in collera colla mamma, perchè non aveva già detto
tutto alla figliuola, e lanciò una filippica lunga, eloquente, persuasiva
contro il mal vezzo di tener le fanciulle nella più oscura ignoranza,
mostrando tutti i danni, che ne vengono alla salute del corpo e a quella
dell'anima....
La buona signora rimase convinta più che persuasa e:
--Dunque devo dirle tutto?
--Tutto.
--Ma proprio tutto, anche ciò che verrà poi....
--Sicuramente; tutto deve sapere.
--E perchè non glie lo dici tu?
--Io no: tocca a te il farlo. È dal labbro della mamma, che la fanciulla
deve imparare a conoscere i terribili misteri del sesso, coi suoi pericoli
e il suo fascino. Tu devi dirle tutto semplicemente, senza emozione
alcuna, senza nasconderle nulla, proprio nulla; come se si trattasse della
cosa più naturale di questo mondo. Nella religione è un rappresentante
di Dio, è un sacerdote, che dà il battesimo. Nel mondo dell'amore è la
mamma, che deve essere il sacerdote della nuova religione. Nell'anima
tenerella e vergine della fanciulla, è un'impronta che non si cancella più.
È ben diverso il nascere in una culla foderata di seta e d'amor materno o
nel povero letticciuolo d'un ospizio. E così è dell'amore: deve nascere
in un nido intrecciato dalle mani della mamma. Povera colei, il cui nido
fu fatto da mani straniere!
Povera colei, che impara a conoscere i misteri del sesso dalla lasciva
cameriera o dal vecchio libertino! Essa entra nel tempio d'amore per
una fogna, mentre dovrebbe entrarvi per una porta di marmo
inghirlandata di fiori.
CAPITOLO TERZO.
Il primo amore.
Emma da qualche tempo, e soprattutto dopo aver saputo dalla mamma
il nuovo Verbo, era sempre triste o dirò meglio malinconica.
La primavera della vita è come quella dell'anno.
Non si giunge ai tiepidi soli dell'aprile, nè alle inebbrianti rose di
maggio, che attraverso le nebbie e i venti rabbiosi del marzo.
E non si entra nel tempio d'amore, nel paradiso terrestre dei caldi
desiderii che attraverso le lagrime e gli isterismi della pubertà.
Può sembrare crudeltà della natura, ma non ne è che una ingegnosa
leccornia, un'ingegnosità di alto epicureismo.
Sulla soglia, che separa l'inverno dalla primavera, nasce la mammola, e
là dove la bambina, muovendo il passo, diventa donna, nasce e fiorisce
la malinconia, la mammola del sentimento.
Emma era appunto su quella soglia.
Quando essa non studiava o non era al piano, era sempre alla finestra.
Tutte le fanciulle adorano le finestre.... aperte o chiuse, non importa;
purchè possano guardare fuori, nel mondo di sopra, nel mondo infinito
che è il cielo; nel mondo di sotto, in quello piccino dove formicolano
gli uomini.
Tutti credono di sapere il perchè di questo gusto particolare di tutte le
fanciulle e darebbero dell'imbecille a chi dicesse di ignorarlo. Ma molte
di queste certezze non sono che ignoranze foderate di superbia.
Io, per conto mio, ci ho pensato sempre a quel perchè, e non sono
ancora sicuro di saperlo.
D'una cosa sola sono sicuro ed è che il perchè non è uno solo, ma sono
molti; molti come i sogni che attraversano il cielo notturno delle
fanciulle.
Esse guardano in basso per curiosità, per distrarre l'occhio col viavai
della gente, che per le vie cerca il pane o l'amore, la vendetta o il
contravveleno della noia.
Esse guardano a mezz'aria per spiare la vita delle cose vicine.
Esse soprattutto e più spesso guardano le nuvole, perchè esse van
navigando nel gran mare dell'ignoto e dell'infinito e i loro pensieri
mutan forma con esse, e i volti umani si trasformano in mostri marini e
le pecorelle si fanno draghi e i fiori diventan serpenti; proprio come
quaggiù nei viottoli del mondo, dove le speranze si trasformano in
disperazioni e dal seme della gioia nascono l'assenzio e l'aloe.
In basso, a mezz'aria o in alto poi, le fanciulle cercan sempre una stessa
cosa, una cosa sola: l'uomo.
* * *
E anche Emma guardava dalla finestra della sua cameretta, che dava
sulla via. E le ore filavano filavano senza noia e senza gioia, in una
fantasticheria piena di ombre e di poesia. Quanti poemi scriveva fra le
nuvole, quante commedie e drammi immaginava sulla terra!
La via dove abitava era larga, ma non tanto da non poter distinguere chi
abitasse la casa di faccia.
Ma questa era da un pezzo muta d'ogni voce. Il primo piano era abitato
da una ricca famiglia, che stava quasi sempre in campagna. E il
secondo era sfittato da un pezzo.
Un giorno però si videro spalancarsi tutte le finestre di quel piano e
comparvero figure di uomini, di donne, di bambini; tutta la colonia
d'una famiglia numerosa.
Emma però non vide che un giovanetto, che non doveva aver ancora
vent'anni, dacchè il primo onor del mento non poteva esser veduto che
molto da vicino o con forti cannocchiali. Del
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