Le Amanti | Page 3

Matilde Serao
e di
grande entusiasmo, poichè questa è la vita, e saggio chi sa apprezzarla e
viverla così. Eppure quell'amore nato tardi, nato improvvisamente,
come quei misteriosi e voluttuosi fiori del tropico che germogliano
ricchi e violenti, in una notte, quell'amore impetuoso destinato a essere
soffocato sotto le apparenze fallaci della cortesia, gli faceva tremare i
polsi come se lo assalisse, a ogni suo nuovo tumulto, il ribrezzo tragico
dell'agonia. In certe ore di pensiero, quando gli era concesso di
dialogare con l'anima sua, egli si stupiva della brevità di quella
passione, della sua semplicità, mentre sentiva dentro sè scardinato ogni
senso della realtà, mentre si sentiva preso per la vita e per la morte. Una
sera, in un ballo, egli aveva scambiato poche parole con la bruna e
pallida signora che ancora portava il nero vestito del lutto, dopo tre
anni di vedovanza, che bizzarramente trascinava al ballo il nero vestito
e la persona stanca, senza sorrisi, senza gioia: e come per un'attrazione
ipnotica, egli aveva seguito dovunque il nero strascico di velluto
ondeggiante, cupo velluto bruno, simile alle acque nere di un lago che
gli alberi coprono: egli aveva fissato gli occhi sedotti sopra la
mezzaluna di opali lattee, scintillanti in riflessi siderali azzurrini, che
mettea una luce selenitica fra i neri capelli di donna Grazia: e come la
snella persona muliebre si muoveva, indolentemente, da un salone
all'altro, egli sentiva di doverla seguire, come un'ombra. Levando lenta
lenta le palpebre, essa lo guardava, ogni tanto, tacendo: e una
irradiazione di fascino partiva da quei grandi occhi neri, arrivava sino a
lui, intensa, vibrante, conquidendolo, a poco a poco, ma continuamente,
ma sicuramente. Nè egli tentava difendersi. Aveva, in quell'ora, il cuore
arido e la vita fatta deserta, se non libera da una secreta catastrofe
famigliare: la donna cui avea dato il suo nome era assente, lontana,
nemica, egli era solo, in tutta la sua lunga giornata, solo. Perchè
difendersi? Si sentiva debole e misero come un fanciullo abbandonato,
mentre tutti applaudivano alla sua fermezza di carattere, al suo coraggio
virile, alla dignità fiera che gli aveva suggerito la risoluzione più
confacente al suo onore; egli si sentiva timido e fragile come lo stelo
secco, che nelle mattinate di autunno va in cenere sotto il piede brutale

del viandante, e lo sguardo di quella donna parea tremasse di
tenerissima pietà, parea che gli dicesse:
--Vieni.
Breve romanzo e intenso, condotto fuor di loro da una mano invisibile:
un giorno si erano incontrati fuori Roma, in quella umida, lugubre via
Angelica, lungo il fiume tragico che ogni giorno ha il suo morto. Chi
aveva strappato la dama ai suoi convegni aristocratici per mandarla a
contemplare i vortici traditori del Tevere? Chi aveva preso l'uomo alla
sua ambizione, alla sua politica, ai suoi affari? Esiste dunque una
fatalità nella passione; o il cuore ha la sua seconda vista, che è anche
qualche cosa di fatale; o vi è nell'anima una seconda vita latente,
incosciente, sopra cui nulla può la volontà?
--È vero che mi ami?--le aveva chiesto lui, arrossendo e impallidendo,
come se quella fosse la prima volta che parlasse di amore.
--Sì--ella aveva detto, senz'altro.
La virile mano dell'uomo aveva sfiorato la sottile mano guantata di
nero. Si guardavano e si sentivano bruciare di passione; una uguale
grande fiamma li ardeva. Più la reprimevano e più essa divampava
internamente, consumando le loro forze in una febbre singolare.
Temevano il mondo, malgrado che fossero liberi; lo temevano con una
paura di tutti i momenti, con un tremore come d'imminente catastrofe.
Niuno aveva il diritto di muovere loro un rimprovero, eppure essi
temevano tutto, l'uomo che passa e sogghigna, la donna che passa e
sorride, l'impiegato postale che consegna la lettera con uno sguardo
d'intelligenza, il servo che domanda permesso prima di entrare, l'amico
che assume un'aria discreta, l'amica che interroga con un cenno: la più
umile, la più sciocca creatura li faceva fremere di spavento. Forse,
amandosi in quella forma così rovente, sentivano di abbandonarsi a una
passione tanto diversa dai miseri e fallaci amori quotidiani, da dover
meritare l'invidia, il biasimo e la calunnia; forse, il segreto è la grande
condizione dell'intensità. Così si vedevano, alla sfuggita, ogni tanto,
avendo messo nella rapida ora tanti sogni, tante speranze, tanto fuoco
d'amore, che non trovavano parole, soffocati, come coloro che hanno le

vertigini degli altissimi pinnacoli; in tre o quattro mesi, fra la primavera
e l'estate, vivendo egli a una villa sui colli albani, essa nella palazzina
campestre fra gli aranci di Sorrento, si erano incontrati due volte, per
due giornate, in un villaggio presso Milano, la prima volta, a Baia la
seconda volta. Tutta la loro vita era sospesa a quei due giorni di
passione ardente; tutto l'intervallo fra quei due giorni non era che una
lunga aspettazione di giorni aridi e
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