pubblico. Spaventano di più quelle che si fanno in privato.
NICOLETTA.
Io ne ho fatta una che era un misto tra il pubblico e il privato.
RAIMONDO.
Mi metti in curiosità.
NICOLETTA.
Te l'avranno scritta anche questa. Sono andata in pallone, con un capitano del genio. La partenza fu pubblica, naturalmente; ma quando fummo lassù si era in privato.
RAIMONDO.
Questa non la sapevo.
NICOLETTA.
Hai avuto dei cattivi informatori.
RAIMONDO.
Un capitano del genio, hai detto? Come si chiamava?
NICOLETTA.
Parella.
RAIMONDO.
Un biondo, alto?
NICOLETTA.
Sì, con un naso lungo così!
RAIMONDO.
E fu un'ascensione felice?
NICOLETTA.
Felicissima. Si discese ad Anzio, dopo essere saliti a 2000 metri. Io presi il treno e tornai a Roma, lui rimase a ripiegare il pallone. Quella volta però, ho avuto un piccolo scrupolo di coscienza, di essere stata meno americana del solito. Avevo una voglia matta di salire in pallone. Allorchè mi si presentò l'occasione, l'afferrai subito, pensa! Ma quando seppi che non si poteva salire che in due, rimasi titubante. Ricordo che insistetti perchè si accettasse nella navicella anche la zia. Impossibile: ho dovuto salir sola col capitano.
Si alza.
Infine, ti avranno detto che un giorno, essendomi stato riferito che un bellimbusto sparlava di mia madre, lo andai a cercare da Aragno, e trovatolo seduto a un tavolino, con parecchi amici, gli scaraventai due ceffoni che se li ricorderà sin che campa. Lo sapevi?
RAIMONDO.
Questo sì. E lo scandalo che ne nacque.
NICOLETTA.
Nessun scandalo. I suoi amici volevano protestare, ma tutti gli altri--il caffè era zeppo così--mi fecero un'ovazione. E un vecchio senatore, molto rispettabile, mi offrì la sua carrozza e mi riaccompagnò a casa. E sai che mi disse sul portone? Se avessi trent'anni di meno, signorina, salirei dal babbo a chiedere la sua mano. Lo ringraziai, e gli risposi che se avessi avuto vent'anni di più mi sarei offerta a lui per fargli da governante. Siamo diventati amici; e quando alla Camera si prevedevano degli scandali, mi mandava i biglietti per la tribuna riservata. Sai, gli scandali parlamentari sono i soli a cui possano assistere anche le signorine.
RAIMONDO.
Però tuo padre volle trasferirsi a Milano.
NICOLETTA.
Ah! Ti hanno detto che fu per questo? Niente affatto. Fu per la zia, che a Roma non poteva vedercisi. Perchè noi si è lombardi, e a Roma ci si era andati, quando ero bambina, per un capriccio della mamma. Quando la zia fu vecchia volle tornare, e si tornò. Pel babbo, qui o là, era la stessa cosa. Per lui si trattava di trasportare un mappamondo; e le stelle ci sono anche a Milano. Poi la zia morì, morì anche papà, ed io fui raccolta da vecchi amici, molto spaventati di questa tegola che era loro piombata sul capo....
RAIMONDO.
E da cui Piero li ha liberati.
NICOLETTA.
La parola è dura....
RAIMONDO.
Scherzavo, come te.
NICOLETTA.
....ma è esatta. Fu una liberazione per quella buona gente. Piero però, nella sua lealtà, ti avrà detto che nessuno, io meno di tutti, si fece nulla per....
RAIMONDO.
Oh! non lo penso neppure! E, del resto, trovo che se ricambiavi il suo affetto, avevi bene il diritto di mostrarglielo o di lasciarglielo capire. Perchè son persuaso che per amore soltanto, non per interesse, hai accettato di diventare sua moglie.
Un breve silenzio.
Non rispondi?
NICOLETTA.
Per amore?... No, l'ho sposato senza esserne innamorata.
RAIMONDO.
Me lo dici con molta franchezza.
NICOLETTA.
Non so mentire.
RAIMONDO.
Davvero? Avresti questa sublime virtù?
NICOLETTA.
Non so mentire sui miei sentimenti. Oh, le piccole bugie necessarie, quelle...! Perdio noi donne abbiamo la necessità assoluta di dir delle piccole e qualche volta anche delle grosse bugie....
RAIMONDO.
Infatti qualcuna l'hai già detta anche a me.
NICOLETTA.
Può darsi. Non ricordo. Ma sui miei sentimenti non so mentire. Ho accolta la domanda di Piero con molta gioia, anzi con un certo orgoglio. A venticinque anni, nella mia condizione, il trovar un uomo come lui, che si accendeva sul serio per me e che mi offriva il suo nome, era, e lo capii, una fortuna, e una grande soddisfazione. Non lo amavo, ma provai per lui un grande affetto....
RAIMONDO.
Serio, quasi solenne, e insieme pauroso.
E dopo?
NICOLETTA.
Dopo?
RAIMONDO.
Adesso?
NICOLETTA.
Gli voglio molto bene.
Siede al pianoforte. Un silenzio. RAIMONDO si alza, va vicino al terrazzo, butta la sigaretta, poi ridiscende.
RAIMONDO.
Mi permetti una domanda indiscreta?
NICOLETTA.
Tutte quelle che vuoi.
RAIMONDO.
Sei mai stata innamorata?
NICOLETTA.
Mai.... Ho avuto dei flirts.... sciocchezze da ragazza....
RAIMONDO.
Dopo un breve silenzio, standole dietro, e posandole una mano su la spalla; con voce in cui è un'intima commozione rattenuta.
Cerca d'innamorarti di tuo marito.
NICOLETTA.
Senza voltarsi, e posando leggermente la mano sulla tastiera.
Non sono cose che si fanno per progetto.... E poi, perchè? Io non so se non ne sarebbe guastata la nostra esistenza. Così, io l'ho reso e lo renderò felice.
RAIMONDO.
Subito, quasi suo malgrado.
Chi sa?
NICOLETTA.
Volgendosi a lui di scatto.
Ne dubiti?
RAIMONDO.
No, ora egli è felice. è tanto innamorato! Speriamo che duri sempre.
NICOLETTA si alza.
Speriamo.
Si allontana.
RAIMONDO.
Dopo breve silenzio.
Sei veramente una donna strana.
NICOLETTA.
Perchè?
RAIMONDO.
Hai detto uno "speriamo!" Mi pare che in te dovrebbe essere qualcosa di più e di meglio di una speranza: ma desiderio, ma proponimento, ma volontà che sia.
NICOLETTA.
Son fatalista. Certo è che da parte
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