la casa coi travagli quotidiani della toga e che tra gli altri molti figliuoli aveva un giovanetto, che studiava medicina all'Universit��. Quel giovanetto era Enrico.
E su Enrico si appoggiarono tutti gli incerti desiri, tutti i sogni di Emma; e in lui, senza avergli mai parlato, senza averne neppure di lontano udito la voce, cerc�� l'uomo.
E l'uomo Enrico cerc�� la donna Emma e l'am��, poeticamente, ingenuamente; con tutte le sublimi puerilit�� d'un primo amore.
Chi dei due fosse pi�� timido, non saprei dire; perch�� lo erano entrambi fino all'impossibile.
Egli scriveva dei versi, che voleva gettarle nella finestra aperta; ma i versi si accumulavano e rimanevano nel cassetto.
Essa voleva fermarsi, quando egli fosse apparso, e voleva rispondere con un sorriso al suo sguardo; ma continuava invece a fuggire e il sorriso rimaneva sempre inedito.
S'erano incontrati pi�� d'una volta anche per via e una volta anche in teatro in due palchi vicini. E allora si erano guardati pi�� a lungo del solito, cercando di arrossire il meno possibile.
* * *
Passarono sei mesi e le cose erano in questo stato:
Lui sapeva di essere amato, lei era sicura di essere adorata, e naturalmente ognuno di loro sapeva di amare. Dove per�� dovesse finire questo amore nessuno dei due sapeva, e non facevano un passo innanzi per avvicinarsi l'uno all'altra.
L'unica corrispondenza consisteva in ci��, che quando Emma vestiva per pi�� giorni di un dato colore, Enrico compariva alla finestra con una cravatta della stessa tinta.
Un giorno per�� Enrico si alz�� pieno di coraggio. Si sentiva un eroe e voleva approfittare subito di quell'eroismo, che poteva esser fuggitivo.
Esc�� di casa, comper�� un mazzolino di mammole doppie, e dopo averlo circondato di una foglia di stagnuola vi chiuse una pietruzza e un bigliettino con queste sole parole: Enrico alla sua adorata Emma.
Poi, dopo aver veduto che la finestra di lei era aperta, e che nessuno guardava da altre finestre, slanci�� con quanta forza aveva il mazzolino nella camera di lei.
Se non che egli tremava tanto e le forze eran tanto pochine, che il mazzetto cadde sul marciapiedi e un monello che passava di l�� in quel momento, lo raccolse e lo port�� via.
* * *
Fu tale lo spavento del povero Enrico di aver compromesso la sua Emma con quell'atto temerario, che per pi�� giorni non si affacci�� pi�� alla finestra, con grande sorpresa e grande dolore di lei, che ignorava i motivi di quell'assenza insolita.
Intanto lei si innamorava ogni giorno pi��.
Non solo amava lui, perch�� lo trovava pi�� bello, pi�� simpatico, pi�� intelligente di tutti gli altri uomini; ma amava gli studenti di medicina e i medici, perche avevan dei rapporti con lui.
A tavola, nelle conversazioni della sera, trovava sempre modo di condurre il discorso su argomenti di medicina e voleva sapere quanti anni durassero gli studii universitarii per conseguire il diploma di dottore e si informava dei medici, pi�� celebri della citt�� e voleva sapere i nomi di tutti i professori della Facolt�� medica.
Questa sua insistenza dava negli occhi alla famiglia, e nessuno poteva darsene ragione, non avendo il menomo sospetto sulla presenza dello studentino di faccia. Un giorno a tavola il babbo ridendo ebbe a dirle:
--Ma vorresti forse studiar medicina? Bada che sei troppo vecchia per incominciare gli studii universitarii.
Quando Emma esciva a passeggio colla mamma o con qualche amica si fermava sempre davanti alle botteghe di strumenti chirurgici e li guardava con affettuosa curiosit��, pensando che Enrico li avrebbe maneggiati e chi sa con quale perizia, salvando la vita a chi sa quanti infelici.
Nella vetrina dei librai cercava i volumi che trattavano di medicina, e bench�� non ne capisse neppure il titolo, li guardava e li riguardava con affetto.
Erano anche quelli cose del suo Enrico e gi�� sognava di vederli sul suo tavolo, quando sarebbero vissuti insieme e lei si sarebbe messa accanto a lui col lavoro fra le mani, mentre egli allo scrittoio stava studiando.
S��, egli studiava, ma ad ogni tratto levava gli occhi dal suo libro e la guardava teneramente negli occhi e le sorrideva e poi e poi le dava un bacio; un bacio come quello famoso, che aveva veduto dare dal cugino alla cugina, l�� sullo sportello del vagone.
* * *
Oh perch�� mai non si possono conservare per l'autunno dell'et�� adulta, per l'inverno della vecchiaia, tutti quei fiori, che ci sorridono sul capo, fra i piedi, che ci accarezzano il volto da ogni parte, quando attraversiamo la primavera della giovinezza?
Almeno di quelli che fioriscono nei giardini e nei campi i profumieri sanno distillarci essenze, che si chiudono in barattoli, e che di lontano ci richiamano il prato e il giardino; ma di quelli altri fiori, che si chiamano l'innocenza, l'amore, la spensieratezza, che sorridono e imbalsamano l'aria, chi ci serba l'essenza? Di quei pianti senza dolore, di quelle lagrime senza amarezza, che brillan nell'alba della vita, come gocciole adamantine di rugiada e
Continue reading on your phone by scaning this QR Code
Tip: The current page has been bookmarked automatically. If you wish to continue reading later, just open the
Dertz Homepage, and click on the 'continue reading' link at the bottom of the page.