le viole e i garofani, creava
nuove famiglie di tulipani, fantasticava le camelie azzurre. Poi ordinava
in battaglia sempre nuove legioni di scarabei, di farfalle e d'altre minute
bestiuole, a complemento delle sue collezioni; perdeva le ore intorno
alle antenne di un grillo, alle alucce di una libellula, con una
sollecitudine, con una pazienza da scienziato tedesco.
E adesso i lettori benevoli non me l'abbiano in conto di un arido
professore, di un pedante noioso. Già, le scienze naturali sono lo studio
di chi ha cuore, e giovano a serbargliene la nativa freschezza.
Nell'involucro dell'entomologo e del botanico, come dell'astronomo, c'è
sempre il poeta, giusta il più profondo significato della parola. So bene
che cotesto sembrerà un paradosso a molti, pei quali il sentimento, fior
di poesia, sta tutto e si mostra nel passeggiare a caso, colla testa in aria
e gli occhi svagati, nel contorcersi a teatro per un gorgheggio di
soprano, nel far la cera languida ad una donna e susurrarle settenarii, e
sopratutto poi nello aver ribrezzo d'ogni cosa materiale. Un uomo il
quale applichi l'algebra a quelle stelle lucenti che piovono una luce sì
tepida sui nostri amori, o dia un nome semibarbaro e latino, per amore
di classificazione, a que' bei fiori che noi offriamo, insieme coi rilievi
del nostro cuore, alle dive della ribalta, non può essere che un pedante,
un arnese da museo, un tomo in folio che manda odore di rinchiuso,
cinquanta passi discosto.
A costoro basterebbe rispondere che il più gran poeta del secolo,
Goethe, è stato uno scienziato di vaglia, e lo studiare di chimica non
parve disdicevole al creatore di Margherita e di Werther. Uno scrittore
francese, e dei più originali, fa ancora, io credo, il giardiniere a Nizza,
ed è tanto superbo di aver dato il nome ad una nuova varietà di camelie,
come di averlo stampato, a molte migliaia di copie, nelle storie di Sous
les tilleuls e di Fort en thème. Non gli è dunque vero che lo studio della
natura inaridisca la mente. Egli è per l'appunto nello indagare la vita dei
minimi che si aguzza lo ingegno alle più sottili analogie, e si fa la mano
a tutte le varietà degli umani sentimenti. Gli amori misteriosi delle
piante, le simpatie che governano il mutamento dei colori nei petali
della viola del pensiero, o della camelia, iniziano meglio d'ogni altra
cosa al segreto lavorìo delle passioni. La scienza non apparta dalla
umanità, e da nessuna delle sue ineffabili consolazioni. Chi sa come sia
formato il microscopico rotifero, che vive in una goccia d'acqua, che si
dissecca e muore con lei, pronto a rinascere alla prima stilla che
inumidisca la inerte materia, può spesso divinare gli arcani patimenti
del cuore, e la potenza dei rimedii infinitamente piccoli sulle piaghe più
grandi.
La casa di Laurenti, il giardino e il terrazzo (loggiato al pian terreno e
terrazzo di sopra) erano dunque un tempio della scienza. Egli era
sempre lassù; salvo qualche visita al Museo dell'Università, dove
andava a studiare con Lessona, e le gite autunnali dei monti, egli usciva
di rado dal suo nido. Faceva pochissime visite, e non avea altra
distrazione che il teatro Carlo Felice, perchè amantissimo della musica.
E il cuore?--chiederanno le lettrici.--Giovane, come voi dite, non
amava egli? Tutto quel piccolo mondo di intelligenza e di gentilezza
non era avvivato, riscaldato dalla presenza di una donna?
III.
No, la donna non c'era; ma, poichè racconto ogni cosa, non posso
negare che c'era stata. Laurenti aveva ventott'anni, come mi pare
d'avervi detto, e se non ve l'ho detto, sappiatelo adesso; ora e' non si
giunge a quell'età senza aver sentito almeno una volta le trafitture
dell'arciero bendato.
Quello di Laurenti era stato uno di quegli amori poggiati sul falso,
tormentosi come un cattivo sogno, che toccano talfiata, acerbo tirocinio
del cuore, ai giovinetti inesperti. Egli s'era a diciott'anni invaghito di
una donna, non bella davvero, ma che pareva ed era celebrata
bellissima, come tutte quelle che sanno far risaltare qualche fisico
pregio con arte maravigliosa, lo circondano di svenevolezze, parlano al
cuore dei riguardanti coi sogni che lasciano concepire, colle speranze
che lasciano nascere, o che coltivano quotidianamente, colle vaporose
malinconie, coi sorrisi, tenendo gli adoratori in un'aria impregnata
d'acque nanfe e di arabici profumi. Le quali cose, accortamente vestite
di seta o di velluto, accomodate con vezzi di perle e diamanti, vi creano
di punto in bianco la regina delle donne, in quel regno effimero, che
dura molto, solo perchè si mutano e si rinnovano i sudditi.
Costei, ch'io ho conosciuto al pari di Guido Laurenti, aveva sudditi
molti, seguitata, corteggiata, adulata, e perciò senza un micino di cuore.
La donna che è centro di molte adorazioni è stata paragonata al sole in
mezzo ai pianeti; ma in verità io non conosco immagine più
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