Manfredo Palavicino o I Francesi e gli Sforzeschi | Page 5

Giuseppe Rovani
al volume, nè per richiamarsi in mente le sue epoche memorabili non basta un colpo d'occhio che si getti su lei da qualche eminenza; tutto fu raschiato via, parrebbe a bell'apposta, dagli artistici pregiudizi, costringendola, direi quasi, a far la figura d'un patrizio, il cui nome per demeriti siasi voluto scancellare dal libro d'oro.
E almeno si fosse atterrate le vecchie cose incuriosi delle memorie venerabili che loro erano state commesse, per lasciar modo all'arte di tentar nuovi campi; e all'epoca nostra di vestirsi di forme tutte proprie. Ma le cose di un'antichità a noi più vicina parvero incomportabili appunto, pel desiderio di riabilitare le linee di duemila anni fa.
Del rimanente contagio è codesto comune a quasi tutta Europa, e con tante istituzioni e che so io, si è giunto ovunque a rendere di un calore uniforme i prodotti delle varie intelligenze. I guardacosta del preteso buon gusto, più oculati di un assistente di dogana, vegliano assidui sui contrabbandi delle fantasie d'oggidì; immobili come un dio termine, incorruttibili come la sentinella che mise la baionetta alla vita di Bonaparte, gridando tuttodì all'umano ingegno: _On ne passe pas_--di qui non si passa.--Almeno fossero stati tenaci di questo sistema, anche allorquando trattavasi di lasciar com'erano le cose vecchie nelle quali la storia era inviscerata; ma per una strana combinazione allora appunto se ne dimenticarono; però sarà ottima cosa che noi lasciamo in pace i presentì e ritorniamo tra quel crocchio ormai numeroso che sta fermo innanzi alla bottega del merciaio Burigozzo.
Costui, a que' tempi assai lontano dal sospettare che l'immortalità sarebbesi preso l'incomodo di prender nota del suo nome, e ch'egli trasportato dalla corrente degli anni, sarebbe disceso giù giù insino a noi in compagnia di molti illustri, non era allora cospicuo che per una insaziabile curiosità di conoscere i fatti altrui, e una disposizione infaticabile a cicalare ed a fiscaleggiare il terzo e il quarto per raccogliere le notizie esatte di quanto avveniva in Milano. Tutte qualità che ad un occhio avvezzo avrebbero potuto rivelare uno storico; ma inallora il suo genio se ne stava latente nell'involucro adiposo della sua bassa persona che egli aveva il costume di dondolare ogniqualvolta stesse a dare od a ricever parola da qualcheduno. La sua loquacità poi veniva mantenuta ed accresciuta dall'utile che in linea commerciale egli ne traeva, giacchè i molti suoi avventori una volta che si ponessero a sedere alle tavole collocate ai lati della bottega, non sapevano staccarsene così facilmente, per la qual cosa allorquando, alla Torre de' Mercanti suonava la grossa campana delle quattro ore di notte egli si trovava aver vuotate molte pinte d'acetosella e d'acquavite, giacchè è a sapersi ch'eran molti i generi di commercio che si vendevano in quella sua bottega, e alla vendita del frustagno, del bucherame e delle stringhe soprintendeva l'attempata sua moglie cui la natura era stata liberale come a lui, del dono invidiabile della parola.
Ritornato adunque che fu il Burigozzo alla sua bottega, intanto che si affannava a persuadere a quel suo preopinante che il colpo tentato contro la persona del marchese Palavicino non poteva venire che dalla Francia, fu improvvisamente interrotto dalle voci agre e sgarbate di alcuni soldati e da un caporale svizzero che s'eran gettati a sedere su d'una di quelle panche e volevano l'acquavite. Il Burigozzo troncò allora a mezzo la parola che stava per uscirgli di bocca, e non lasciò che il caporale svizzero comandasse una seconda volta. Così, dopo avergli messa innanzi una panciuta damigiana, non fu contento finchè non ebbe fatta anche a lui la sua interrogazione.
--E così, caporale, non han già voluto che più vi stesse a dondolare, e presto si scalderanno ancora le vostre miccie contro i nemici che tornano a mostrarvi il viso.
--Si scalderanno e non si scalderanno, rispose il caporale; che cosa sai tu?
--So che i Francesi si son già fatti vedere a poche miglia da Milano... dunque....
--Dunque... io t'ho chiesto acquavite che raspi e sèdano che morda... e non m'hai dato nè una cosa nè altra... e queste che ho sotto i denti paion frasche di zucca... in quanto poi ai nemici che tu dici....
--Ci son forse novità?
--Novità?... Certo che ci potrebbero essere le novità....
Qui messasi alla bocca la panciuta damigiana, e bevutone un così largo sorso come se fosse acqua:
--Nelle campagne dell'Unterwald, riprese poi, si poteva bene tirare innanzi tre, quattro, sei mesi senza vedere il gheld dei tre cantoni, perchè il formaggio di capra, e la cervogia non manca mai colà. Ma codesto paese tuo ha più d'un malanno, e all'aria grossa che ti fiacca le gambe maladettamente, puoi metter di costa che, se non hai un testone col sant'Ambrogio in saccoccia, per quel dì puoi startene a stomaco vuoto; con questo volevo dirti, che se dentr'oggi l'eccellentissimo signor duca non ce ne dà una manata, (che le promesse non bastano,
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