disse: un sacrificio: ma spero che voi me lo farete.
Don Francesco lo guardò sorpreso.
--Devo palesarvi, continuò l'ammalato, ciò che ho palesato ora al confessore: un segreto importantissimo, che riguarda la nostra famiglia.
--Un segreto! esclamarono attoniti i figli.
--Sì: ma non ho tempo da perdere: udite, udite! Io aveva un fratello, il sapete, figlio della seconda moglie di mio padre, il cavaliere dell'Isola, che tutti credono morto.
--Come, egli esiste forse? chiese don Francesco accigliato.
--Non lo so: lasciatemi continuare. Mio padre lo prediligeva: lo preferiva di gran lunga a me suo primogenito.... Io lo odiava.... ed avrei voluto....
Qui parve che al morente mancasse il respiro: ed infatti per qualche momento non potè proseguire. Ma quella specie d'affanno si dileguò, grazie a qualche goccia di un cordiale che donna Rosalia gli aveva appressato alle labbra.
--Avrei voluto nuocergli, riprese; farlo cadere in disgrazia di nostro padre; rovinarlo....
Il duca s'interruppe ancora, vedendo la porta aprirsi.
--Il conte di San Giorgio, disse il cameriere di confidenza dell'ammalato, che Vostra Eccellenza mi aveva ordinato di andar a chiamare.
E si ritirò per lasciar passare colui che aveva annunciato.
Un uomo di circa trentasei anni entrò nella stanza. Era il figlio dell'unica sorella del duca.
Vestiva di velluto nero, ed era fregiato della croce ottagona dei cavalieri di Malta. Quell'abito severo dava maggior risalto alla maschia bellezza dei suoi lineamenti.
Alla vista di lui un lampo di soddisfazione apparve sul pallido viso del duca.
Donna Rosalia guardò il conte come se sperasse qualche cosa dalla sua venuta.
Donna Maria e don Francesco fecero un gesto d'impazienza.
--Avvicinatevi, cavaliere, esclamò l'infermo.
--Ma, disse sommessamente don Francesco a suo padre, è conveniente ch'egli oda?...
--Oh sì! rispose l'ammalato ad alta voce: io lo voglio! D'altronde egli è della famiglia.
--Ma che avviene? domandò il cavaliere di Malta, accostandosi al letto.
--Lo vedete, disse il duca con un tristissimo sorriso: sto per morire.
E continuò subito:
--Mentre giungeste, conte, stavo confidando a' miei figli un segreto di famiglia. Rimanete: voi pure dovete udirlo.... Vi ho mandato a prendere espressamente....--Così, aggiunse tra sè, don Francesco non potrà....
Ma sentiva la vita spegnersi nel suo seno, e si affrettò:
--Il cavaliere dell'Isola, mio fratello secondogenito, non è forse morto....
--Come? che dite? interruppe il conte.
--La verità; lo odiavo: ascoltate. Vedevo con dispetto che, malgrado quella mia avversione, nostro padre, che l'adorava, avrebbe fatto in favor suo tutto quanto gli fosse stato possibile. Fu dunque con una gioja grandissima che mi avvidi dell'amore appassionato di mio fratello per una giovane avventuriera di meravigliosa bellezza, da poco giunta a Catania. Favorii segretamente quella sua inclinazione, consigliando ad un tempo la fanciulla ad essere severa seco lui. Mi guardai bene dal parlarne per allora a nostro padre: volevo attendere che le cose fossero giunte ad un punto che quel disgraziato, il quale contava appena venti anni, non potesse più retrocedere.... Ah che feci?... Quali rimorsi mi preparai!... Ma ora sono vani i rimpianti!... Almeno si potesse riparare!...
--Riparare? chiese freddamente don Francesco.
--Sì, rispose il vecchio, guardandolo fiso con ansietà mista a terrore.
Sospirò profondamente; indi proseguì:
--Io tacqui dunque, e mi adoperai in modo che mio fratello sposasse segretamente la sua amante. Non sostenni poi apertamente la parte di delatore; ma nostro padre fu istrutto presto d'ogni cosa per opera mia. Gli si fornirono le prove: non potè dubitare. La sua collera, nell'apprendere quelle nozze così ineguali, fu terribile, maggiore di quanto lo avessi sperato. Ne provai una infernale soddisfazione!... Oh! mio Dio! come potei esser sì tristo?...
Il vecchio duca era oltremodo commosso: sollevava al cielo lo sguardo, come per chiedergli perdono.
Tutti i testimoni di quella scena tacevano.
--Mio fratello, continuò il morente, fu diseredato, scacciato.... Le sue preghiere, le sue lagrime riescirono vane. Nostro padre fu inflessibile: sembrava ch'ei volesse tenere, nel punire il suo secondogenito, la stessa misura tenuta nell'amarlo....
--Dunque, interruppe di nuovo il conte di San Giorgio, fu allora che si disse il cavaliere dell'Isola partito per una guerra lontana, ove si credette poi da tutti che avesse trovato la morte?
--Sì: mio padre volle così, perchè l'onore della nostra famiglia ne rimanesse illeso: comperò coll'oro il silenzio del prete che aveva celebrato il matrimonio, e quello di due vecchi servi, i soli che conoscessero il vero. Così nessuno ebbe mai il menomo sospetto. Tutti considerarono il cavaliere dell'Isola come estinto. Sua madre da qualche anno era già morta, come la vostra, conte: sicchè nessuno tentò placare il duca.
--Oh sventurato! esclamò donna Rosalia: sapete che ne sia avvenuto?
--Ohimè no!...
Un sorriso impercettibile ed alquanto ironico sfiorò le labbra di don Francesco.
Donna Maria rimase impassibile.
--Ma, come volete mai rimediare allora, signore? domandò il cavaliere di Malta.
--Vi è un mezzo, in cui spero molto.
Tutti si fecero attentissimi.
Il morente impallidiva ad ogni istante più: si comprendeva facilmente come gli abbisognasse un supremo sforzo di volontà per non lasciarsi ricadere supino sul letto.
--Mio fratello, continuò con voce tronca, si era recato nell'Italia settentrionale, ed aveva preso servizio nell'armata della repubblica veneta
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