Libro bizzarro | Page 6

Antonio Ghislanzoni
rasentando un crocchio, dove Biscia-d'-avorio, Conca-di-perle e Pan-di-buttiro stavano ancora cinguettando, mi ferirono l'orecchio queste parole:
?Che vuoi, biscia mia? Sotto l'aspetto fisico quel tipo non mi va. è troppo gallo, ed io vagheggio un piccione.
Mi inchinai sorridendo e in quattro salti raggiunsi gli altri nel vestibolo.
*
Gal-di-fuoco e Spugna-di-senno si erano accostati alla carrozza, e il precettore avea già spalancato lo sportello per dar passo al suo diletto discepolo, quando una fanciulla leggiadrissima, avviluppata in una ricca mantelletta che le scendeva fino alla caviglia, si slanciò in mezzo a noi, e trattenendo il garzone per la faldiglia dell'abito, gli gridò:
--Gal-di-fuoco, io desidero ardentemente di sposarmi teco: lo vuoi tu?
--Selva-di-crini! esclamò il giovane, vibrando lampi dagli occhi.
--Selva-di-crini, per lo appunto.... Tu mi riconosci! Io ti amo da due anni, da due anni ti desidero. Hai tu udito l'altra notte sotto i tuoi balconi una voce che cantava al suono del mandolino la bella romanza che comincia colle parole:
Al chiarore degli astri divini Corre il gallo alla Selva di crini?
Quella voce era la mia. Sapendo che oggi dovevi intraprendere il giro di nozze, il mio febbrile desiderio di possederti mi spinse a muoverti incontro. Tu eri già uscito. Non puoi imaginare quanto io abbia sofferto nel vederti entrare in questa casa. Presa da una vertigine di amore e di terrore, sentii mancarmi le forze e dovetti sostare nel vestibolo. Ohimè! pensavo io--se qualcuna mi prevenisse!... s'io dovessi rinunziare al mio bel sogno! Ma tu esci solo da quella casa, tu non sei vincolato da veruna promessa. Guardami, Gal-di-fuoco; leggimi nel sembiante, scrutami il cuore, e poi rispondimi un monosillabo.
Gal-di-fuoco aperse due braccia sterminate che parevano ali, e la fanciulla si gettò nell'amplesso. Si intese uno scricchiolio di vertebre. Spugna-di-senno corrugò la fronte rabbrividendo.
Sciogliendosi giuliva e rubiconda dalle braccia del giovane, Selva-di-crini si slanciò nel carrozzone dove noi non tardammo a raggiungerla.
--Al palazzo di città! gridò al cocchiere Spugna-di-senno chiudendo gli sportelli; e salito anche egli nella carrozza, i cavalli presero il trotto.
*
Nel palazzo di città doveva compiersi il cerimoniale prescritto alla legalizzazione del connubio.
Entrammo in una magnifica sala, ammobigliata colla massima eleganza, decorata di statue e di emblemi simbolici. Le statue erano adamiticamente ignude. Un gruppo di figure in marmo di grandezza naturale ritraeva l'abbracciamento di una coppia innamorata con tale arditezza di verismo, da far inorridire il più corazzato libertino europeo. Ma le ragazze di Carina hanno l'occhio troppo esercitato alle espressioni del vero per scandolezzarsi alla vista del nudo.
Il funzionario incaricato di presiedere alla cerimonia non si fece molto attendere. Egli entrò nella sala accompagnato da due matrone. Quest'ultime si accostarono a Selva-di-crini, l'ajutarono a svilupparsi dalla mantelletta, quindi le snodarono le treccie. Un fiume di capelli neri lucentissimi, dalla testa scese fluttuante sul bel dorso della bella giovinetta, la quale, non d'altro indumento ricoperta fuor quello di una maglia di seta candidissima, somigliava ad una statua di alabastro ombreggiata da un salice bruno.
Notai, che all'istante in cui le matrone si chinavano per raccoglierle intorno ai fianchi quella ricca frangia di ebano, la giovinetta diede un guizzo, e subitamente sul seno e sulle coscie le candide maglie si imporporarono di una leggiera fioritura sanguigna.
Spugna-di-senno crollò il capo, e traendomi in disparte mi disse all'orecchio: ?Oramai queste formalità dovrebbero abolirsi. Qui da noi, la specie umana si è abbastanza perfezionata, perchè una ragazza possa concepire il pensiero di ricorrere alla frode per correggere i proprii contorni. Da circa mezzo secolo qui non s'è più avverato il caso che alle punture dello spillo di verifica non abbia risposto immediatamente il signum cutis. Chi prende a moglie una nativa dell'isola può andar sicuro di portarsi in casa una donna di carne, non un cumulo di stracci o di guttaperga, foderato di uno scheletro vivo.
è probabile che, durante questo a parte fra me ed il venerabile precettore, siensi compiute presso la tabula pretoria dell'altre cerimonie curiose. Quando noi ci avvicinammo ai due sposi, il funzionario era già intento a recitare il formulario prescritto dalla legge. Quel formulario era un tessuto di frasi burocratiche, un succinto riepilogo dei doveri che incombono ai maritati, accompagnato da alcuni ammonimenti poco notevoli, dove si eccettui quest'uno che mi parve assai giudizioso:
?Non amatevi troppo; è il mezzo più sicuro per amarvi sempre; val meglio amarsi tutta la vita, che uccidere l'amore in pochi giorni di godimenti.?
Sovvenendomi che questa prosa non era che la parafrasi di quattro distici di Voltaire, ammirai il buon senso mostrato dagli antichi legislatori dell'isola nell'aver fatto tesoro di un così savio precetto.
Compiute le ultime, insignificanti formalità della cerimonia, Gal-di-fuoco sporse il braccio alla sposa, e noi prendemmo le mosse per uscire del palazzo. Al piè dello scalone mi attendeva una nuova sorpresa. I due giovani, dopo uno scambio di baci fervidissimi, si disgiunsero, e volgendosi collo sguardo un saluto pieno di amore e di tristezza esclamarono
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