Libro bizzarro | Page 9

Antonio Ghislanzoni
descrizioni? La bellezza giovanile ha dei segreti
che la parola non può rilevare, nè la tela riprodurre...
»Fra Adolfo e me corse un'occhiata fuggitiva--due correnti elettriche si
stabilirono fra i nostri giovani cuori.--Adolfo arrossì--io tremai--ci
ricambiammo i complimenti della presentazione con voce fioca e
convulsa....
»Mia madre disse:--Eccoti, Ortensia, un egregio dilettante, di flauto,
che verrà, noi vogliamo sperarlo, a deliziare qualche volta il nostro
soggiorno campestre!
»Sarò ben felice, rispose Adolfo senza guardarmi in volto, di fare un

poco di musica con voi, amabile cugina... Tutti vi dichiarano prodigiosa
al pianoforte... Suoneremo dei duetti!...
»Io risposi con un'occhiata affermativa e un inchino da collegiale... Poi,
per nascondere la mia viva agitazione, mi allontanai da Adolfo e da mia
madre, facendomi a percorrere tutta sola i viali del parco...
»Quella notte non potei prender sonno... La bruna capigliatura di
Adolfo, il suo sguardo di fuoco, il bianco e profumato sorriso, la voce
insinuante, magnetica--tutto si rifletteva, come una iride voluttuosa, nel
vivo cristallo della mia vergine fantasia...
»Io lo vedeva... io gli parlava come ad un amico lungamente aspettato...
»Al biancheggiare del mattino, dopo i lunghi affannosi vaneggiamenti,
le mie ciglia si chiusero al sonno--ma l'anima vegliava tuttavia, nelle
dolci illusioni di una musica celeste.
»Erano le note di un flauto lontano--era il canto misterioso
dell'amore--era la risposta di un'anima sorella, che poche ore innanzi si
era identificata colla mia... Nel sonno le mie membra si cullavano
dolcemente, secondando le voluttuose cadenze... Ebbrezza salutare dei
sogni! Qualche volta non sei che un riflesso, una larva sbiadita dei
gaudi trascorsi.... Per me, giovinetta inesperta della vita, fosti una
rivelazione di ignote delizie!...
»Eugenio, cominci tu a comprendere per quale associazione di idee
voluttuose e sublimi, il flauto abbia potuto esercitare tanto fascino su
tutta la mia vita?...
»I miei rapporti con Adolfo--rapporti brevi pur troppo, ma esuberanti di
ogni dolcezza--non furono che un duetto di flauto e pianoforte,
deliziosamente prolungato nella vicenda di interruzioni e riprese
gradevolissime.
»Quel duetto cominciò all'indomani della presentazione. Adolfo, come
aveva promesso, mi portò una raccolta di composizioni musicali per
flauto e pianoforte, che noi prendemmo a studiare in presenza di mia

madre...
»I concerti divennero quotidiani; l'arte e la passione progredirono del
pari--mia madre si compiaceva, e si entusiasmava del nostro accordo
perfetto...
»Così trascorrevano i giorni, le settimane, i mesi. Nè mai fra Adolfo e
me ci eravamo scambiati una parola, una lettera, una stretta di mano,
che equivalesse ad una franca dichiarazione. Noi ci intendevamo colla
scelta dei pezzi, cogli accenti della esecuzione, col capriccio delle
varianti, coll'arbitrio dei crescendo e dei rallentando, colla foga e la
significante rilassatezza dei tempi...
»Qualche rara volta--per accidente--la estremità del flauto aveva
sfiorato leggermente la mia spalla--il mio gomito, nelle volate
ascendenti sulla tastiera, toccava... e trasaliva al contatto
dell'istromento... Queste eventualità del concerto erano un eccitamento
fortunato, e da esse la musica ritraeva maggior nerbo. Le fibre irritate
galvanizzavano il cembalo--la voce del flauto pareva gonfiarsi... E
allora nasceva quella fusione di armonie, che provocava gli applausi di
mia madre...
»Mia madre era sempre là, in mancanza di altri ammiratori. La sua
presenza incoraggiava l'arte e sorvegliava il buon costume... Sia pace
all'anima di quella santa donna! Ma vi è un destino, un angelo, un
demonio, un Dio--chiamalo come ti piace...--io preferisco di crederlo
un Dio, perocchè ebbi molte prove della sua onnipotenza. Orbene,
questo Dio non permette che le anime fortemente innamorate si
consumino nello sterile desiderio.--Il nostro duetto a flauto e pianoforte
si era prolungato tre mesi...e la vicenda delle interruzioni e delle riprese
aveva affrante le nostre forze. Adolfo dimagrava... Al finire dei
concerti due solchi profondi gli scendevano dal cavo dell'occhio fino
all'estremo delle guancie... Scomponendo lo strumento per rimetterlo
nell'astuccio, mi guardava, e pareva dirmi: fino a quando?
»Era tempo che il Dio degli innamorati venisse in nostro soccorso...
»Il duetto ebbe finalmente una soluzione, rapida...concitata...intensa...

E la scossa fu tale, che io ne rimasi impressionata per tutta la vita...
»Quel giorno ripassavamo una fantasia di Rabboni sulla Straniera... Il
flauto di Adolfo era più inquieto che mai... Più volte io aveva sentito la
canna di ebano scivolare sotto le mie treccie--l'alito di Adolfo mi
infuocava le guancie...
»Cominciava il cantabile: Meco tu meni!... Mia madre stava ad udirci
appoggiata alla finestra che guardava il giardino...
»Ad un tratto ella si alza--passa dinanzi al cembalo in punta di piedi, e,
accennando a noi di continuare la nostra musica, esce pian piano dalla
sala.
»Mia madre--lo seppi più tardi--scendeva in giardino per sorprendere la
cameriera, la quale era entrata col guattero nella serra dei limoni...
»Per la prima volta, dopo tre mesi di febbre amorosa, Adolfo ed io ci
trovammo soli... I preliminari erano già esauriti... La musica aveva
supplito eloquentemente alla parola... Fra noi erano stabiliti da un
pezzo tutti gli accordi della
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