che pu�� suggerire la passione pi�� viva, l'amor proprio pi�� sconfinato, non aveva mai trovato nulla a rimproverarle.
Per�� in quell'istante avrebbe voluto atterrirla, perch�� da ci�� dipendeva in parte la riuscita di un piano ch'egli avea concepito subito dopo la distruzione della pergamena.
--Voi non parlate pi��, le disse ironicamente: oh dunque cominciate a temere!...
--No, signore: stavo pensando come mai ad un gentiluomo possa essere venuta l'idea di conservare un patrimonio non suo.
--Un gentiluomo deve pensare prima di tutto a sostenere il decoro della sua casa, e mio padre istesso fece per s�� lunghi anni ci�� che io vorrei fare.
--Ma si era pentito!
--Bene! sar�� sempre a tempo a pentirmi anch'io.
--Ora non avete pi�� prove, e....
--Perch�� voi distruggeste quella pergamena! esclam�� don Francesco con furore.
--S��: e ve lo ripeto: vorrei udire da voi che mi approvate; che siete disposto a riparare la colpa di vostro padre. Fatelo, signore, ed io cercher�� dimenticare questa scena dolorosa.
Ella fiss�� in lui il suo sguardo severo e profondo, che sembrava volergli leggere in cuore.
--Orgogliosa! mormor�� egli.
--Ascoltatemi, riprese donna Livia lentamente. Voi credete davvero che il rendere al cavaliere dell'Isola quanto gli si deve possa essere di gran danno alla vostra casa?... Ebbene, riflettete che ci�� non ��; od almeno che essa pu�� sopportare tal danno senza perdere nulla in splendore. La maggior parte delle sostanze che possedete vi rimarr�� ancora: tali sostanze saranno considerevolissime, ed unite alle mie assicureranno sempre a nostro figlio una delle rendite pi�� ragguardevoli della Sicilia... D'altronde la pergamena �� distrutta, e voi...
--La pergamena �� distrutta s��, interruppe egli con forza, ma se tutti tacessero, nessuno forse verrebbe a reclamare; anzi �� probabilissimo....
--Oh mio Dio! voi pensate...
--S��: penso che voi dovrete serbare il silenzio, come le mie sorelle... A questo patto soltanto vi perdoner�� il grave oltraggio che ho da voi ricevuto.... Ve lo perdoner�� perch��....
La guard�� un istante con passione.
--Ma, chiese donna Livia, ed il padre benedettino, ed il cavaliere?...
--Del padre benedettino non vi preoccupate; me ne incarico io. Quanto al cavaliere, vedremo....
Il suo sguardo si fece minaccioso.
--Dunque, disse la giovane duchessa con sdegno e con dolore, voi persistete?
--S��, rispose don Francesco con fuoco: e voi rammentatevi, signora, che guai se parlerete!
--Che io taccia? Che assecondi un simile progetto?... Ah, non sar�� mai! Non lo sperate!...
Il duca fece un gesto di rabbia. I suoi occhi scintillarono di collera: e non potendo contenersi pi�� a lungo, esc�� dopo aver detto a donna Livia con accento minaccioso:
--Riflettete, riflettete molto, signora: ve lo consiglio nell'interesse vostro.
E per distrarsi, pens�� occuparsi del frate benedettino che aveva confessato suo padre moribondo: si proponeva correre sulle di lui traccie verso il convento dove abitava.
III.
Il convento dei benedettini, a cui ricorrevano in quell'istante i pensieri dei duca, era un vasto e comodo edifizio situato nel centro di Catania.
L�� vivevano quei padri nella pi�� completa pace, dedicandosi allo studio dei libri antichi ed alle ricerche scientifiche e storiche.
Attiguo al convento eravi un bellissimo giardino, che gli stessi monaci lavoravano, ci�� che loro serviva di distrazione, di riposo.
Nella citt�� e nei dintorni si aveva per quei religiosi grande considerazione e rispetto, e si ricorreva sovente a loro per consiglio ed ajuto.
Molte volte taluno di essi aveva consolato degli infelici, rasciugate delle lagrime ed impedita qualche prepotenza.
Anche i cavalieri avevano talora, talora fingevano avere dei riguardi per quei frati.
Malgrado tutto questo per��, don Francesco credeva facilissimo ridurre il benedettino, ch'ei ricercava, al silenzio.
Era questo per lui come il primo passo che farebbe in una via la quale doveva divenire aspra soltanto procedendo.
Donna Livia, il cavaliere di Malta gli sembravano i soli, i veri ostacoli, nei quali avrebbe forse ad inciampare.
Il suo amore per la sposa gl'impediva non solo di punir lei, ma ben anche di punir donna Rosalia, come lo avrebbe voluto, come lo aveva detto. Ci�� gli allontanerebbe troppo, lo sentiva, donna Livia, La sapeva capacissima di qualunque pi�� forte risoluzione, ed anche avveduta tanto da mandarla ad effetto.
La sofferenza da lui avuta quella notte, i rimproveri sopportati dalla duchessa lo facevano arrossire di s�� medesimo. Cedere, riparare la colpa del padre gli sarebbe sembrato una gran debolezza; come se fosse debolezza il saper vincere i pregiudizii creati da un amor proprio eccessivo.
Il potere, che donna Livia aveva sopra di lui, umiliava il duca; ma era grande, immenso: tale che, se ei non fosse stato s�� orgoglioso, s�� ostinato soprattutto, sarebbe caduto a' suoi piedi quella notte; s��, quella notte istessa in cui ella aveva s�� arditamente distrutta la pergamena.
Grazie alla di lui alterigia per��, colla quale in apparenza soffocava la sua passione, nessuno, donna Livia istessa, sapeva fino a qual punto egli l'amasse.
Quell'amore era una specie di tormento per un uomo del carattere del duca.
In un tempo in cui le donne non sapevano opporre ai voleri ed anche alle ingiustizie dei mariti, dei padri, dei fratelli che una barriera
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