Larte di prender marito | Page 5

Paolo Mantegazza
la casa coi travagli quotidiani della toga e che tra gli altri molti figliuoli aveva un giovanetto, che studiava medicina all'Universit��. Quel giovanetto era Enrico.
E su Enrico si appoggiarono tutti gli incerti desiri, tutti i sogni di Emma; e in lui, senza avergli mai parlato, senza averne neppure di lontano udito la voce, cerc�� l'uomo.
E l'uomo Enrico cerc�� la donna Emma e l'am��, poeticamente, ingenuamente; con tutte le sublimi puerilit�� d'un primo amore.
Chi dei due fosse pi�� timido, non saprei dire; perch�� lo erano entrambi fino all'impossibile.
Egli scriveva dei versi, che voleva gettarle nella finestra aperta; ma i versi si accumulavano e rimanevano nel cassetto.
Essa voleva fermarsi, quando egli fosse apparso, e voleva rispondere con un sorriso al suo sguardo; ma continuava invece a fuggire e il sorriso rimaneva sempre inedito.
S'erano incontrati pi�� d'una volta anche per via e una volta anche in teatro in due palchi vicini. E allora si erano guardati pi�� a lungo del solito, cercando di arrossire il meno possibile.
* * *
Passarono sei mesi e le cose erano in questo stato:
Lui sapeva di essere amato, lei era sicura di essere adorata, e naturalmente ognuno di loro sapeva di amare. Dove per�� dovesse finire questo amore nessuno dei due sapeva, e non facevano un passo innanzi per avvicinarsi l'uno all'altra.
L'unica corrispondenza consisteva in ci��, che quando Emma vestiva per pi�� giorni di un dato colore, Enrico compariva alla finestra con una cravatta della stessa tinta.
Un giorno per�� Enrico si alz�� pieno di coraggio. Si sentiva un eroe e voleva approfittare subito di quell'eroismo, che poteva esser fuggitivo.
Esc�� di casa, comper�� un mazzolino di mammole doppie, e dopo averlo circondato di una foglia di stagnuola vi chiuse una pietruzza e un bigliettino con queste sole parole: Enrico alla sua adorata Emma.
Poi, dopo aver veduto che la finestra di lei era aperta, e che nessuno guardava da altre finestre, slanci�� con quanta forza aveva il mazzolino nella camera di lei.
Se non che egli tremava tanto e le forze eran tanto pochine, che il mazzetto cadde sul marciapiedi e un monello che passava di l�� in quel momento, lo raccolse e lo port�� via.
* * *
Fu tale lo spavento del povero Enrico di aver compromesso la sua Emma con quell'atto temerario, che per pi�� giorni non si affacci�� pi�� alla finestra, con grande sorpresa e grande dolore di lei, che ignorava i motivi di quell'assenza insolita.
Intanto lei si innamorava ogni giorno pi��.
Non solo amava lui, perch�� lo trovava pi�� bello, pi�� simpatico, pi�� intelligente di tutti gli altri uomini; ma amava gli studenti di medicina e i medici, perche avevan dei rapporti con lui.
A tavola, nelle conversazioni della sera, trovava sempre modo di condurre il discorso su argomenti di medicina e voleva sapere quanti anni durassero gli studii universitarii per conseguire il diploma di dottore e si informava dei medici, pi�� celebri della citt�� e voleva sapere i nomi di tutti i professori della Facolt�� medica.
Questa sua insistenza dava negli occhi alla famiglia, e nessuno poteva darsene ragione, non avendo il menomo sospetto sulla presenza dello studentino di faccia. Un giorno a tavola il babbo ridendo ebbe a dirle:
--Ma vorresti forse studiar medicina? Bada che sei troppo vecchia per incominciare gli studii universitarii.
Quando Emma esciva a passeggio colla mamma o con qualche amica si fermava sempre davanti alle botteghe di strumenti chirurgici e li guardava con affettuosa curiosit��, pensando che Enrico li avrebbe maneggiati e chi sa con quale perizia, salvando la vita a chi sa quanti infelici.
Nella vetrina dei librai cercava i volumi che trattavano di medicina, e bench�� non ne capisse neppure il titolo, li guardava e li riguardava con affetto.
Erano anche quelli cose del suo Enrico e gi�� sognava di vederli sul suo tavolo, quando sarebbero vissuti insieme e lei si sarebbe messa accanto a lui col lavoro fra le mani, mentre egli allo scrittoio stava studiando.
S��, egli studiava, ma ad ogni tratto levava gli occhi dal suo libro e la guardava teneramente negli occhi e le sorrideva e poi e poi le dava un bacio; un bacio come quello famoso, che aveva veduto dare dal cugino alla cugina, l�� sullo sportello del vagone.
* * *
Oh perch�� mai non si possono conservare per l'autunno dell'et�� adulta, per l'inverno della vecchiaia, tutti quei fiori, che ci sorridono sul capo, fra i piedi, che ci accarezzano il volto da ogni parte, quando attraversiamo la primavera della giovinezza?
Almeno di quelli che fioriscono nei giardini e nei campi i profumieri sanno distillarci essenze, che si chiudono in barattoli, e che di lontano ci richiamano il prato e il giardino; ma di quelli altri fiori, che si chiamano l'innocenza, l'amore, la spensieratezza, che sorridono e imbalsamano l'aria, chi ci serba l'essenza? Di quei pianti senza dolore, di quelle lagrime senza amarezza, che brillan nell'alba della vita, come gocciole adamantine di rugiada e
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