Lo assedio di Roma | Page 3

Francesco Domenico Guerrazzi
patrimonio suo, ma e ad un punto e
della Italia. Gli uomini di arme, comunque nella mano prodi, ai nostri
giorni ci diedero e ci danno tali e tanti esempi di miserabilissime calate,
che il Garibaldi sentì il dovere di mettere fuori la sua apologia: ora
cotesta maniera di apologie si scrive col sangue; ed ei col suo sangue la
scrisse. Il Garibaldi mostrò essersi ingannato, come il popolo s'inganna
spesso perchè generoso e fidente. Di qui, se arguto intendi,
comprenderai le ragioni ond'egli solo, o quasi, e certamente non in
sembianza di cui si apparecchia a combattere, egli si accinse a compire
il suo debito: alla espiazione bastava solo: e di qui il motivo pel quale
sopraffatto, crebbe, nello amore del popolo: la gloria di capitano invitto
rimase intera a colui, che debole ed aborrente la zuffa, si trovò
circondato da eserciti, e da condottieri bramosi di sangue; la gloria di
onesto crebbe; e il popolo italiano oggi ha sete, gli è proprio assetato di
Onestà. Il Garibaldi Anteo del nostro secolo, o lo rovescino a terra, o lo
sollevino al cielo raddoppia sempre la forza; vicino a terra gliela
somministra il popolo; accosto al cielo gliela partecipa Dio.

I coperchi degli avelli romani sollevati dalla voce del Capitano del
popolo non si sono richiusi; come tante bocche aperte gridano:--codardi!
eroi da teatro! a Roma non si va che con ardimento romano.--
Roma venne tratta dinanzi come l'arco di Ulisse; bisogna curvarlo o
morire. O Proci, divoratori della sostanza altrui, badate, Ulisse è già
approdato in Itaca.
Ma intanto che i fati si compiono, bisognerebbe che gl'intelletti divini
imprendessero due compiti, pure aspettando d'imprendere il
terzo.--Roma un dì ebbe il popolo;--a ripigliarsi Roma, giorno e notte si
travaglia il popolo;--il popolo, in avvenire prossimo, si acquisterà
Roma. Pertanto alla Italia adesso farebbero mestieri tre uomini, Omero,
Macchiavello, ed Erodoto... il guerriero ci è.
Omero per consolare con la luce del canto le anime di coloro i quali da
tutte parti d'Italia convennero a Roma a fare la prova con documenti di
sangue, che la Città eterna è patrimonio degl'italiani.
Macchiavello per insegnare con quali modi i popoli caduti ritornino in
fiore, e come i deboli devano adoperare per rifarsi gagliardi;--e più
ancora chiarire le menti, che ogni disagio deva sopportarsi a patto di
costituirci nazione. Se il Demonio, o volesse, o potesse venire al mondo
per istrascinare nel suo inferno Papa, e Borbone, e di ogni risma
stranieri, ben venga il Demonio; noi lo saluteremo: Demonio I rè
d'Italia; purchè venga armato di ferro, e di fuoco.--
Erodoto, il fortunato, il quale poichè la Italia andrà famosa di battaglie
come quelle di Maratona, di Platea, delle Termopili, di Salamina, e di
Mycale, potrà sotto la ispirazione delle Muse dettarne la Storia, e
leggerla al popolo fatto per entusiasmo divino nelle Olimpiadi e nelle
Panatenee nostre.
Le storie dei grandi gesti scritte dal popolo, solo la Immortalità accetta
e ripone dentro i suoi archivi; dalle altre, dettate da gente di corte e
venduta, ella ritira le mani come da cosa immonda.--
Ora in Italia dov'è Omero? Dove Macchiavello? In qual terra nacque

Erodoto? E lasciamo questi ingegni magni da parte.... dov'è chi accenni
portare sul capo la fiammella del Paracleto fra noi? Come l'uccello,
secondo la stupenda similitudine di Dante, che su l'aperta frasca fisa la
plaga di oriente pure aspettando che sorga l'alba, io mi volgo da tutti i
quattro venti, smanioso di vedere sorgere la luce nuova di faccia a cui
gl'ingegni nostri diventino quale si fa il lume di candela quando splende
il sole nella gloria dei suoi raggi; ma, ahimè! da lungo tempo io
lamento il secolo apparirmi simile all'uffizio della settimana santa dove
al finire di ogni salmo spengono un cero; ed oscurata la chiesa, si
annunziano poi le tenebre con le battiture.
Senza paura, come senza offesa io lo dirò; non basta la gagliardìa; anco
i gladiatori erano forti; e corre gran tratto tra coraggio, e coraggio; anco
i gladiatori erano animosi, e sostentavano la vita per darsi la morte
dinanzi ai Quiriti. La vita consolata da affetti, decorosa di sapienza,
pura da colpa è sagrifizio degno della Patria; chi butta là la vita bestiale,
fastidiosa, e contaminata offre alla Patria la offerta di Caino. I sommi
capitani in antico comparvero eroi però che con lo intelletto
intendessero e col cuore sentissero quello perchè combattevano, e
palpitassero prima per la Patria poi per loro; nè le armi, già instituto di
vita o fine delle azioni, bensì, mezzo o via per tutela della Patria, e della
famiglia. Cincinnato, compita la guerra, ripigliava il solco interrotto nel
campo paterno. Oggi, si corre dietro a' gradi della milizia al pari che
dietro una prebenda, e il divario, che occorre tra un capitano e un
canonico, gli è questo: che
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