La vita sul pianeta Marte | Page 3

Giovanni Virginio Schiaparelli
selon nous, un
problème, dont la solution importe à notre temps". Questo è lo splendido programma al
quale il cosmologo francese ha consacrato il suo ingegno e la sua varia coltura. Leggendo
le sue pagine animate da calda eloquenza ed ardenti del desiderio dell'ignoto, si è tratti ad
esclamare coll'Ettore virgiliano:
Si Pergama dextra Defendi possent, certe hoc defensa fuissent
Se fosse stato possibile dimostrare la esistenza della vita e dell'intelligenza nei globi
celesti con altri argomenti, che con quelli della diretta osservazione, nessuno più del
Flammarion avrebbe meritato di farlo. Ma pur troppo è da confessare che, quanto a
risultati di osservazione, finora abbiamo poche speranze e nessun fatto. La Luna, che di
tutti gli astri è senza paragone il più prossimo a noi, e nella quale oggetti di 400 e 500
metri di diametro sono visibili senza troppa difficoltà nei potenti telescopi del tempo
moderno, la Luna non ha dato fatti, e non dà neppure speranze. Più la si esamina, e più si
ha ragione di credere, che sia un deserto di aride rupi, privo d'ogni elemento necessario
alla vita organica. Nè fatti, nè speranze si possono avere dallo studio della superficie di
Venere, che fra tutti i pianeti è quello che può avvicinarsi maggiormente alla Terra. La
sua atmosfera è perpetuamente ingombra di dense nuvole, le quali finora hanno impedito,
ed impediranno probabilmente ancora per lunghi secoli (se non per sempre) di conoscere

i particolari del suo corpo solido, e quanto su di esso avviene. Per ragioni non dissimili (a
cui si aggiunge la grande lontananza) nulla avremo a sperare in quest'ordine di idee dallo
studio dei grandi pianeti superiori, Giove, Saturno, Urano, e Nettuno. Quanto a Mercurio,
le sue osservazioni sono di una estrema difficoltà, avviluppato com'egli è di continuo
nella luce del Sole; tanto, che solamente negli ultimi anni è stato possibile discernervi
entro qualche macchia con sufficiente frequenza e determinare il vero periodo della sua
rotazione. Non parliamo nè del Sole, nè delle stelle, nè delle comete, nè delle nebule; tutti
corpi, dei quali la costituzione fisica non sembra propria alla produzione e alla
conservazione della vita, almeno nelle forme con cui noi l'intendiamo.
Tutte le nostre speranze si sono quindi poco a poco concentrate su Marte il solo astro che
possa giustificarle sino ad un certo punto, siccome or ora si vedrà. Tali speranze si sono
accresciute ed hanno raggiunto anzi presso alcuni un grado di esaltazione quasi febbrile,
dopo che un esame accurato di quel pianeta ha fatto scoprire in esso alcuni cambiamenti,
e un sistema di misteriose configurazioni, in cui con un po' di buona volontà si potrebbe
congetturare piuttosto il lavoro di esseri intelligenti, anzi che la semplice opera delle
forze naturali inorganiche. L'ultima grande apparizione di Marte ha dato origine ad
espressioni entusiastiche di tali speranze, specialmente presso i Nordamericani; i quali,
possedendo nel loro Osservatorio di California il più gran cannocchiale che mai sia stato
costrutto, avrebbero tutto il diritto al vanto di aver scoperto non solo un nuovo mondo,
ma anche una nuova umanità. Ma in Francia l'agitazione delle menti ispirata dal
Flammarion ha prodotto effetti anche più straordinari: ivi con tutta serietà sono proposte
ingenti somme come premio a chi sarà primo a dimostrare, per mezzo della diretta
osservazione, che esistono in alcuno degli astri indizî certi di esseri intelligenti. In
America poi ed in Francia si sta macchinando la costruzione di nuovi telescopi d'inusata
potenza, il costo dei quali si conterà per milioni. Fra tanti segni dei tempi questo almeno
ci dà diritto a sperar bene dell'avvenire. L'ansietà con cui molti guardano alle tenebre del
futuro non mi sembra in ogni parte giustificata. Non è vero che l'età presente, più delle
passate, manchi di elevati principi e di aspirazioni ideali. Il secolo decimonono può
considerare con orgoglio quello che ha fatto; il suo posto negli annali del progresso
umano non sarà senza gloria. A costo d'incredibili fatiche e di eroici sacrifizi esso ha
compiuto ormai l'esplorazione di tutta la superficie terrestre, sulle cui carte non restano
che poche lacune. Penetrando nelle viscere del nostro pianeta, ha mostrato la storia delle
trasformazioni a cui fu soggetto, ed ha rievocato dal loro sepolcro le infinite generazioni
che lo popolarono per milioni di anni. Coll'investigazione archeologica, collo studio
dell'etnografia e della filologia ha ritrovato i veri titoli di nobiltà del genere umano, e
fatto risorgere alla luce del giorno i primi prodotti delle sue civiltà. Con estese
associazioni di pazienti e di instancabili osservatori ha iniziato lo studio dell'atmosfera, e
delle sue leggi, che sarà uno dei grandi problemi del secolo XX. Ma tutto questo non gli è
bastato; e dopo aver proseguito energicamente nello studio dei cieli, della materia, e delle
forze naturali l'opera dei secoli anteriori e fondata la chimica degli astri, di cui prima
pareva follia
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