La crisi | Page 9

Marco Praga
da dirmi?
RAIMONDO.
Doloroso, ma sempre deciso.
Non �� un tranello, no. Ho le prove.
NICOLETTA.
Ah!
RAIMONDO.
Ma avrei preferito che tu negassi, che tentassi almeno di negare. Questa tua impudenza mi atterrisce.
NICOLETTA.
Mi pare di averti gi�� detto che non so mentire.
RAIMONDO.
Menti con tuo marito, pertanto.
NICOLETTA.
Ha un fremito d'ira, sta per rispondere, invece gli volta le spalle, e mormora fra i denti.
Sciocco!
RAIMONDO.
Hai detto?
NICOLETTA.
Niente. Che hai da dirmi, ancora?
RAIMONDO.
Che ho da dirti?
Si avvicina a lei e l'afferra al polso.
NICOLETTA svincolandosi.
Non mi toccare!
RAIMONDO.
Si direbbe che vuoi sfidarmi! Hai gi�� preso il tuo partito? Vuoi giocare d'audacia? E se accettassi la sfida? Se dicessi tutto a Piero?
NICOLETTA sicura.
Non lo farai.
RAIMONDO.
Colpito, suo malgrado, ritraendosi d'un passo, e come assalito da un accasciamento improvviso.
�� vero. Non lo far��. Ma se lo indovinasse? Se lo sapesse da altri?
NICOLETTA.
Sar�� affar mio il difendermi.
RAIMONDO.
Ed �� questo tutto ci�� che trovi da dirmi?!
NICOLETTA.
Non altro per ora.
RAIMONDO.
Ma che donna sei? Che malvagia, che ignobile creatura ha dunque assunto il mio nome?
NICOLETTA fiera, sdegnosa.
Ti prego! Avevi la grande notizia da darmi: che mi hai spiata, che hai comperato un portinaio o un servo.... Me l'hai data. Ti sei cavato questo gusto abbietto e crudele. Sta bene. Ora basta. E non m'insultare. Sono in casa mia.
RAIMONDO.
Sei in casa di mio fratello.
NICOLETTA.
Con audacia sempre crescente.
Sono in casa mia!
RAIMONDO sta per prorompere. Il suo impulso �� di precipitarsi su di lei, ma si frena e si vince. Convulso, fremente, tituba ancora un istante, poi si risolve: prende il cappello che aveva posato su una sedia e si avvia per uscire. NICOLETTA, che lo spiava con la coda dell'occhio, vedendolo avviarsi, ha ad un tratto una rapida visione paurosa di ci�� che pu�� accadere. Corre alla porta di fondo e lo richiama.
NICOLETTA.
Di'.... scusa.... una parola ancora.
RAIMONDO, ch'era gi�� scomparso, ritorna e si ferma su la soglia della sala da pranzo. NICOLETTA �� ridiscesa verso destra e gli volge le spalle.
NICOLETTA.
Sforzandosi di assumere un tono d'indifferenza, ma con un gran orgasmo nella voce.
Se non sbaglio, dovevi far colazione qui, oggi. Non verrai?
RAIMONDO.
Ah no!
NICOLETTA.
Allora.... avvertirai mio marito? Gli manderai un biglietto?
RAIMONDO.
Non so.... s��, gli mander�� un biglietto.
NICOLETTA.
Per oggi. E domani? E domani l'altro? E.... sempre? Come spiegherai, a lui, di non mettere pi�� piede qui dentro, di non aver pi�� rapporti con me?... Perch�� suppongo che....
RAIMONDO.
Naturalmente.
NICOLETTA.
E allora?... Sai, te lo domando unicamente per metterci d'accordo, se lo credi necessario.... per non contraddirci.
RAIMONDO �� rimasto sulla soglia. Non risponde. Si copre il viso colle mani, come per raccogliersi, come se gli girasse la testa e instintivamente volesse fermarla.
NICOLETTA.
Allora?
RAIMONDO doloroso.
Non so, non so. Bisogna che ci pensi. Non ho la.... vostra calma.... io, non ho un cuore di bronzo. Penser�� al da farsi.... Mi finger�� ammalato.... poi lascier�� Milano, per sempre.... Non so.... Oggi non sono in grado di decidere.... di provvedere....
Un silenzio.
NICOLETTA.
Troverai modo di avvertirmi.... se lo crederai opportuno.
Si siede a destra.
RAIMONDO.
Vi avvertir��, siate tranquilla.
Si avvia per uscire, ma fatti due passi, si arresta, si volge, ridiscende.
No, no! Bisogna decidere oggi. �� urgente anzi. E poi, meglio uscirne, meglio finirla subito tra noi due.
Non pu�� reggersi, e cade a sedere su una sedia, un poco discosto da NICOLETTA.
Ci siamo detti reciprocamente il nostro odio e il nostro disprezzo....
Moto di NICOLETTA.
S��, s��, lo so: voi mi disprezzate e mi odiate per lo meno quanto io odio e disprezzo voi. �� intesa. Dopo ci��, dopo quello che ho saputo, nessun rapporto �� pi�� possibile tra noi. Voi, forse, sapreste fingere, dissimulare e sopportare bene o male la mia presenza. Io no. Perch�� niente vi scusa ai miei occhi. Neppure una passione fatale, invincibile. Voi non amate quell'uomo pi�� che non amiate me, o Piero, o il primo che passi per la via. E avete un marito che vi adora, che sposandovi vi ha tolta dalla miseria e vi ha evitato di cadere nell'abbiezione a cui vi chiamava la vostra sorte. Vizio, dunque, vizio e non altro, del pi�� sudicio e del pi�� abbietto....
NICOLETTA.
Si alza sdegnosa, fremente.
RAIMONDO.
Scusate, �� vero, non tocca a me il giudicarvi. Vi prego di sedervi e di ascoltarmi ancora per due minuti. Non pronuncier�� pi�� una parola che non possiate ascoltare tranquillamente.
Breve silenzio.
Siamo, dunque, due estranei da oggi. Ma siamo legati entrambi ad un essere che amo, al mio unico fratello, all'ultimo che mi rimane della mia famiglia. E bisogna evitare che egli conosca la sua sventura. Se dovr�� conoscerla, e la sua vita ne sar�� spezzata, distrutta, che non lo sia per opera mia n�� per la vostra; in ogni modo che la catastrofe si compia il pi�� tardi possibile. �� giusto?
NICOLETTA china la testa, e la tiene chinata, ormai sul punto d'essere vinta.
S'io non verr�� pi�� qui, rimanendo a Milano, come giustificarmi? Per qualche giorno trover�� dei pretesti. Poi me ne andr��. Non c'�� altro mezzo. Per me, vivere qui o a Torino o a Roma, �� indifferente. Andr�� a stabilirmi
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