La trovatella di Milano | Page 9

Carolina Invernizio
amico intimo di un giovane, che gli ha
parlato molto di voi,--aggiunse marcando le parole.
Maria trasalì, divenne pallida.

--Di me? Forse s'inganna...
--Credo di no. Quel giovane si chiama Gabriele Terzi e si dice vostro
amante,--esclamò la contessina con accento ironico, mordente, perchè il
dolore la rendeva quasi cattiva.
Maria alzò con alterezza il capo: il suo sembiante parve irradiato da una
sublime fede...
--Gabriele non è mio amante, ma il mio sposo--proruppe con una specie
d'impeto.--Fra pochi giorni dobbiamo essere uniti ed egli ha rinunziato
per me ad una fanciulla ricchissima, che non amava.
Adriana dovette fare uno sforzo sopra sè stessa per non mostrare la sua
straziante emozione; ma il sorriso che dischiuse le sue labbra, apparve
un'orribile smorfia.
--Vi disse anche il nome di quella fanciulla?--chiese a denti stretti.
--Che m'importava saperlo, dal momento che ero sicura del cuore di
Gabriele?
--Ah! sì tenetevelo caro il suo cuore--replicò la contessina con tale
inflessione di voce, che fece trasalire la guantaia--soltanto pregate il
vostro sposo di essere più prudente e non parlare con tanta leggerezza
di voi cogli amici.
Poi, colla massima disinvoltura:
--Siamo intese, mia cara, tengo i guanti per me: la mia cameriera
passerà a pagarli.
Senza dare alla giovine il tempo di rispondere, suonò il campanello ed
alzata una portiera scomparve. Rientrò nel suo spogliatoio
profondamente accasciata e lasciatasi cadere su di un divano, nascose il
viso sconvolto in un guanciale di velluto ricamato e pianse, pianse
lungamente, mormorando fra i singhiozzi:
--Oh!... infame, infame... ed io che l'amavo tanto.

Una mano che si posò sopra il biondo suo capo, la fece trasalire, alzare
di botto... Era suo padre pallidissimo, commosso...
--Ebbene Adriana, avevo ragione?
--Sì, papa, sì... perdono...
Gli si gettò nelle braccia singhiozzando, nascose sul petto di lui, il viso
scolorito...
--Non piangere così: colui non merita le tue lacrime, ma il tuo
disprezzo.
Ella si scosse, un vivo rossore le salì alla fronte: gli occhi ridivennero
asciutti.
--Hai ragione, non voglio pensarci più--disse alzando risoluta il
capo.--E puoi avvertire Diego che accetto la sua mano.
Gli sguardi del conte lampeggiarono.
--Dici il vero? Non ti pentirai?
Ella soffocava fra i palpiti tumultuosi del cuore, tuttavia rispose con
voce ferma:
--Non ho che una parola e per mostrarti quanto la mia risoluzione sia
irrevocabile, ti prego ad effettuare il matrimonio al più presto possibile.
--Ma è ciò che io e Diego desideriamo, cara figlia mia,--mormorò il
conte con espansione.
E mentre le sue labbra menzognere si posavano sulla fronte
incontaminata di Adriana, pensava fra sè, con un sospiro di sollievo:
--Il briccone l'ha proprio indovinata!

CAPITOLO SESTO.

Vittime e seduttore.
Da circa due ore il marchese Diego Tiani si trovava nell'appartamento
ammobiliato preso in affitto presso il mercato delle erbe, attendendo
Maria. Egli passeggiava impaziente nel salotto, mormorando fra sè:
--Tarda quest'oggi; per fortuna sarà l'ultima volta: cominciava a
pesarmi questa commedia di sentimento, non adatta certamente per me.
Un leggiero tintinnio del campanello lo scosse, gli fece spuntare un
sorriso sulle labbra.
Corse ad aprire e la giovane guantaia era appena entrata, che Diego
senza osservarla, la strinse fra le sue braccia, ne cercò le labbra,
imprimendovi dei baci lunghi, ardenti.
Maria però, lungi dal corrisponderlo come altre volte, si svincolò
sdegnosa e mostrando il suo viso alterato, pallidissimo.
--Lasciami,--disse freddamente.
Diego aggrottò le ciglia.
--Che vuol dire questa novità? Ti sono forse venuti a noia i miei baci?
--No, ma non voglio che essi formino argomento di scherzo fra i tuoi
amici.
Era rimasta in piedi così parlando. Diego dinanzi a lei, la fissava con
sorpresa.
--Che intendi dire? Non ti comprendo.
Le labbra rosse di Maria avevano perduto il loro splendido colorito:
erano livide e tremavano convulse.
--Conosci un certo marchese Diego Tiani?--chiese.
Il giovane non battè palpebra.

--È uno dei miei migliori amici--rispose con perfetta calma,
impudenza--un buon ragazzo, al quale ho promesso di ricambiar presto
i confetti di nozze, perchè egli prende moglie fra poco...
--È vero che gli hai parlato di me?
--Senza dubbio e ciò deve provarti l'immensità del mio affetto. Diego
mi vantava un giorno la sua fidanzata, una sciocca che nutre molto
dispetto per me, non essendomi mai schierato nel numero dei suoi
ammiratori, e diceva che nessun'altra fanciulla a Milano poteva starle al
pari: allora io non seppi resistere e risposi al mio amico che se ti avesse
conosciuta, certamente avrebbe cambiato parere.
--Ed aggiungesti che ero tua amante, gli parlasti dei nostri ritrovi qui...
Il furfante fece un gesto di dolore. E gravemente, con una tristezza
infinita:
--Io?--esclamò--E mi crederesti capace di un'azione così vile?
--Perdono, perdono--proruppe Maria come fuori di sè, gettandogli con
impeto le braccia al collo--è stata quella contessina che me l'ha detto e
mi fece tanto male.
E mentre il giovane la traeva dolcemente sul divano, raccontò quanto le
era

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