Putnam americano; se ti manca cucire gli
ultimi punti ad un'abito, buttalo là; se la chiamata ti coglie mentre ti
curvi a baciare nella culla il tuo figliuolino, rompi la curva, e vienne via;
se abbracci la tua consorte sciogliti e respingila; se cali adagio adagio
l'amata salma paterna nella fossa, scaraventala giù di tonfo, corri a
salvare la Patria tutto di un fiato--emula Euchida che nel giorno stesso
preso il fuoco a Delfo ritornò a Platea di tutto corso facendo ben
cinquanta leghe di cammino, e portò il fuoco, dopo salutati i cittadini
morì;[1] e bada qui, sta' attento, la Patria siamo noi.--
[1] Plutarco in vita Aristid. § 20
La Libertà è cosa oltre ogni estimativa preziosa, bisogna che tu popolo
la paghi cara, anzi carissima. Lo ha detto chi non poteva fallare. Ma
dove alberga, di grazia, e come ha faccia la Libertà? La Libertà è pianta
che cresce; e vive a Torino, dove gli alberi privi dell'onore delle foglie
paiono spettri sette mesi dell'anno; là Libertà, guardaci bene, è fatta ad
immagine nostra.
Insomma, come la donna adultera della scrittura, questa setta empia si
frega i denti e dice:--io non ho peccato!--All'opposto, sfrontata e
bugiarda dopo avere seguito da lontano il Lione del popolo e dopo
essersi, sozzo Jakallo, pasciuta dei suoi rilievi, montata su i trampoli,
strilla:---io feci, io fui.--
Sembra impossibile a qual punto d'insania ella trascorra, perocchè
adesso senza impeto alla scoperta ti affermi:--tarlo della Monarchia, io
m'imposi; trovo il mio conto a roderla, e con lei mi sto, nè fie che me
ne diparta finchè io non miri il popolo in procinto di empire le città di
sangue con battaglia cittadina.--
Il popolo ode queste sentenze uscire dalla bocca di coloro, che gli si
professavano amici; leva gli occhi lenti e tardi a guardarli; li nota e
ruguma sopra i tempi passati, e gli avvenire.
E a noi, che gli parliamo parole di speranza, e gli diciamo: «non badare
a cotesti insensati, è una eclissi che passa, una nuvola traverso la faccia
del sole; ripiglieremo la via interrotta, cesseranno le mostre sceniche, i
giorni delle vere battaglie torneranno, i generosi sul campo daranno e
riceveranno perdono;--il popolo brontola cupo, e scorrubbiato:--via di
qua poeti, perchè storcerete voi sempre il senso alle parole? E che prò
trovate a nascondere la realtà delle cose? Lo hanno dichiarato espresso,
bisogna combattere, e vincere, allora e solamente allora ci daranno
ragione; essi hanno torto, e lo sentono, ma la legge adoperano come
della lacciaia i butteri; chi preso tentenna, sente stringersi il collo. Per
quanto amore portate a Dio lasciatemi stare; io non vi chiamerò perfidi
ingannatori, ma ingannatori siete perchè vi ostinate a volere essere
ingannati. Ormai, dinanzi al popolo la setta empia mette due vie, quella
di buttarsi sopra la terra e confidarsi nel tempo che consuma il tiranno e
lo schiavo, i re, e i popoli, che logora le catene, e i polsi, i flagelli, e le
schiene, appo cui tutto è foglia che disperde il verno; il tempo che ogni
cosa travolge dentro ai sepolcri. Ah! poichè il sommo Creatore non
volle impedire alla ingiustizia di ramificare le sue potenti radici sopra
la terra a sollievo di tanta amarezza mandò la morte.--E' pare insensato,
ma io popolo, affermo solennemente e predico, che senza la morte non
potrei più sopportare la vita....»
Ecco che ci risponde il popolo adesso che gli favelliamo liberi in tempi
che salutano di libertà; prima, le nostre parole scendevano nel suo
cuore, auspici la persuasione, e la speranza; adesso la rabbia le respinge
pari al demonio che sbatte le porte in faccia all'angiolo, nella divina
Commedia. E l'empia setta[1] presume conoscere il popolo, e si vanta
tenergli le mani nei capelli. «Esagerazioni! ella esclama, qualcheduno
di coloro che a prezzo di vita acquistarono un regno alla Italia morì di
fame; forse tal'altro per non patire vergogna portò contro di sè le mani
violente; le sono cose che tutto dì accadono, nè per questo se ne
«turbano l'ordine delle stagioni nell'anno, nè lo appetito a noi.»
[1] Io ho chiamato la setta, o vogliamo dire camorra dei Moderati,
empia setta; mi cade adesso il taglio di chiarire la ragione, ond'io
adoperassi, e continui ad adoperare così.--I Moderati furono gli
assassini di Gesù Cristo, e decisero assassinarlo giusto allora ch'egli
fece il miracolo di Betania, vale a dire la risurrezione di un morto, di
Lazzaro! Imperciocchè, i Moderati non compaiano mica nuovi nel
mondo, essendo pur troppo antiche la viltà, la cupidigia, l'amore
disordinato di sè, l'appetito dei propri comodi anco a danno
dell'universale, la rabbia di risucchiare fino l'ultima goccia di sangue
nelle vene dello stato, la libidine di primeggiare per vie oblique quanto
meno si sentono capaci di arrivarvi per le vie diritte; insomma, vecchia
e vergognosa la sentina della
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