ragguardevoli uomini politici, il fiore della cittadinanza. Il conte riceveva tutti con affabilità e confidenza, ma quanto più si mostrava in società espansivo, buon parlatore, allegro compagnone, altrettanto in privato era burbero, taciturno, glaciale.
Con sua figlia andava poco d'accordo, giacchè egli voleva darle in isposo un certo marchese Diego Tiani, un orfano che alloggiava nello stesso palazzo, perchè il conte diceva essergli stato raccomandato dal padre morente, e faceva la vita del gran signore. Ma sebbene Diego possedesse un sembiante incantevole, uno spirito inesauribile e contasse grandi ed innumerevoli trionfi colle dame, Adriana gli preferiva Gabriele Terzi, il figlio di un onesto commerciante, un giovane di alti intendimenti, con un cuore d'oro, una fisonomia dolcissima, aperta, leale.
Si erano incontrati ad una stazione balnearia, si amarono al primo sguardo scambiato fra loro e non era trascorso un mese, che se lo confessarono a voce bassa; giurandosi fedeltà eterna.
Gabriele giunto a Milano fece chiedere dal padre la mano dell'adorata giovinetta: il conte Patta rifiutò decisamente. Ma gl'innamorati non perdono giammai la speranza.
Gabriele si sentiva amato ed era quasi convinto che un giorno o l'altro, il conte si sarebbe piegato alle sue preghiere ed a quelle della figlia. Ed intanto andava ovunque trovavasi Adriana per ammirarne i vezzi, averne i sorrisi, raccogliere i fiori, che ella non mancava mai di lasciare cadere sul suo cammino. Diego sapeva tutto ciò ed esecrava il suo rivale e vedendo di non riuscire in alcun modo togliere l'immagine di lui dal cuore di Adriana, determinò di provocare il giovane. Ma questi rispose all'attacco con tal dignità, che il giovane marchese ne uscì sconfitto, umiliato. Allora la sua rabbia non ebbe più freno e l'ultima notte di carnevale, avendo sorpreso Gabriele sotto le finestre di Adriana, l'assalì a tradimento. Ma il giovane si difese con tale impeto, che disarmò l'assalitore, il quale dovette cercare uno scampo nella fuga, soddisfatto ancora di non essere stato riconosciuto.
Il giorno seguente, Diego si ebbe un lungo e segreto colloquio col conte. Allorchè il giovane lasciò il gabinetto, il gentiluomo apparve fortemente turbato e durò fatica a calmarsi.
Finalmente suonato con violenza il campanello, ordinò al cameriere accorso di far avvertire la contessina Adriana, che il padre desiderava parlarle.
E si sdraiò sulla poltrona ad attenderla. La giovinetta non tardò a comparire. Era adorabile nel suo semplice abito di flanella bianca, stretto alla cintura da un nastro di raso celeste. Un nodo di egual colore, le fermava le treccie biondissime, cadenti sulle spalle. Il suo viso di un ovale perfetto, era impareggiabile per nobiltà ed attrattive; la bocca aveva piccola e porporina, il naso diritto, colle narici lievemente dilatate, il colorito soave, gli occhi azzurri, grandi, vivacissimi.
Entrando, aveva un dolce sorriso sulle labbra.
--Eccomi, caro papà, disse avvicinandosi a lui e baciandolo in fronte, che vuoi dalla tua Adriana?
--Vorrei essere ubbidito.
Il tuono brusco con cui furono pronunziate queste parole, fecero trasalire la giovinetta.
--Non l'ho sempre fatto?--replicò.
--No, giacchè persisti nel rifiuto a sposare il marchese Diego.
--Ma io non l'amo, il mio cuore è di un altro.
--Che non sarà giammai tuo marito.
Adriana tremava d'una inaudita commozione, pure nel suo immenso amore per il giovane attinse coraggio, che in altra circostanza forse le sarebbe mancato.
--Ebbene sia--disse con voce sicura--rinunzierò a Gabriele, ma non sarò di Diego.
--E se io te l'imponessi?
--Non puoi volere la mia morte, perchè ti giuro che prima di appartenere a lui, mi ucciderei.
--Ma che ti ha fatto Diego perchè tu l'odia tanto?
--Nulla, ma un vago istinto mi dice di diffidarne e mi sembra che tu stesso ne abbia paura.
Il conte pallido come un morto, guardò Adriana con uno sguardo fisso e stralunato, mentre colla mano destra increspata, stringeva convulsamente la spalliera della poltrona.
--Io!--esclamò sordamente--Tu sei pazza e giacchè cerchi tutti i mezzi per sottrarti alla mia volontà, ti ripeto che in breve dovrai adempirla.
--No, mille volte no!--proruppe la fanciulla, benchè nell'accento del padre risuonasse una formidabile minaccia.
Parve che il conte volesse scagliarsi su di lei, tanto era l'impeto con cui si sollevò dalla poltrona; ma vi ricadde tosto, con un gesto di noncuranza e di disprezzo.
--Esci,--disse indicando freddamente l'uscio.
Adriana si ritirò senza rispondere. Il conte ebbe appena il tempo di passarsi una mano sulla fronte per scacciare qualche cruccioso pensiero, che da un altro uscio entrava nel salotto Diego.
Era il giovane che l'ultima notte di carnevale aveva cercato rifugio nel negozio della bella guantaia, sconvolgendole il cervello ed il cuore. Vestito colla raffinatezza degli eleganti suoi pari, sembrava più seducente, sebbene una lieve ruga attraversasse in quel momento la sua bianchissima fronte.
--Ebbene?--chiese sdraiandosi con famigliarità su di un divano, incrociando una gamba sull'altra e gettando sul conte uno sguardo audace e sprezzante--Adriana si ostina a rifiutarmi?
Il conte alzò bruscamente il capo.
--L'hai sentita?
--Sì.
--Dunque ho nulla a risponderti. Ed il meglio che tu possa fare, è di cambiare idea.
--Niente affatto, perdio! Non cedo con tanta facilità. Tua figlia
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