Memorie del Presbiterio | Page 3

Emilio Praga
aveva l'aria di essere il villaggio di Sulzena quando, giunto all'inevitabile fontana, mi scontrai finalmente in un uomo.

III.
Curvo sul bacino da cui esalava un acre odor di sapone, prova che quella sera le comari avevano fatto il bucato, egli teneva le braccia, nude fino alle spalle, nell'acqua biancastra, e pareva assorto in qualche occupazione di grave momento, giacchè non si accorgeva o non curavasi del largo zampillo che, cadendo dall'alto, gli spruzzava copiosamente la testa.
Stavo per rivolgergli la parola, quando si sollevò, e, traendo dalla fogna un cencio infilzato a un bastoncino, esclamò, con quel timbro di voce proprio dei lavoratori della montagna:
--Una calza! e poi si lagnano della povertà, e poi pretendono trovar l'acqua pulita alla mattina! Come si fa, se lasciano otturarsi il pertugio... persino dalle calze! O che gente!
--Brav'uomo, gli dissi io, sapreste indicarmi l'osteria?
Si volse e la prima cosa che osservò fu--indovinate che cosa?--il mio bastone.
--Oh! che magnifico corno! ma questo era il papà di tutti i camosci!
E senza complimenti, me lo prese dalle mani, a si diè a contemplare l'alpestre ornamento del mio muto compagno di viaggio colla compiacenza con cui una forosetta avrebbe vagheggiato un monile.
--Non ve ne sono mica sulle nostre cime di camosci così grossi; è forastiero, vossignoria, non è vero?
--Sì, siamo d'altri paesi tant'io che il corno. Veniamo da lontano, epperò abbiamo bisogno di mangiare e di dormire; se dunque voleste aver la bontà di indicarci....
--D'osteria propriamente non ce n'è: ma c'è di meglio.
--Che?
--C'è il curato!
--Ma che c'entra il curato coll'osteria?
--Se c'entra! La mi dica, sarebbe cosa decente che, per mancanza della locanda, non si potesse alloggiare un cane in paese?
--è giusto. Ed è il vostro curato che ha messo insegna?
--Oh! insegna, no; un prete, le pare? E poi che importa l'insegna; quelli che girano il mondo non le mangiano mica le insegne delle osterie, nè vi dormono sopra.--L'importante è che trovino un desco ed un letto; ciò che si trova dal signor curato per l'appunto. E, soggiunse, ammiccando furbamente gli occhi, non si paga niente.
Quest'ultima informazione mi decise. Già mi aveva ripugnato l'idea di dormire sotto il tetto di un prete; quella di dovergli restare debitore di un servigio mi fece cavar dalle tasche la carta geografica e andarvi in traccia di un'altra possibile meta.
Il lettore non si scandalizzi di questa mia istantanea ripugnanza, apparentemente, solo apparentemente, volterriana.
A quell'età non era, come non fui mai, un cattolico fervente; bensì mi trovavo ancora un cristianello per il quale l'accettar l'ospitalità da un uomo di chiesa, non sarebbe sembrato certamente un derogare ai propri principii religiosi e alla umana dignità. Tanto più con quell'appetito e con quella stanchezza in corpo!
Ahimè! la ricusavo appunto, stavolta, perchè già in due altre occasioni, dacchè mi aggiravo su per quei monti, l'avevo accettata, e con mio inenarrabile danno.
Non vi conterò quanto mi era capitato la prima volta; fu una tragedia che si svolse nelle tenebre di un granaio, fra due lenzuola di colore oscuro e... ciò resterà un eterno mistero.
La seconda volta il mio ospite era stato un prete giovane, dalla faccia color scarlatto, gran bevitore, gran cacciatore e, per conseguenza, gran parlatore. La sua vita domestica e i suoi sproloquii, non rammento se più degni di Casti o di Aretino, erano riusciti a togliermi dall'animo tutto il bene che le aveva fatto, in quindici giorni, la semplice natura.
La possibilità di ricadere nell'afa ammorbata di un sacerdote di simil genere, mi spaventava quasi peggio delle memorie più materiali che serbavo dell'altro.
Chiesi dunque al mio interlocutore, in quanto tempo avrei potuto raggiungere un vicino villaggio, di cui dovetti ripetere più volte il nome ch'ei non conosceva che in dialetto; dialetto spicciativo che faceva un monosillabo di una parola composta di almeno una dozzina di lettere.
--Eh! non meno di tre ore, a camminare spedito; e c'è a due terzi di strada un torrentello che non le consiglio di guadare di notte.
--Non importa; questo buon bastone cornuto m'ha, come lo vedete, aiutato a guadarne altri, e di molti. La strada è questa?
--Sì, fino alla chiesa che è là, a due minuti dal paese; poi si volge per la strada più stretta, a mancina: quella che scende, costeggiando l'orto del signor curato.
--Vi ringrazio: state sano, voi e tutta la vostra famiglia.
--Vengo anch'io fino alla chiesa; di là le indicherò meglio.
--Benone.
E ci incamminavamo.
Le case erano già chiuse quasi tutte. Avean l'aspetto più povero di quelle vedute nei dintorni; ma in compenso la strada era di una insolita pulitezza. Alti gruppi di quercie si intercalavano bizzarramente qua e là all'abitato, coprendo le tegole di verzura e di ombria; alcune rocche di camino andavano a nascondersi nel frondame; lì, la casa e l'albero non erano vicini, parevano abbracciati.
La luna illuminava quei casti amplessi quasi affettuosamente, ed io vedeva, nell'umida penombra, di così cari motivi di pittura che me ne piangeva proprio il cuore
Continue reading on your phone by scaning this QR Code

 / 87
Tip: The current page has been bookmarked automatically. If you wish to continue reading later, just open the Dertz Homepage, and click on the 'continue reading' link at the bottom of the page.