La pergamena distrutta | Page 5

Virginia Mulazzi
dell'Isola, e che ne conteneva anche la rinuncia, non si potrebbe rimediare: giacchè se don Francesco lo avesse conservato malgrado gli ordini del padre, non avrebbe che a mostrarlo per rendere vano ogni sforzo.
Quel frate era veramente un uomo dedicato esclusivamente a Dio, e che metteva nell'adempimento dei suoi doveri una convinzione sincera e profonda.
Buono, caritatevole, cercava ogni mezzo per far del bene: si chiedeva adunque con vera angoscia come dovrebbe agire in quella circostanza, che poteva metterlo in difficile situazione.
Ah! nessuno pensava veramente al morto!
Tutti sembravano impietriti.
Donna Livia si strappò prima a quella immobilità.
Si accostò al letto, e s'inginocchiò presso donna Rosalia. Nel passare dinanzi a don Francesco aveva incontrato il di lui sguardo, che non l'aveva mai lasciata un istante.
--Grazie, diss'ella quindi alla giovane cognata, quando le fu vicina; senza di voi, donna Rosalia, non sarei forse giunta in tempo.
--Sono io che vi devo molta riconoscenza, rispose la giovinetta: per voi mio padre non è morto disperato.... Ah! possa Dio perdonargli!
Donna Maria notò quel breve colloquio, e lo fece con un cenno rimarcare al fratello.
--Ah, mormorò questi, sì?... Donna Rosalia le era andata incontro senza che me ne avvedessi.... L'aveva prevenuta di tutto.... Sciagurata anch'ella!
Donna Maria non potè reprimere intieramente un leggiero sorriso.
Il cavaliere di Malta le si avvicinò:
--Oh! le disse sommessamente e con indignazione: non arrossite voi, donna Maria? Invece di calmare voi attizzate gli odj! Come lo potete in questo istante?
Ma ella era nel numero di coloro che credono lecita ogni colpa, purchè siano essi che la commettano.
Alzò sul cugino i suoi grandi occhi neri, e rispose poi, torcendo il bel capo:
--Come potrei io rispondere a tali rimproveri?
Cosa strana! Quell'uomo era coraggioso, franco: eppure rimase intimidito: si pentì quasi di aver ceduto ad un subito impulso di collera.
Certe sensazioni non si ragionano: non si comprendono nemmeno talvolta: ma si provano, benchè non abbiasi il coraggio di confessarle.
Don Francesco si era pure avvicinato al letto funebre del padre, ed immergeva i suoi sguardi ora in questo, ora nella sposa, ora in donna Rosalia.
Era impaziente: il prolungarsi di quella situazione gli pesava: ma però si conteneva perfettamente, tanto che il conte di San Giorgio, il quale l'osservava di continuo, si chiese se egli si fosse risolto a perdonar tutto ed a riparare la colpa del padre.
Dopo breve tempo il cavaliere di Malta si congedò freddamente da don Francesco: non sapeva che fare: andò a stringere con amicizia le mani di donna Rosalia, sua figlioccia: poi fece per parlare alla giovane duchessa; ma in quell'istante vide donna Maria guardarlo in un modo che lo spaventò: sicchè senza proferir parola, salutò profondamente donna Livia, ed escì.
Che significava tutto ciò?
Don Francesco fece sortire le sue sorelle: indi si rivolse a donna Livia:
--Venite, signora, le disse.
Ella si alzò e lo seguì. Era commossa; ma nulla indicava che fosse atterrita.
Il duca silenzioso la condusse nel loro appartamento in una sala, di cui rinchiuse gli usci: indi, piantandosi in faccia a lei, la fissò qualche momento senza parlare: finalmente diede libero sfogo alla sua collera.
--Ah! esclamò, voi pensaste dunque di potermi offendere impunemente? Mi credeste vostro schiavo, vostro trastullo? Non mi conoscete ancora?... Vi pentirete, signora, di quanto avete fatto: ve ne do la mia parola!...
--Mai! rispose donna Livia con voce sicura; mai mi pentirò di un'azione giusta.
--Un'azione giusta!... Osate chiamarla tale in faccia mia?...
Ed il duca furibondo fece un passo verso di lei: ma subito si arrestò. Gli è ch'ella era pur bella in quell'istante, in cui un nobile sdegno aveva acceso delle scintille ne' suoi grandi occhi, e ch'egli l'amava con vera passione.
Pure si vedeva ch'ella non cercava di affascinarlo: forse perciò appunto riesciva intieramente.
--Ah! mormorò tra sè don Francesco retrocedendo; mi sarebbe impossibile offenderla troppo! Dunque, cederò io questa volta a lei? No!
E si mise a percorrere la sala agitatissimo.
Egli aveva sposato donna Livia sapendo ch'ella non lo amava: anzi dopo che ella stessa lo aveva pregato di rinunziare alla sua mano, adducendo a motivo di quel rifiunto l'essere stata perdutamente innamorata di un cavaliere morto poco prima.
Bella, nobile, ricchissima, don Francesco aveva tentato ugualmente ogni mezzo per conseguirla; ma allora egli sperava dominarla facilmente: sin là aveva creduto la donna un oggetto di piacere, una distrazione, non di più; ma quando ebbe sposato donna Livia, comprese che ciò non era: non voleva convenirne però, e si rivoltava contro sè stesso per pensare talora il contrario.
Ed intanto si sentiva ogni giorno più trascinare verso quella donna giovane e bella, che metteva nel bene tanta forza quanta ei ne metteva nel male; e che al fascino della bellezza, della grazia, della gioventù, aggiungeva quello della superiorità del carattere.
Dopo aver passeggiato qualche tempo come un pazzo, il duca si rivolse di nuovo a donna Livia, che era rimasta in piedi dinanzi al camino.
--Voi non parlate, signora? le chiese con amarezza; perchè?
--Perchè parlando non
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