commosse; sentì uno slancio di profonda
riconoscenza per Alberto, che le dava tutto ciò e chinatasi lieve lieve
depose un bacio tenerissimo sulla mano che suo marito teneva
allungata fuori della rimboccatura.
Era però strano ch'ella si trovasse chiusa nella stessa camera con un
uomo che due mesi prima non conosceva neppure; che fino alla
settimana scorsa non le aveva dato del tu; ch'ella aveva sempre visto in
circolo con la mamma, coi parenti; del quale non sapeva il passato, e ne
ignorava i gusti, le abitudini, gli affetti, le ripugnanze. Ella che era stata
allevata nell'idea intangibile del pudore femminino, che non avrebbe
mostrato le spalle ad un fratello, ad un zio, aveva pur dormito con
quest'uomo!
Era giusto, legale, approvato dal codice e dalla religione; approvato da
lei stessa poichè aveva detto di sì, poichè Alberto le piaceva, poichè
aspettava da lui l'amore.
Aspettava! ma intanto si sentiva stordita, come uno che va a tentoni con
gli occhi bendati, urtando contro oggetti nuovi e indefiniti, udendo la
voce dei compagni che gli gridano: avanti, niente paura!
Quando le avevano presentato Alberto, Marta che aveva ventitrè anni,
che era intelligente e seria, comprese subito alle ansie della mamma,
allo sguardo scrutatore di lui, che si stava per compiere il grande atto
della sua vita.
Quello che non sapeva è che il suo destino veniva messo a partito da
parecchi mesi fra cinque o sei candidati scelti e vagliati dalle amiche
della mamma, per cui fu successivamente sul punto di diventare la
signora De-Martini, con un vedovo, capitano, nobile, uomo d'ordine,
discretamente provveduto; oppure la signora Valdranchi, sposando
Valdranchi, lo scultore di grido, che non aveva un soldo, ma
guadagnava assai, simpatico giovinotto a cui fioccavano le avventure
galanti. Si era contemporaneamente preso in considerazione Anselmo
Bianchi, negoziante di grani, un po' alla buona, piacente tuttavia e ricco.
Tre individualità assolutamente opposte, ma che, presentandosi in
forma di marito, offrivano le stesse garanzie di felicità per la sposina, a
detta delle amiche.
De-Martini, alto, sottile, biondo, un po' calvo, pieno di distinzione,
tranquillo, educatissimo, doveva piacere a Marta. Valdranchi, piccolo,
vivo, abituato alle compagnie equivoche, ma col fuoco del genio negli
occhi, irrequieto, simpatico, doveva pur piacere a Marta; e non vi era
nessuna ragione perchè non potesse piacerle Anselmo Bianchi
quantunque non più sul fiore degli anni, sano tuttavia, con una villa
quasi principesca, provveduta di una serra immensa, dove Marta
avrebbe potuto soddisfare la sua passione per i fiori. Di questo
paragrafo fu preso nota con molto interesse nel crocchio delle amiche.
Intanto che si discutevano le probabilità di tali matrimoni, che si era già
invitato a pranzo De-Martini, e che si era fatto parlare al signor Bianchi
della somma ventura per lui riposta in una brava moglie; quando si
stava persuadendo Marta che i capi scarichi sul genere del Valdranchi
diventano, alla lunga, i migliori mariti, capitò Alberto Oriani.
Guarda--osservò una cugina--che bella combinazione, Oriani! E Marta
è Oldofredi; non cambierebbe nemmeno le iniziali. Su questa felice
scoperta si incominciarono le trattative.
Alberto Oriani non era nuovo del tutto per la famiglia Oldofredi; la
mamma lo aveva conosciuto dieci anni prima; e poi a scuola, una
Oriani faceva lo stesso corso con lei, oh! si rammentava benissimo; una
morettina dagli occhi fulminei.
Alberto viveva in campagna, sorvegliando un suo podere; solo, agiato,
galantuomo, trentasette anni, la stanchezza del celibato, il desiderio
chiaramente espresso di prender moglie per finirla con la vitaccia di
scapolo. La mamma, i parenti, le amiche si guardarono in faccia e
gridarono: È lui!
Come poi Marta lo vide, parve il caso. Dopo aver passato tutta una sera
a teatro, avente al proprio fianco un giovanotto bruno, amabile, con una
vaniglia all'occhiello che odorava deliziosamente; dopo essersi
accordati sul merito della commedia e sugli abiti della prima attrice,
creando così una specie di simpatica intesa, di accordo morale, Marta
non ebbe nessuna ripugnanza a rivederlo, due giorni dopo, uscendo
dalla messa, e altri due giorni ancora accolto in casa, da amico.
Quando fu il momento di decidersi, ognuno le fece osservare, ed
osservò ella stessa per quel po' d'esperienza che aveva, la singolare
fortuna sua nella media generale delle fanciulle; molte fra le quali si
maritano tardi, spoetizzate e già avvizzite; altre non si maritano affatto;
chi deve accontentarsi di un vecchio, chi di un vedovo, chi di uno un
po' corto a cervello, chi di uno spiantato o di un balbuziente o di un
mezzo tisico perchè--dicono le persone assennate--tutto non si può
avere.
Alberto aveva tutto o quasi, Marta dovette pur convenirne; e si rallegrò
seco stessa dalla buona ventura ed accettò con entusiasmo; entusiasmo
che non era precisamente per Alberto, ma per l'avvenire che Alberto le
avrebbe dato. Lo sapeva anche lei che così, subito, non potevano
amarsi; l'oggi non era che una preparazione;
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