strinsi quella mano; e giurai, con un brivido.
--Se tu sapessi,--riprese lui dopo una breve pausa,--se tu sapessi come detesto tutto quanto ho scritto fino a ieri! Come ne ho rossore, sdegno, ira!
--Ciò significa semplicemente--diss'io--che la tua arte si rinnoverà!
--Ahimè! Cos'è dunque stata l'Arte per noi fino a ieri?--Un trastullo ozioso, sterile, inutile. Cos'è che l'ha scaldata e l'ha vivificata? Cos'è che l'ha innalzata?--E noi, che cosa abbiamo noi fatto? Come impazzati, come disperati siam corsi dietro un fantasma, una vana ombra che sapevamo di non poter mai raggiungere nè afferrare. Ed intanto avevamo un'anima. Ci siam noi curati di purificarla e di nobilitarla? Avevamo un ideale di perfezione morale. Ci siam noi studiati di seguitarlo e di esaltarlo agli occhi di tutti? Avevamo un ideale di Civiltà e di Giustizia. L'abbiamo noi predicato? Ci siam noi sforzati di apparecchiarne il trionfo nella coscienza della Umanità?
Oh se fosse possibile, se fosse ancora possibile tornare indietro con l'innocenza e la vergine forza d'allora!
--E perchè non dovrebb'essere?--obiettai guardando angustiato il suo viso su cui un gran fuoco s'era diffuso.
Ma egli non rispose: o forse non udì nemmeno. Si alzò, quasi con uno strappo, si avvicinò alla finestra, e stette un istante curvo dietro i cristalli, mentre le prime grosse gocce di pioggia vi crepitavan sopra, e la rabbia del vento assumeva una straordinaria veemenza.
Poi voltandosi ruppe:
--Povere moribonde razze latine! Guarda come il Nord con le vaste ombre de' suoi colossi ne ricopre l'agonia! E che sconsolata, che turpe agonia!
Io era come colui che nel sogno avverte un tenebroso pericolo che gli striscia alle spalle, e invano s'affanna a difendersene. Vorrebbe fuggire, e le gambe, di piombo, lo inchiodano su quel palmo di suolo. Vorrebbe alzar le braccia per agitarle--e le braccia non gli obbediscono più. E rimane così, immoto, agghiacciato di terrore, aspettando il colpo fatale che già vibra nell'aria.
D'un tratto parvemi che si soffocasse, in quell'aria chiusa e pesante. Balzai in piedi e volli aprir la finestra. Ma il vento irruppe, furibondo. Sollevò alte le tende, agitò e sconvolse le fiammelle delle candele, fischiò attraverso le fessure dell'uscio, e versò dentro un torrente di pioggia.
--Maledizione!
Richiusi dispettosamente, e chiamai Giuseppe, e ordinai il soprabito per uscire.
Avevo temuto che Pietro osservasse:
--Sei pazzo con questa sera d'inferno? Io non esco.
Invece si levò per accompagnarmi; e ciò mi procurò un indicibile sollievo. Dopo d'essermi soffermato a rimirarlo mentre s'avvolgeva nel suo mantello e s'accendeva una sigaretta, sentii con un secreto fremito di gioia il suo braccio che passava attorno al mio e vi si attaccava.
--Coraggio!--mormorò lui sulla soglia, quasi a sè stesso, come vide aperto l'unico ombrello. E un giocondo sorriso lo illuminò.
Nel fitto buio il vento ci salutò con un fiero assalto. La pioggia ci investì, ci sferzò, ci inondò.
--è tremendo--gridò Pietro con accento ilare.
E mi fece abbassar l'ombrello per riparar meglio la pioggia obliqua, e mi raccomandò che badassi a' piedi, per non isdrucciolare. Ce n'era infatti bisogno, scendendo la lunga scala di mattoni che allacciava il terrazzo al piano inferior del giardino, poichè l'acqua improvvisa e abbondante non trovando sufficiente sfogo nelle docce del terrazzo si precipitava per essa come in un fossato.
I miei piedi eran già tutti immollati, quando toccammo il fondo; tuttavia non mi passò nemmen per il capo l'idea di tornare indietro. Era così dolce, così commovente, così consolante tutto ciò!
Nell'affacciarci fuori del cancello ricevemmo un altro formidabile saluto. Qui il libeccio, libero da ostacoli, imperversava come mille diavoli scatenati. E il mare laggiù, sotto la rupe, rombava con un fragore immenso.
Un po' di paura colse me a' primi passi per lo stradone.
--è una pazza impresa!--gridai.--Vieni via!
--è magnifico! Avanti!
Io m'accontentai di serrar più forte il suo braccio al mio fianco.
Ma d'un tratto egli s'arrestò con un grido, si voltò indietro tendendo il braccio verso quel pezzo di strada che il fanale del cancello rischiarava: e nella luce tremolante m'additò un oggetto nero che scappava come una freccia, rotolando nella mota.
--Il mio cappello!--gemette. E gli si lanciò dietro correndo.
Io rimasi a guardarlo fino a che non lo raggiunse piantandovi sopra un piede con una voce vittoriosa.
Le gran risate, allora! Il cappello tutto lordo e malconcio; il vestito inzuppato e inzaccherato da cima a fondo--un vero orrore!
--Via presto per carità! A momenti ho tutta l'acqua nell'ossa!--supplicava ora lui. E crollava le braccia, per iscuoter la pioggia; e rideva, d'un riso fresco e spensierato di adolescente che innamorava.
Poi a Giuseppe che s'ingegnava alla meglio di rasciugarci, raccontò la storia, rabescandola di particolari.
Che felicità!
Il gas splendeva di nuovo nella sala. La faccia di Pietro s'era spianata; ed il vecchio servo pendeva ancora dalle labbra di lui con lo sguardo rilucente di attenzione e di devozione affettuosa.
Per questo io non mi meravigliai udendo:
--Datemi ancora un po' di cognac. Sono tutto gelato!
Bisognò che mi cadesse sotto gli occhi il bicchierino ricolmo, e quella mano esangue che
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