fedele?Pareva in uggia al secolo incostante.
Il convento s'apriva a qualche amante?Sconsolata, e chiudevasi.--E le vele?Verso Citera v?lte al suono de le?V?ole seguitava il trionfante
Tragitto il bel navilio pien di suoni,?Dai cordami di seta rispondenti?Come corde di cetra alle canzoni.
Le donne artificiose e sorridenti?Scordavano le labili passioni?Col core pronto ai capricciosi eventi.
Nella vita moderna comprendiamo?La storia tutta degli amor passati.?--Dal d�� che ingenuamente il motto: t'amo?Diciam, la prima volta innamorati,
Non sentiam solo in noi l'antico Adamo,?Ma insieme al suo l'amor di tutti i vati,?Il desir forte ed il languire gramo?Del mesto cor, dei sensi inacerbati.
Nell'estasi pi�� pura che levarne?Pu�� fino al cielo, pur sentiamo invisa?La colpevol memoria della carne:
Nel loto ove sguazziamo in bassa guisa?Un pensiero risorge a tormentarne,?E sogniam d'Abelardo e d'Eloisa.
X.
UNA VOCE
*
Era deserto il vasto cimitero,?Nella pace suprema silenzioso;?Qua e l�� pel verde prato, maestoso?S'alzava un monumento alto e severo.
E tra una fila di cipressi tristi?Stavan gli umili avelli al par sacrati;?Molti che qui passarono obliati?Alfin dormivan l�� cheti e non visti.
Pendean dal tempo scolorite e storte?Le antiche croci in legno nero--rotte?E infracidile ognor dalle dirotte?Pioggie inondanti il campo della morte.
Qualcuna si vedea su cui d'affetto?Ultimo pegno stava ancor posata?Una ghirlanda misera e sfiorata?Che la mestizia ne risveglia in petto.
Coperte di mal erbe e insiem d'oblio?Altre vedeansi ove taceano i lai:?Stavano l�� da niun compiante mai,?Con le due nere braccia aperte a Dio.
E nel vento spirante intesi voce?Lug��bre e fioca da una tomba uscita:?Era suon che ven��a dall'altra vita:?Mi piegai per udir sovra la croce.
--?O voi felici cui riscalda il sole!...?Dimmi, mortal, che fate ancor tra i vivi??O voi che avete il cielo, il mare, i rivi,?La terra, i fior, le piante, e le parole,
?Sospirate? Piangete ancor? Sperate??Che fate l��? V'amate ognor? Gioite??Ancor chiedete al tempo le infinite?Gioie fuggenti gi�� in dolor mutate?
?Ai raggi incantatori della luna?Sentite ancor le bramos��e nascose??Sonvi le selve ancor? Sonvi le rose?Ch'esalano l'amore ad una ad una?
?Ti parlo qui, mortal, dall'altra riva,?Dalla riva ove il vero �� senza velo.?Mi appar chiara la terra e aperto il cielo,?Bench�� giaccia quaggi�� di luce priva.
?Son qui da sola, in questo avel, gelata?Ultima stanza ove s'attende Iddio,?--Verr�� l'anime a scioglier dall'obl��o?Dell'angelo divino la chiamata?
?Ma fino allora, oh! quanto �� questa cella?Gelido albergo per il corpo stanco!?--Rigida sta nel suo lenzuolo bianco?Colei che un giorno fu chiamata bella.?
? *
Gorgheggiavano intanto gli augelletti?Smentendo tutte le tristezze umane.?Splendeva il sol sulle iscrizioni vane,?Sui nomi gi�� scordati--o benedetti.
Mormoravan le piante all'aura estiva,?E volsi il guardo al calmo firmamento,?Limpido come il ver, pien di contento,?Eterno sulla vita fuggitiva.
E dissi allor: Sognai. La tomba tace.?La tomba �� vuota. In tutto il cimitero?Compie natura il suo vital mistero;?Sorgono fiori dal terren ferace.
�� lieto il cimiter, natura �� lieta,?Il dolore �� nell'uomo e nella vita.?Il resto �� pien della gioia infinita,?Della gioia immortale a noi segreta,
O voce ch'io credeva udir dal suolo?Sorger v��r me con un mesto susurro,?Piomba dall'alto invece e per l'azzurro?Fino quaggi�� discendi ratta a volo!
Volsi lo sguardo al ciel--l'orecchio invano?Tesi aspettando l'implorata voce.?Scordavo il duol della vicina croce,?Ma il verbo non ven��a dal ciel lontano.
XI.
. . . . .
*
Fuggiva il giorno ed io pensai: l'estate?Segue la primavera e passa, e viene?Il queto autunno, e poi le sconfortate
Brume; ma pur dopo le amare pene?Giungon le gioie e l'esultanze liete,?Dopo le lotte son l'ore serene.
L'uomo dopo la vita avr�� quiete?Nella luce letal crepuscolare,?E dei desir pi�� non sapr�� la sete.
S��, una vita ventura che spaziare?Lascier�� l'alma nostra alfine pura?Come libero augello sovra il mare
Verr��, ma forse nella nostra oscura?Mente sogniam la speme d'una vita?Fulgida troppo in la sorte futura.
Dei mondi nella serie indefinita?Entro un mondo sarem di veli avvolto,?E la luce sar�� vaga e sbiadita.
Ne parr�� forse rivedere il volto?D'alcun che amammo sulla terra vieta,?Ma mestamente fia l'occhio rivolto.
Avrem raggiunto il porto, ma la m��ta?Ne apparir�� diversa e men lucente?Di quanto disse ogni miglior profeta.
Un grigio azzurro regner��; fian spente?Allor le tinte pi�� sonore e vive;?Tutto parr�� languire eternamente.
Color di perla, interminate rive?Si seguiran, cristalli inargentati,?E piante ignote d'ogni raggio schive,
E smorti fiori come addormentati?Nell'eterno sopor dolce e fatale,?E profumi sottili ed ignorati
Senza gli aromi turgidi del male,?Senza i poemi intensi del dolore?E dei peccati senza l'aureo strale,
Senza le lotte del terreno amore,?Sar�� quale ombra d'una vita arcana,?E regner�� dove non suonan l'ore
Una nuova mestizia sovrumana.
? *
Pure al domani sotto il sol raggiante?Che illuminava i piani e l'alte cime?E mutava ogni goccia in un diamante
E pareva attestare il ver sublime.?Sentii scendere ancor nell'alma lassa?Il peso della vita che ne opprime.
Mi parve ancor che qui ove tutto passa,?Ove il dolore sol di nostro �� certo,?E ogni voglia ne attira odiosa e bassa,
Ove tutti si va per cammin erto?E faticoso ad una ignota m��ta,?Non sapendo il perch�� d'aver sofferto,
Ove lo spirto mai non si disseta?E ribellar sentiamo prigioniera?L'alma rinchiusa nella fragil creta,
Temibile non �� per l'uom la sera,?Che alfin dir�� ci�� che a ciascuno �� ignoto,?E affermer�� se la
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