dal Cammarata andava morendo giù giù sino a Ribera gli apriva l'animo a sentimenti di pace e perdono: piangeva, e del suo pianto vergognava!
--Povera patria,--diceva a sè stesso--Povera Sicilia! E dunque le ire di Maniscalco ti terranno sempre la speranza? che abbino ad esser per te fatali come le maledizioni dello sgozzato? E come mai egli scoprì?!... nessuno, nessuno ci può aver scoperti!... fosse Enzo?... oh no, il mio sospetto è calunnioso!... Arnoldo?... neppure! buon Arnoldo, perdona all'amico straziato il solo dubbio!... dunque, dunque chi?... Avesse Iza parlato?... oh no, Iza... giammai! sciagurato ch'io sono a sospettare di te!... dunque? sempre questo dunque?!... Cletto? quel cuor generoso, quell'animo di fuoco?.. Ah, eccolo, eccolo... è Lapo... sì, è lui!... infame! ci ha venduti?! e quant'oro t'ha promesso il manigoldo? Lapo, Lapo, trema!... e se non fosse lui?... se nessuno avesse tradita la congiura? in Palermo, in Alicata... in Caltanisetta... qualcuno avrà messo a repentaglio il segreto della trama... no, non è possibile... è Lapo che ci ha venduti! Lapo, Lapo, trema!--E Pardo fremeva di sdegno... poveretto; nemmanco pensava al vero iniquo!
Camminava, camminava, ed ai ricordi di patria e libertà si mischiavano i nomi d'Iza e Sutera. Soffriva davvero, e cacciato da pensieri tanto angosciosi, il suo passo era incerto e febbrile; divorava la via e le Madonie vieppiù si perdevano nel lontano orizzonte. Ma il sole già alto aveva spossate le forze di Pardo; sudato e stanco non avrebbe toccato il lido che a sera, epperò si gettò supino appiè d'un albero enorme e presto s'addormentò.
Che giova dirti, o lettore, quali strani sogni, quali orribili casi gli si dipingessero nella fantasia? Tutti si fanno beati di narrar fantasmi e ubbie, io invece passerò oltre e lascierò che Pardo gusti quel poco riposo. Tre ore dormì, e forse più a lungo avrebbe dormito se lo scalpito sonoro di un cavallo non lo svegliava. Si rizzò e con moto involontario pose mano alla carabina; ma rasserenossi allo scorgere che il nuovo viandante eragli conosciuto, eragli anzi amico.
--Diego!--esclamò, e avanzandosi nel mezzo della strada gli fece cenno s'arrestasse.
--Tu Pardo, qui?
--Sì, Diego, vo in salvo.
--Fuggi?... ma non sai dunque la gran novella?
--No.
--Palermo stanotte è insorta. A Piana, a Monreale, i patrioti stan cacciando la sbirraglia... certo a quest'ora gli spari echeggiano fra le valli delle Madonie... Trapani e Salemi forse hanno imitata la capitale... la rivoluzione sta scoppiando ovunque... e tu fuggi?
--Oh vittoria! Diego, Diego, mi ridoni la vita!
--Orsù, Pardo, benchè fossi diretto a Cattolica, rifarò la mia via. Sali in groppa e fra due ore siamo a Sutera.
--Diego mio... grazie, grazie... oh qual gioia!
--Suvvia, monta qui.
E il cavallo punto dagli sproni, risalì di corsa l'erta, sollevando un nembo di polvere.
Suonavano cinque ore dopo mezzodì alla torre di Sutera allorchè l'ansante animale arrivò. Gran turba di popolani circondò Diego e riconosciuto nel travestito il lor Pardo, tutti ad una voce gridarono: Viva Pardo! Viva Pardo! E con essi una donna, la quale si precipitò nelle braccia dell'acclamato; Iza ribaciava il suo sposo.
IV.
--All'armi! all'armi! tonò Pardo, e dato l'amplesso d'addio ad Iza, sfoderò la spada; poi strappata di pugno ad un navichiero la bandiera tricolore, si avviò correndo alla piazza e là sventolandola ripetè ad alta voce:
--All'armi! all'armi!
--All'armi! all'armi! rispose la turba, e più di cento gli s'affollarono intorno, con zagaglie e falci alcuni, altri con schioppi e pistoni, pochi con carabine. Animati da spirito battagliero, eccitati dall'annunzio della nuova libertà, scossi dalle parole ardenti dei patrioti, quei montanari bramavan davvero di misurarsi col nemico; epperò al grido di guerra di Pardo si serrarono in colonna e sfilarono. Lo sposo d'Iza e Diego misersi a guida dei Suterani, e salutati i vecchi e le donne lasciarono il paese alla volta di Acquaviva. Quella brigata di montanari, veduta da lungi, avrebbe stupito l'osservatore; perocchè il luccicare delle armi ai raggi del sole scendente e il canto marziale degli inni mettevano in cuore un tripudio tutto nuovo, indefinibile. Camminavano allegri, e su quelle fronti abbrunate brillava la gioia e si specchiava il proposito fermo di vincere o morire. Baldi e spediti, serravano al petto con militare letizia le povere armi che loro era fatto portare, ed un sorriso di benevolo plauso sarebbe spuntato sulle labbra del mio lettore nello scorgere i dieci o quindici provvisti di carabina pulirlo marciando, spazzarne l'anima, nettarne il focone, caricarla, metterne il cane a mezzo punto, aggiustar ai fianchi la palliniera. Ed anco gli altri davano occhiate agli arnesi, apprestandoli e passandoli al più vicino commilitone in esame. Era proprio il coraggio italiano che li animava; e lo stesso Pardo, cacciatore provato, d'animo bellicoso, uso alle fatiche e alle lotte, ne inorgoglì;... giovani tutti, infiammati dal sacro amor di patria, desiosi di quella libertà per la quale avevano cospirato e sofferto, incoraggiati dai baci e dagli evviva, mescevano speranze e conforti, auguravano insieme
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