Le nostalgie | Page 8

Luigi Gualdo
ignoto,?E affermerà se la speranza è vera
O se il destino d'ogni senso è vuoto.
? * *
Ma sul mio capo s'avvolgean le spire?Dei rami d'una quercia secolare?Dal tronco immane che non vuol morire.
Ed ecco, a un tratto, io la sentii parlare!?Una rauca e sottil voce da un ramo?Su di me scese e dovetti ascoltare.
--?Ah! tu almeno t'arresti quando chiamo,?E fai silenzio a queste mie parole.?Odon le piante. Mentre leggevamo
Nel tuo pensier che ignora ciò che vuole?E che per false strade si disperde,?Ridemmo, chè sei cieco innanzi al sole.
Bello risplende delle frondi il verde?Sull'azzurro del cielo, e altero è il fiore,?--E in vani sogni il tuo pensier si perde,
Sorride il sol nell'allegro splendore,?E le messi che zeffiro accarezza?Piegano liete innanzi al mietitore;
è gaio il mare per la dolce brezza?E avrà la gioia pur della tempesta...?E trilla l'augellin che il guscio spezza.
Sulla terra e nel ciel dovunque è festa,?Pur chiuso è ancor dell'universo il fato?E l'avvenir che agli esseri s'appresta.
?Tutto è mister, ma nel tronco ingrossato?Scorrer sentiamo il vital succo, come?Il mondo sente vita in ogni lato.
L'aura folleggia tra le sparse chiome...?Vengon gli amanti uniti--e poi retrivi?Cercan sui tronchi nostri inciso un nome.
E le foglie agitiamo e siam giulivi?Ignorando il destino, e pur sentiamo?Che ovunque è vita. E tu solo non vivi?
Tu pensi e scruti e dici: il vero io bramo.?E intanto passano i momenti vani?E le fronde non vedi sul mio ramo,
Breve è la vita e lungo il suo domani,?Qualunque sia. Sorridi dunque e sorgi!?Qui non dormire i sonni tuoi malsani!
Il mondo è immensa gioia che non scorgi?.
XII.
LA CASCATA
Irradiata di sole, spumeggiante,?Dalla roccia scoscesa la cascata?Vedea cader laggiù--romoreggiante,
Inalterata.
E anch'io nel cor sentivami un torrente?Non bianco nè fulgente--doloroso--?Ma in quel posto si fè subitamente
Meno penoso.
Ed una voce udii tra quel fragore?Che mi disse: Tu pure hai la sorgente?Come la mia. Dessa si chiama Amore
Eternamente.
Lascia che scorra dal tuo core aperto,?In essa affogherai ogni tristezza;?Ti scorderai perfin d'aver sofferto
Nell'allegrezza.
Compresi il ver, provai la commozione?Che ne riempie l'alma tutta intera,?E mi sentii nel petto una tenzone
Dolce ed altera.
E a me stupito là su quella sponda,?Della vita tra il duolo e l'egra noia,?Parve il cader dell'acqua vagabonda
Pianto di gioia!
XIII.
ATARAH
AD ARRIGO BOITO
*
Atarah regna sopra un vasto impero;?Ha dolce l'occhio e lo sguardo severo,?E passa eretta fra le vinte genti.?Le sue pupille sono più fulgenti?D'ogni fuoco che brilla al diadema?Pel quale ognuno innanzi ad essa trema.?La strana gemma che il coturno allaccia?Dall'alto carro par che guardi in faccia?--Mentre il corteggio maestoso incede--?Il popol schiavo che le giunge al piede,?(Al piè divin che sa sulla cervice?Dell'uom posare e renderlo felice).?Ella è possente, e se bella non fosse?Col terror frenerebbe le sommosse;?E come un uomo ella saprìa regnare?E ricever l'incenso dell'altare.?Ed anco è bella, e se non fosse forte?Padrona pur sarebbe della sorte,?E senza scettro ella potrìa guidare?La moltitudin cui dal monte al mare?Abbaglia il ritmo di sue forme e il truce?Occhio languente dall'arcana luce.
Ella non teme alcun rivale e sfida?Che il più grande l'offenda o la derida,?E non paventa alcun Iddio e china?Non si prostra ad alcun, poichè è divina.?Sap?ente, l'immenso impero regge?E per sè non conosce alcuna legge?E frena il mondo e non subisce freno.?--E quando passa, alta e scoperto il seno?Marmoreo e bruno e coronata in fronte,?Porta la gloria alteramente e l'onte.
Prostràti al suolo crist?ani e mori?Miran tacendo i mostruosi amori?Cui potenza e talento ognor la spinge--?E i suoi desir stupiscono la sfinge?Che sogna sempre nella sabbia avvinta?Dall'immenso silenzio intorno cinta.
Ella tutto provò. Nei più segreti?Abissi del piacer con gl'inquieti?Sensi seguì la mente che galoppa,?La fantasia malsana; e nella coppa?Cercò l'ultima goccia. E tutto il campo?Del possibile scorse (come lampo?Che ovunque guizza) e lo trovò assai vasto,?Ma limitato. Nulla m'è rimasto??Disse sognando, e con la sua possanza,?Con l'ingegno che annulla la distanza,?Con la muta sc?enza della carne,?I toccati confin vuole allargarne.
Si risovvenne ed inventò. La storia?Le fu maestra, ma ad infame gloria?Peggiore ell'è d'ogni regina; strinse?Più stretti i nodi alla chimera e vinse?Semiramide stessa invid?osa?Nel superbo sepolcro.
A mente che osa?Aiutata dall'oro e dal potere?Natura cede.
E nelle calde sere?Perfino il puro ciel complice anch'esso?Parea s'inebbriasse, a lei sommesso?Con le infinite stelle. Ed ella in alto?Guardava meditando un qualche assalto?Per convertire coi desiri occulti?Il firmamento ad infernali culti.
Lo spirto suo è astuto, ardito e pazzo.?--Talor sdraiata in sull'alto terrazzo,?Talor seguente in mare le sue flotte--?Ora voluttüosa in lunga notte?Lontan dal sole nel gioir si affoga,?Ora il nemico di sua man soggioga.?Brevi battaglie lampeggianti adora?Ed orgie senza termine in cui l'ora?Passa obliata--Poi con regal calma?Oz?osa sogna all'ombra d'una palma.
? *
Ella tornava un dì da una vittoria?Suprema, cinta d'abbagliante gloria.?E bella al par d'una immortai guerriera...?Il suo serto splendeva nella sera?Siccome un sol notturno sulla terra,?E il popol suo e quello vinto in guerra?Tremavano davanti al suo passaggio.?Ed il cielo taceva sovra il maggio?Fiorito e caldo, e la città giuliva?Fiammeggiante brillava sulla riva,?Accesa tutta da un delirio immane,?Vivente mare fatto d'onde umane,
Sul re
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