Le commedie - lo astrologo | Page 3

Giambattista Della Porta
dire che i suoi vizi e mancamenti sieno virtú, se vuoi sperare utile; ché facendo il contrario, è molto pericoloso. Vorrei che vi valeste di quei consigli con li quali consigliate gli amici vostri.
PANDOLFO. ?Sempre fu grand'abondanza di consiglieri e carestia d'aiuti?. Vorrei piú tosto che mi escusasti che reprendesti: vo' aiuto e non consiglio. Se vuoi consigliarmi, ammazzami e finiscila presto: tanto è possibile lasciare questo capriccio quanto me stesso. In somma Artemisia....
CRICCA. Artemisia? proprio erba per i vostri denti!
PANDOLFO. ?A cavallo vecchio erba tenerella?.
CRICCA. Ben che lo confessiate che sète cavallo. Che volete donque? che vi sia ruffiano?
PANDOLFO. So che a te non si potrebbe fare piú gran piacere che essere richiesto di ruffianeria; ma io ti vo' per aiutante.
CRICCA. Dite su.
PANDOLFO. Tu sai che ci convenemmo insieme con Guglielmo, io dargli Sulpizia mia figliuola per moglie, ed egli a me Artemisia sua figliuola, chiedendomi due mesi a fare le nozze, finché andasse e tornasse di Barberia....
CRICCA. Ed in un'ora non poteva andare e ritornare dalla barberia?
PANDOLFO. Come in una ora si va nell'Africa?
CRICCA. Io pensava dalla barberia a farsi radere la barba.
PANDOLFO. ... Or io passava questo tempo al meglio che poteva con la speranza del suo ritorno, quando ecco nel piú bello delle speranze vien nuova che è sommerso nelle sirti. Quanto dolor n'abbi sentito lo lascio considerare a te.
CRICCA. Seguite.
PANDOLFO. Non potendo io piú sopportare, la feci chiedere a Lelio suo figliuolo, il qual mi fe' rispondere che in casa sua non si dilettavano di anticaglie ma di modernaglie, e molte altre parole ingiuriose. Né a me per tante ingiurie si è raffreddato l'amore, né posso lasciare d'amarla; ma or mi s'appresenta una occasione di conseguire il mio desiderio a dispetto di Lelio....
CRICCA. L'occasione avrei io caro d'intendere.
PANDOLFO. ... è giunto in Napoli un certo todesco indiano di lá della Trabisonda, dalla fin del mondo, astrologo mirabile e negromante;...
CRICCA. Come uno negromante vuole acquistar nome si finge di lontani paesi, come ne' nostri non vi fussero di simili animalacci.
PANDOLFO. ... e chiamasi Albumazzaro metereoscopico....
CRICCA. Il nome solo bastarebbe a farlo essere appicato senza processo!
PANDOLFO. ... Come è solo nella scienza, è cosí solo nel nome. Prima, mi vo' far indovinar se Guglielmo sia morto o vivo. Se è morto, che lo faccia risuscitare per un giorno, finché conchiuda il mio matrimonio, e poi farlo tornare a morire;...
CRICCA. E voi credete a queste bugie?
PANDOLFO. Le credo, arcicredo, stracredo.
CRICCA. Non sapete che la negromanzia è refrigerio di quelli miseri che si trovano in qualche strabocchevole desiderio?
PANDOLFO. Overo che trasformasse qualche persona in Guglielmo....
CRICCA. Che non trasformi voi in una bestia!
PANDOLFO. ... e che quel facesse le mie nozze. Ma di quanto ti ho detto, non bisogna che lo publichi e bandischi, ché mi rovinaresti i disegni, e giocarebbeno poi fra noi de' sgrognoni senza discrezione e di bastonate straordinarie: e giá te le puoi por nel libro delle ricevute.
CRICCA. Vi prometto operarmi in tutto quel poco che posso.
PANDOLFO. Ed un poco manco ancora, purché non vogli tradirmi. Or andiam a casa sua.
CRICCA. L'ora è tarda: sará meglio andarci domani.
PANDOLFO. Il ?domani?, il ?farò? e l'?andarò? sono figli del niente: bisogna andare ora.
CRICCA. Or riposano i vecchi.
PANDOLFO. L'innamorato non ha riposo mai.
CRICCA. Informatevi prima chi sia, ché forse sará qualche truffatore.
PANDOLFO. Guarda nol dire, ché intende quanto si dice di lui e ci fará andare in visibilium.
CRICCA. Chi?
PANDOLFO. L'astrologo.
CRICCA. E che, gli astrologhi sono Orlandi?
GRAMIGNA. (Arpione, va' a casa e riferisci ad Albumazzaro quanto hai inteso, ché io restarò alla porta).
CRICCA. Or andiamo dove volete.
PANDOLFO. Ecco la casa: dimanda costui.
CRICCA. Costui mi pare da Fuligno.
PANDOLFO. Che vuol dir ?fuligno??
CRICCA. ?Degno di una fune e d'un legno?!
SCENA III.
GRAMIGNA, PANDOLFO, CRICCA.
GRAMIGNA. Che dimandate voi?
PANDOLFO. Sète di casa?
GRAMIGNA. Son servo dell'astrologo divino.
CRICCA. Avrá ben bevuto l'astrologo, poiché è di vino.
GRAMIGNA. ?Divino?, cioè che sa delle stelle, delli cieli e di cose celestiali, e perché indovina.
PANDOLFO. Si potria parlare col vostro indovino?
GRAMIGNA. è ritornato stracco dalla caccia de spiriti e di intelligenze, e n'ha portato piú di cento carafelle piene; e or sta con quadranti, astrolabi e metereoscopi e altri stromenti, osservando la congiunzione de' pianeti.
CRICCA. Dunque i pianeti si congiungono in cielo e s'impregnano? e che cosa partoriscono?
GRAMIGNA. Buoni influssi quando son maschi, cattivi quando son femine.
CRICCA. Che flussi: di sangue o di cacaiole?
PANDOLFO. Dice ?influssi? e non ?flussi?, bestiaccia! Doppo l'osservazione avremo audienza noi?
GRAMIGNA. Si porrá a tavola a mangiare e bere.
PANDOLFO. Che berrá? che mangiará questa mattina?
GRAMIGNA. Una Venere allessa e un Mercurio arrosto.
PANDOLFO. Perché Venere prima e poi Mercurio?
GRAMIGNA. è uomo fuor del naturale.
CRICCA. Guardisi che non moia d'altro caldo che di sole.
PANDOLFO. Mangiando che beve?
GRAMIGNA. Liquore di pianeti, rugiade di stelle fisse, distillazioni di destini, quinte essenzie de fati, sugo di cieli.
PANDOLFO. Come li raccoglie? come se li beve?
GRAMIGNA. La notte, quando sta contemplando il cielo, li
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