mia far�� di tutto perch�� sia sempre cos��.... Ma....
RAIMONDO.
Ma....
NICOLETTA.
Il destino ci riserba talvolta delle brutte sorprese!
RAIMONDO.
�� triste quello che dici.
NICOLETTA.
Forse. Ma �� vero.
Un silenzio.
RAIMONDO.
Non dovevi uscire oggi?
NICOLETTA.
No. Perch��?
RAIMONDO.
Domando. Non vorrei trattenerti, riuscirti importuno!
NICOLETTA.
C'�� un pensiero nascosto in quello che dici?
RAIMONDO.
Come puoi supporlo? No, Nicoletta, non credermi quello che non sono. Non nascondo mai un pensiero. Dico sempre quello che penso. Perch�� hai potuto supporre?
NICOLETTA.
Perch��? Ebbene voglio dirtelo il perch��. Anch'io dico sempre quello che penso. Quando tu sei entrato qui dentro la prima volta, ieri l'altro, ho veduto in te un nemico.
RAIMONDO.
Un nemico? Ora non scherzi pi��, dici sul serio. Un nemico?
NICOLETTA.
S��, la ragione non la so, ma �� cos��.
RAIMONDO.
�� strano.
NICOLETTA.
Ed �� per questo che ho desiderato di rimanere sola con te, di parlarti, di dirti quello che ti ho detto; e di guardarti in faccia da sola a solo, e di udirti parlare, e di studiarti. Sono una donna forte, e guardo in faccia al pericolo, sempre. Sarai un amico o un nemico per me? Bada: essere nemico mio vuol dire essere nemico di Piero.
RAIMONDO.
Non ti capisco. Queste tue parole mi paiono assai strane. Non ne afferro la ragione. La si direbbe una dichiarazione di guerra. E perch��? Temi qualcosa da me? Che io mi possa mettere tra te e tuo marito? Perch��? Sei la compagna adorata dal fratello che amo. Il desiderio mio �� di volerti bene.... Le tue parole mi hanno assai turbato, te lo confesso. Se fossi sospettoso le giudicherei imprudenti.
NICOLETTA.
Gli audaci sono sempre imprudenti. Ma non mi pento di aver detto quello che ho detto. Non ti pare che ora ci conosciamo meglio di mezz'ora fa? Desideri di volermi bene? Io pure lo desidero sinceramente.
Gli porge la mano.
RAIMONDO.
La prende e la tiene nella sua fissandola.
Sei una donna strana.
Poi, come spinto da un impulso improvviso, le afferra la testa, tra le mani, la fissa ancor di pi��, negli occhi, e, con un po' di commozione nella voce.
Che c'�� qui dentro? Ti giudico giustamente, o m'inganno?
NICOLETTA.
Come mi giudichi?
RAIMONDO.
Lasciandola e scostandosi un poco.
Non posso dirtelo adesso.
Con disinvoltura un poco forzata.
Ora scappo, �� tardi, e ho tante cose da fare. A domani.
NICOLETTA.
A domani.
RAIMONDO.
Si avvia per la sala da pranzo.
Far�� colazione con voi.
Sulla soglia si volge, e, scherzoso.
Possibilmente senza amici.... come quelli d'oggi.
NICOLETTA.
Raggiungendolo sulla soglia.
Non ti piacciono? Me n'ero accorta.
RAIMONDO.
Sar�� un sacrificio?
NICOLETTA.
No.
RAIMONDO.
Arrivederci, Nicoletta.
NICOLETTA.
Arrivederci, Raimondo.
Egli esce, ella lo segue con gli occhi. Sipario.
FINE DEL PRIMO ATTO.
ATTO SECONDO.
SCENA PRIMA.
Giulietta, Raimondo, poi Fulvia.
GIULIETTA.
Precede RAIMONDO ch'entra nella sala da pranzo col cappello in mano.
