Linfedele | Page 7

Matilde Serao
cose: quando gliele dicono, non le capisce: quando gliele ripetono, si sforza per comprendere, ma finisce per seccarsi ed esce in un discorso qualunque. Non bisogna dunque lasciarsi ingannare dalle inflessioni malinconiche della sua voce, quando tramonta il sole: dalle lacrime che velano i suoi grandi occhi, quando vede uno spettacolo pietoso: da certe furtive strette di mano, quando ode un bel discorso eloquente: da certi segni di croce che ella fa, quando lampeggia e tuona. Bisogna pensare sovra ogni altra cosa che ella �� una donna fatta per l'amore, che ella �� buonina, ma che �� anche un poco stupida. Per aggiungere un ultimo tratto, Ch��rie �� quasi sempre allegra: il che �� consolante, per chi la conosce e per chi le vuol bene. Ella crede che l'allegria conservi la salute e la belt��; e a trenta anni, per questo, pare molto pi�� giovane.
Questa Ch��rie, nella istoria di amore che qui racconto, �� la complice necessaria del tradimento fatto da Paolo Herz a Luisa Cima.

IV.
Ogni tanto nella buona societ��, si parlava dell'amore di Luisa Cima e di Paolo Herz:
--Sar�� una passione fugace, vedrete--diceva un uomo, che se ne intendeva molto--Paolo si stancher�� presto.
--Del resto, sembra che l'ami molto poco--soggiungeva uno scettico.
--E Luisa �� proprio una creatura nulla. Che ci trova, poi Paolo?--osservava un'amica di Maria.
Costoro e gli altri sbagliavano assai sul conto di Paolo Herz e del suo amore. Egli era preso seriamente. Non sapeva neppur lui come era accaduto. La prima volta che egli aveva vista Luisa Cima gli era parsa nulla. Varie altre volte, il suo giudizio non si era modificato. Una sera, per��, ella teneva nelle mani un fiore di asfodelo, dal lungo gambo: e gli aveva parlato prestamente, ridendo, battendogli sul braccio con quel leggiero fiore, guardandolo con tenerezza e con malizia. Egli aveva ripensato a quel viso espressivo, pallidissimo sorridendo di compassione e di compiacenza. Ed �� tutto. Pi�� tardi, negli spasimi della passione mortale, perversamente, Luisa Cima gli aveva narrata la leggenda orientale dell'asfodelo e della montagna. Una montagna esiste, salda, forte, incrollabile, in un paese d'Oriente: non l'hanno vinta n�� i cataclismi della natura, n�� le mani degli uomini. Ma vi �� anche un piccolo fiore fatato, l'asfodelo: esso, gracile, tenuto da una mano gracile, batte sulla montagna: e la montagna trema.
--Io possiedo il magico fiore--soggiunse lei ridendo, mostrando tutti i denti fitti e minuti, attraverso le labbra rosee e le gengive esangui.
Ma ci�� fu pi�� tardi, molto pi�� tardi! Paolo Herz non ebbe sentore del suo gran periglio, che quando egli era completamente indifeso, senz'arme, senza forza e senza volont��. In realt��, Paolo Herz si lasci�� andare a questo amore per Luisa Cima con una spensieratezza baldanzosa di uomo provato dalla passione e che �� certo di dominare il proprio destino amoroso. E, in principio, questo amore che in lui doveva mettere radici cos�� profonde e cos�� vitali, non parve, forse, un flirt molto leggiadro e molto fine a cui Luisa si abbandonava con rossori di emozione di novella iniziata, in cui Paolo aveva l'aria di un maestro tranquillo, severo e pieno d'esperienza. Ella manteneva quel suo contegno infantile, di una semplicit�� assoluta quell'aspetto di creatura debole e vezzosa che si accosta, tremando, alle grandi ore tempestose, che ne �� sgomenta ed attratta, che, considerando il pericolo con occhio di dubbio e di paura, pur sembra decisa ad affrontarlo. Quasi quasi, in alcuni momenti, Paolo Herz sentiva una piet�� grande di questa donnina che invocava cos�� audacemente e imprudentemente i folli ardori delle supreme febbri, e la guardava con occhio pieno d'indulgenza e di compassione, domandando a se stesso, se non fosse pi�� onesto avvertirla, che le povere bianche dita, dalle unghie cos�� scintillanti, si sarebbero bruciate, a scherzare col fuoco.
La piet��! Era un sentimento che preponderava, nel cuore di Paolo, per Luisa e che, forse, era l'origine di tutti gli altri. Piet�� dell'uomo sano per la personcina malatticia, della persona forte per l'essere debole, del carattere saldo e leale per un carattere incerto, puerile, fatto di bizzarre fluttuazioni; piet�� per quel volto tenue, per quei capelli troppo morbidi e troppo fini, per quelle cose pallidamente rosee, labbra, gengive, unghie! La piet��, sovra tutto, per questa creatura cos�� piccina e cos�� fragile, che era negata a tutte le lotte gravi dell'esistenza e a tutte le vittorie clamorose, che si doveva contentare di mezzi piaceri, di mezzi amori, di mezzi trionfi, per questa povera piccola cara che a tante, tante cose belle e alte della vita doveva rinunciare. Ah come la perversa leggeva negli occhi di Paolo, il poema amorosissimo di questa piet��, e come sapeva sospingerla e allargarla, come sapeva usarne, perch�� questo uomo fosse completamente suo, preso dal pallido viso senza bellezza, dalla piccola persona senza nobilt�� di linee, preso da quel tipo cos�� capriccioso e fugace, preso da quella
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