per quella lesina di suo padre. Egli avrebbe amato tanto una figlia belloccia sì... non dico! ma che avesse avuto il suo quietismo nel sangue, che andasse in cucina a sorvegliar la cuoca, che facesse tutti i rimendi alla biancheria e rivedesse i libretti della spesa. Ma non c'era verso, e la mamma su questo la difendeva a spada tratta e qualche volta la si permetteva di ricordare al marito una certa loro speranza, sorta si può dire il giorno stesso della nascita della bambina e nutrita religiosamente in famiglia:
--Pensa poi che la Elisa deve essere contessa e milionaria!
Era la frase sacramentale, che metteva ogni pace e ogni buon umore in quella casa.
* * * * *
Il contino arrivò, come aveva presentito la Elisa, mezz'ora dopo, mentre le donne erano a messa.
Montò quattro a quattro i gradini dello scalone, che non aveva riveduto da circa tre anni e tirò il campanello all'uscio di casa sua.
Il servitore che venne ad aprirgli non lo conosceva punto.
--Chi cerca di grazia il signore?
--Il notaio Martelli è in casa?--domandò Enrico con un mesto sorriso.
--No signore,--rispose l'altro,--il signor cavaliere Martelli è uscito.
Enrico si fece conoscere. Entrò, andò difilato alla camera dove era morto suo padre, e vi si rinchiuse. Poi mezz'ora dopo cogli occhi rossi di pianto, si fece portar nascosto in una carrozza al cimitero per visitare
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