Il signore �� uscito di buon'ora, come al solito. La signora �� ancora nella sua camera, ma c'�� la signora Giuliuzzi con lei.
RAIMONDO.
Che appare agitato, in orgasmo.
Ah! Non importa, ditele che son qui e che ho bisogno di parlarle.
GIULIETTA si avvia verso la porta di sinistra, mentre ne esce FULVIA.. GIULIETTA la lascia passare, poi entra a sinistra. FULVIA. �� in abito da mattina primaverile.
FULVIA..
Oh, Raimondo, siete qui, cos�� di buon'ora?
RAIMONDO.
Seccato, s'inchina appena.
FULVIA..
�� un secolo, sono due secoli che non vi si vede. Neppure qui. Che diavolo fate?
RAIMONDO.
Con tono secco, ma educato.
I due secoli si riducono, credo, a due settimane. N�� ho cessato di venir qui. Non ebbi la fortuna d'incontrarvi, ecco tutto.
FULVIA..
Siete di cattivo umore?
RAIMONDO.
Punto.
FULVIA..
Certo �� che non siete pi�� assiduo, qui, come nei primi giorni.
RAIMONDO.
Naturalmente. Non ho l'abitudine d'importunare il prossimo. E poi sono stato fuori, due o tre volte. Da qualche giorno, infine, sono molto occupato nell'arredo del mio alloggio.
FULVIA..
Quando sar�� in ordine m'inviterete a vederlo? Sono curiosa di ammirare il contenuto delle vostre venti casse congolesi.
RAIMONDO.
Quando tutto sar�� in ordine.
FULVIA..
Mi avvertirete?
RAIMONDO.
Contateci.
FULVIA..
Decisamente non siete di buon umore.... Ero venuta a prendere Nicoletta per condurla al Tennis, ma quella dormigliona si �� appena levata. Voi l'aspettate?
RAIMONDO.
S��.
FULVIA..
E allora vi lascio. Quando ci vediamo?
RAIMONDO.
Presto.
FULVIA..
Davvero? Attendo un vostro biglietto per la visita al Museo.
RAIMONDO.
Attendetelo.
FULVIA..
Porgendogli la mano.
Orso!
RAIMONDO l'accompagna sino alla porta della sala da pranzo. Poi ritorna. NICOLETTA, in vestaglia, entra dalla sinistra.
SCENA SECONDA.
Nicoletta, Raimondo.
NICOLETTA.
Buongiorno. Cerchi di me?
RAIMONDO.
S��.
NICOLETTA.
Vedendo il suo fare e l'aspetto del suo volto.
Cos�� di buon'ora? Ti occorre qualcosa?
RAIMONDO torna a guardare nella sala da pranzo, come per assicurarsi che non c'�� nessuno. Poi viene alla porta di sinistra, che NICOLETTA lasci�� aperta, e la chiude con cura.
NICOLETTA.
Che ha seguito quest'azione con un po' di stupore e anche di vago timore.
Che c'��?
RAIMONDO.
Debbo parlarti. Ti prego, siediti.
Ella siede sul divano. Egli rimane in piedi appoggiandosi con la schiena al pianoforte, vicino a lei, cos�� da dominarla con lo sguardo.
RAIMONDO.
Dopo un attimo d'attesa, con voce bassa, calmo e reciso.
Tu inganni tuo marito. Hai un amante.
NICOLETTA sorge in piedi, fremente, ma con uno sforzo si domina e fissa RAIMONDO.
RAIMONDO.
Neghi?
NICOLETTA.
Ha un attimo di titubanza. Poi, in tono secco, quasi di sfida.
No!!
RAIMONDO piega la testa sul petto, come colpito da una mazzata. NICOLETTA indietreggia e si allontana un poco da lui.
NICOLETTA sordamente.
Se �� un tranello che mi hai teso, ti �� perfettamente riuscito.
Un breve silenzio.
Hai altro
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