causa che determina principalmente lo stato idrografico del
pianeta, e le vicende che nel suo aspetto periodicamente si osservano. Qualche cosa di
simile si vedrebbe sulla Terra, quando uno dei nostri poli venisse a collocarsi subitamente
nel centro dell'Asia o dell'Africa. Come stanno oggi le cose, possiamo trovare
un'immagine microscopica di questi fatti nel gonfiarsi che si osserva dei nostri torrenti
allo sciogliersi dei nevai alpini.
I viaggiatori delle regioni artiche hanno frequente occasione di notare, come lo stato dei
ghiacci polari nel principio della state, ed ancor al principio di Luglio, è sempre poco
favorevole al progresso dei viaggiatori; la stagione migliore per le esplorazioni è nel
mese di Agosto, e Settembre è il mese, in cui l'ingombro dei ghiacci è minimo. Così pure
nel Settembre sogliono essere le nostre Alpi più praticabili che in ogni altra epoca. E la
ragione ne è chiara; lo scioglimento delle nevi richiede tempo; non basta l'alta
temperatura, bisogna che essa continui, ed il suo effetto sarà tanto maggiore, quanto più
prolungato. Se quindi noi potessimo rallentare il corso delle stagioni, così che ogni mese
durasse sessanta giorni invece di trenta; nell'estate in tal modo raddoppiata lo
scioglimento dei ghiacci progredirebbe molto di più e forse non sarebbe esagerazione il
dire che la calotta polare al fine della calda stagione andrebbe interamente distrutta. Ma
non si può dubitare ad ogni modo, che la parte stabile di tale calotta sarebbe ridotta a
termini molto più angusti, che oggi non si veda. Ora questo appunto succede in Marte. Il
lunghissimo anno quasi doppio del nostro permette ai ghiacci di accumularsi durante la
notte polare di 10 o 12 mesi in modo, da scendere sotto forma di strato continuo fino al
parallelo 70° ed anche più basso; ma nel giorno che segue di 12 o 10 mesi il Sole ha
tempo di liquefare tutta o quasi tutta quella neve di recente formazione, riducendola a sì
poca estensione, da sembrare a noi nulla più che un punto bianchissimo. E forse tali nevi
si struggono intieramente, ma di questo finora non si ha alcuna sicura osservazione.
Altre macchie bianche di carattere transitorio e di disposizione meno regolare si formano
sull'emisfero australe nelle isole vicine al polo; e così pure nell'emisfero opposto regioni
biancheggianti appaiono talvolta intorno al polo boreale fino al 50° e 55° parallelo. Sono
forse nevicate effimere, simili a quelle che si osservano nelle nostre latitudini. Ma anche
nella zona torrida di Marte si vedono talora piccolissime macchie bianche più o meno
persistenti, fra le quali una fu da me veduta in tre opposizioni consecutive (1877-1882)
nel punto segnato sui nostri planisferi dalla longitudine 268° e dalla latitudine 16° nord.
Forse è permesso congetturare in questi luoghi la esistenza di montagne capaci di nutrire
vasti ghiacciai. L'esistenza di tali montagne è stata supposta anche da alcuni recenti
osservatori, sul fondamento di altri fatti.
Quanto si è narrato delle nevi polari di Marte prova in modo incontrastabile, che questo
pianeta, come la Terra, è circondato da un'atmosfera capace di trasportar vapori da un
luogo all'altro. Quelle nevi infatti sono precipitazioni di vapori condensati dal freddo e
colà successivamente portati; ora come portati, se non per via di movimenti atmosferici?
L'esistenza di un'atmosfera carica di vapori è stata confermata anche dalle osservazioni
spettrali, principalmente da quelle di Vogel; secondo il quale tale atmosfera sarebbe di
composizione poco diversa dalla nostra, e sopratutto molto ricca di vapore acqueo. Fatto
questo sommamente importante, perchè ci dà il diritto di affermare con molta probabilità,
che d'acqua e non d'altro liquido siano i mari di Marte e le sue nevi polari. Quando sarà
assicurata sopra ogni dubbio questa conclusione, un'altra ne discenderà non meno grave;
che le temperature dei climi marziali, malgrado la maggior distanza dal Sole, sono del
medesimo ordine che le temperature terrestri. Perchè se fosse vero quanto fu supposto da
alcuni investigatori, che la temperatura di Marte sia in media molto bassa (di 50° a 60°
sotto lo zero!) non potrebbe più il vapor acqueo essere uno degli elementi principali
dell'atmosfera di Marte, nè potrebbe l'acqua essere uno dei fattori importanti delle sue
vicende fisiche; ma dovrebbe lasciare il luogo all'acido carbonico o ad altro liquido, il cui
punto di congelazione sia molto più basso.
Gli elementi della meteorologia di Marte sembrano dunque aver molta analogia con
quelli della meteorologia terrestre. Non mancano però, come è da aspettarsi, le cause di
dissomiglianza. Anche qui, da circostanze di piccol momento trae la Natura un'infinita
varietà nelle sue operazioni. Di grandissima influenza dev'esser la diversa maniera, con
cui in Marte e sulla Terra veggonsi ordinati i mari ed i continenti; su di che uno sguardo
alla carta dice più che non si farebbe con molte parole. Già abbiamo accennato al fatto
delle straordinarie inondazioni periodiche, che ad ogni rivoluzione di Marte ne allagano

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