fosse
fatto a te stesso._ Sta bene. Ho sempre provato una grande soddisfazione nell'amare il
mio prossimo; ma se questo mio prossimo è un suonatore di bombardone che mi disturba
coi boati del suo istrumento il sonno e gli studi, non mi faccio verun scrupolo di
mandarlo al diavolo e di esecrarlo cordialmente. Quanto al non fare agli altri ciò che non
vorrei fosse fatto a me stesso, non troverei nulla a ridire se un tal precetto fosse
rigorosamente osservato da tutti. Ma se alcuno mi lancia al viso una carota, o mi tende un
tranello, o in qualsia modo mira a pregiudicarmi nell'onore o nella roba, credo compiere
un atto di sana giustizia rendendogli pane per focaccia. Come vedi, la mia morale è
ammorbata nella radice; pensa tu quali potranno essere l'albero ed i frutti.
In fatto di letteratura e di musica, tu sei forse uno di quelli che accettano per buona
moneta tutto l'orpello delle nuove teorie. Ti vanti progressista, perchè sdegni l'arte
schietta dei nostri buoni padri, e vai in estasi per ogni stravaganza generata dalla anemia
o dal priapismo degli impotenti. Nemmen su questo ci può essere accordo fra noi.
Non credere che io disconosca le incessanti evoluzioni del pensiero umano. Ammetto che
l'arte è soggetta a continue trasformazioni.--Da bravi! grido anch'io!--serviteci del nuovo!
Ma badate che quand'uno ha fatto il palato alle pernici ed al barbèra, non gli si può far
appetire, a titolo di novità, dei torsi di cavolo fritti, nè dargli a bere del sugo di
barbabietole. Se il mio cuoco pretendesse riformare di tal guisa il servizio della mia
mensa, pur tenendo conto delle sue buone intenzioni, gli lancierei nella schiena i piatti e
le bottiglie.
Le trasformazioni furono spesso un pervertimento che segnò, nella letteratura e nelle arti,
il principio della decadenza. Dopo Dante e Bocaccio, ottennero una effimera voga il
cavalier Marino e l'abate Chiari; l'Arcadia impecorì tutto un secolo; le fiabe di Carlo
Gozzi e i drammi sepolcrali dell'Avelloni soperchiarono per qualche tempo la buona
commedia. La storia è là per dimostrare che il barocco, il puerile, il deforme può prendere
quandocchessia il sopravvento nello spirito delle nazioni più colte. In tali casi è
progressista chi reagisce. Ammirare tutto che si produce di stravagante e di laido per ciò
solo che si discosta dall'usato, non è, come si pretende da taluno, incoraggiare il genio a
tentare dei nuovi orizzonti; è favorire l'aberrazione, farsi compiici d'uno sfacelo.
Ti ho detto schiettamente come io la pensi in tale materia; a te, ora, l'imaginare quali
possano essere i miei giudizî sull'arte che oggidì si va perpetrando in Italia. Questo solo
aggiungerò, che ogni qualvolta mi avvien parlare di certi messeri da te probabilmente
venerati quali precursori della grande trasformazione, mi vien sulla lingua un bruciore
come di fosforo, e vorrei che ogni mia parola si convertisse in uno sbruffo di petrolio.
Ma io comincio ad avvedermi che vado sprecando la mia prosa senza costrutto. Uno
spensierato che abbia speso due lire per l'acquisto di un libro, difficilmente si lascia
indurre a gettarlo sul fuoco prima di averlo letto. Il proprio denaro ciascuno vuol
goderselo; ed io so di molti ghiotti, i quali si assoggettarono a morire di indigestione
piuttosto che lasciar sul piatto un bricciolo di vivanda ad un pasto di prezzo fisso.
Tal sia di te. Va pure innanzi, ingolfati nelle turpitudini e negli assurdi, guastati il sangue
e il cervello, perdi la salute, getta l'anima al diavolo--buon padrone! Il mio dovere io l'ho
compito; non ho più scrupoli nè rimorsi. Però, bada bene. V'è ancora nel mondo un gran
numero di persone morigerate e prudenti, le quali stan ferme in questa massima, che
comperare un libro sia un atto di rovinosa follia. Non è gente che abborra dal leggere; al
contrario, leggon molto, leggon tutto--ben inteso, tutto quello che vien loro donato o
prestato. Sono i parassiti della letteratura; il commercio librario non se ne avvantaggia
gran fatto, ma se dessi cessassero dal consumo gratuito, l'Italia cadrebbe nell'idiotismo.
Mi preme che queste brave persone, tanto benemerite degli scrittori e degli editori, non
sieno trascinate nell'abisso. Vorrai tu essere tanto iniquo da attentare alla loro pace ed al
loro benessere? Leggere un libro proibito è una cattiva azione; ma diffonderlo
gratuitamente, prestarlo a chi mai non si permetterebbe di leggerlo se ciò avesse a
costargli la spesa di un quattrino, sarebbe veramente un obbrobrio.
Tu non vorrai coprirti di una macchia sì vituperevole. Io te ne supplico, pel bene
dell'anima tua, per la prosperità non mai crescente delle così dette belle lettere, per le
lacrime de' miei editori. Giurami che a nessuno mai--neanche alle più belle e svenevoli
signorine di tua conoscenza--sarai per cedere a prestito il peccaminoso libricciolo. A tal
patto, ed anche in considerazione delle due lire che hai spese, io
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