Tu dovresti stare per la scienza, Bice, e farci il thè.
--Trecentoventinove,--proruppe Giorgi:--dottore, Prinetti ha bisogno di voi, sta male.
--Starebbe meglio se, invece di perdere delle puglie, perdesse un po' di grasso. Sei tornato troppo presto dall'Africa; con qualche altro anno laggiù ti saresti prosciugato.
Quando Bice ebbe servito il thè a tutti, tornò presso il camino: l'atmosfera del salotto sembrava cambiata. Rosa, la vecchia cameriera, venne silenziosamente a mettersi dietro De Nittis: la sua faccia grinzosa, fra la cuffia nera e il largo fazzoletto di lana a quadroni cupi sulle spalle, pareva assopita. Adesso tutti parlavano, il dottore era tornato alla sua poltrona, De Nittis, il solo che fumasse, aveva accesa una sigaretta costringendo Bice ad accettarne un'altra; ma la ragazza sembrava ricadere, ogni tanto, in una penosa meditazione.
De Nittis le prese una mano.
--Domani verrà Lamberto.
Ella sussultò.
--L'ho visto oggi; fra voi due è necessaria una spiegazione. Dovete ascoltarlo, prima di giudicare.
--Perchè ascoltarlo, quando ho già sentito?
--Ascoltatelo nullameno. Voi non siete una donna volgare, per la quale il dispetto possa essere una ragione; quando gli avrete parlato, sentirete che cosa il cuore vi detta. La vita è troppo profonda, perchè si possa pretendere di indovinarla alla prima ruga della sua superficie.
Ella parve raccogliersi.
--Mi dirà quanto ha detto a voi, che non ne siete rimasto persuaso, poichè non volete ripetermelo.
--Bice, voi soffrite troppo ora.
--No, è passata.
E si stese languidamente sulla poltrona: la sua debolezza, in quel momento, era pietosa. De Nittis la considerò a lungo, respirando quasi involontariamente la poesia dolorosa della sua figurina.
Dopo qualche minuto, Bice riprese con voce lenta:
--Mia madre è morta d'amore, me l'avete detto voi stesso. Quando penso a lei, io, che non ho potuto conoscerla, credo che dovrò morire di una morte anche peggiore. Mi fa pena per voi altri, specialmente pel povero dottore; egli avrebbe voluto fare di me una giovinetta fiorente, e non è riuscito che ad una larva di donna.
De Nittis protestò con un gesto.
--Non vedete come tutti siete penosamente preoccupati della mia rottura con Lamberto, temendo che ne esca infranta? Qualunque altra ragazza vi si mostrerebbe nella pienezza della propria natura; io debbo invece ritrarmene. Sono come quei cagnolini, che scappano in casa al primo tuono.
--Ho promesso a Lamberto che lo riceverete dimani, sulle due,--rispose De Nittis tagliandole quello sfogo.
Ella titubò.
--Lo volete?
--Sì, per voi.
Bice rimase lungamente incantata nella fiamma. La sua fisonomia, non bella, perdeva in tale fissazione quella dolce gracilità di ammalata, che era la sua sola luce; allora De Nittis tacque, ma conoscendo tutta la delicata energia della sua anima, avrebbe preferito qualunque altra reazione angosciosa all'abbattimento di quella calma. La vecchia Rosa scambiò uno sguardo con lui.
--Che cosa avete mangiato oggi?--chiese a Bice il dottore.
--Non ho mangiato.
--Allora invitatemi a cena, mangeremo insieme.
Ella diede un'occhiata supplichevole.
--Benissimo, dieta dappertutto!--proruppe.--Domani mattina alle undici verrò a far colazione qui; vedremo un poco! Rosa, sapete che voglio mangiar bene.... ho mangiato così male da studente, che me ne ricordo ancora. Adesso, signorina,--proseguì consultando il proprio orologio, un grosso cronometro d'oro,--mi farete il piacere di andare a letto. Verrò a salutarvi nella vostra camera.
--Ma, dottore....
--Niente! vai, o ti porto via in braccio.
Ella si alzò con Rosa, salutò tutti: il dottore le diede un bacio sui capelli.
Erano le dieci e mezzo, il salotto tornò grave.
--Temete che si ammali?--chiese a bassa voce la contessa Ginevra al dottore.
--No.
De Nittis era pensieroso. Quell'aria rassegnata di Bice significava che la ferita era profonda, quindi la sua eccessiva debolezza rendeva, malgrado ogni asserzione del dottore, probabile una catastrofe. Tutti lo temevano.
--Vi dico,--egli replicò, dopo una pausa,--che non si ammalerà. Perchè si ammalerebbe? Ella non ama Lamberto.
--Non ama Lamberto!--proruppe Giorgi.
--E perchè?--chiese De Nittis fissando sul dottore uno sguardo luminoso.
--Perchè?! Essa è troppo anemica per amare davvero un giovane così bello e robusto.
A questa osservazione, terribile nella sua semplicità scientifica, nessuno rispose. Poco dopo il dottore, andandosene con De Nittis, passò nella camera di Bice.
Ella aveva ubbidito, era a letto. Invece di tastarle il polso, egli le pose carezzevolmente una mano sulla fronte.
--Ho detto a Rosa che domattina vi prepari la polenta cogli uccelletti: ho indovinato?--gli domandò due volte sorridendo.
Bice aveva sul cuscino un magnifico gatto, con la testa quasi più grossa della sua, e due grandi occhi chiari.
--Almeno non leggere;--egli le rispose brontolando.
E uscì, dopo averle rimboccato la punta delle coperte sotto il capezzale.
II.
La mattina a colazione Bice pareva più calma. Nullameno il suo pallore aveva quei toni cerei, che fanno quasi dubitare della presenza del sangue, dando alla pelle l'apparenza di una cosa morta. Invece il dottore, sempre in piedi per tempissimo, e a quell'ora già collo stomaco alacre, divorava ogni cosa con appetito giovanile cercando d'incitarla; poi era venuta anche la contessa Ghigi per condurlo da una sua protetta povera.
Quella mattina Ambrosi era di buon umore, giacchè solamente a sera, dopo aver girato ed altercato cogli infermi della sua vasta clientela, lo
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