La crisi | Page 2

Marco Praga
fatto da mamma, soleva dirmi: guardati dagli uomini che bevono il caff�� senza zucchero.
RAIMONDO.
Oh bella! E il perch��?
NICOLETTA.
Non me lo disse mai, ma credo fosse questo: che suo marito lo beveva amaro, e fu un cattivo soggetto.
RAIMONDO ridendo.
Ah!
NICOLETTA.
Pucci, per lei molto zucchero, nevvero?
PUCCI avvicinandosele.
Grazie!
PIERO si avvicina a RAIMONDO. Questi, senza averne l'aria, osserver�� sempre NICOLETTA, seguendone ogni atto, come chi studia e scruta.
NICOLETTA.
Che �� alla tavola di destra, piano e rapida al PUCCI, mentre gli mesce il caff��.
Smettila!
PUCCI.
Che c'��?
NICOLETTA.
Parla, di' qualcosa, smetti il broncio. Durante la colazione non hai detto dieci parole.
PUCCI.
Colpa tua.
NICOLETTA.
Sei uno sciocco!
Al marito.
Piero, vuoi?
PIERO.
Grazie, no.
Il PUCCI si reca a bere il caff�� sul limitare del terrazzo e vi �� raggiunto da PIERO. NICOLETTA va a sedersi vicino a RAIMONDO, che sta sul divano.
NICOLETTA.
Dunque? Come la devo chiamare?
RAIMONDO.
Mi pare molto semplice: Raimondo.
NICOLETTA.
Raimondo, tout court? Bisogner�� che mi ci abitui.
RAIMONDO.
Le pare difficile?
NICOLETTA.
Non so, questo signor cognato colonnello, quasi colonnello, che conosco da tre giorni, cos�� serio, cos�� imponente, del quale ho udito tanto parlare in tre anni di matrimonio, che mi arriva dal Congo, quasi all'improvviso.... In fondo, sa, sono una timida.
RAIMONDO ridendo.
Davvero? A me, proprio, non pare.
NICOLETTA.
Gi��, lei mi ha giudicata male, anche da lontano.
RAIMONDO.
Anche da lontano? Che ne sa?
NICOLETTA.
Niente, l'ho intuito.
RAIMONDO.
Ebbene, si �� ingannata. E poich�� ora sono qui, per rimanere, e ci vedremo sovente, spero, cercher�� di convincerla, che si �� sbagliata.
Si alza e va a deporre la tazza a destra. NICOLETTA va a sedersi al pianoforte, su cui arpeggia leggerissimamente. RAIMONDO s'indugia per qualche momento, a destra, per riaccendere il sigaro.
PUCCI.
Parlando con PIERO e accennando a RAIMONDO.
Quarantacinque anni? Non li dimostra.
PIERO.
Mi �� maggiore di cinque.
PUCCI.
E abbandon�� la carriera, avendo raggiunto quel grado cos�� giovine?
PIERO.
Quattr'anni fa, per un puntiglio. Raimondo ha una fierezza di carattere singolare. Gli parve che in certa questione di servizio gli si usasse ingiustizia, e si dimise. Fu un errore senza dubbio. Fra tre anni sarebbe stato generale.
RAIMONDO.
Che intanto si �� recato dietro NICOLETTA.
Brava, un po' di musica!
NICOLETTA volgendosi.
Per carit��! Innanzi a lei non oso. E preferisco far delle chiacchiere.
Si siede sul divano a sinistra. RAIMONDO le si siede accanto. PIERO e il PUCCI rimangono sul limitare del terrazzo, e discorrono tra loro.
RAIMONDO piano.
E chi �� quel giovanotto cos�� elegante e cos�� poco loquace?
NICOLETTA.
Chi? Pucci? L'avvocato Pucci. Non l'ho presentato subito?
RAIMONDO.
S��, ma... appena ho udito il nome. Avvocato? Cos�� silenzioso? �� un bel caso.
NICOLETTA.
�� uno degli avvocati di Piero.
RAIMONDO.
Ne ha tanti?
NICOLETTA.
Non so, pi�� di uno. Sa, con una grossa azienda....
RAIMONDO.
Prima che io partissi era Salvadori.
NICOLETTA.
Lo �� ancora. Questo �� un giovane fiorentino, ai primordi della carriera. Ha preso dimora a Milano da poco. Fu molto raccomandato a Piero, che gli affid�� qualche piccolo affare, e lo ha preso in grande simpatia. Lo invita sovente a colazione ed a pranzo, quando poi devono parlare d'affari, come oggi.
RAIMONDO.
Oggi poteva risparmiarmelo.
NICOLETTA.
Non le piace?
RAIMONDO.
Mi �� indifferente. Ma, insomma, sono arrivato ieri l'altro dopo quattro anni di assenza; ieri ho dovuto fare una corsa a Torino; oggi ero qui a colazione con voi, per la prima volta mi sedevo a tavola con la bella cognatina.... pardon.... Si poteva rimanere tra noi, mi pare. E poi non �� divertente.
NICOLETTA.
�� un ragazzo molto serio.
RAIMONDO.
Troppo.
NICOLETTA.
Forse �� messo in soggezione da lei.
RAIMONDO si alza ridendo.
Ma �� curiosa! Metto tanta soggezione io? Converr�� che me ne vada.
NICOLETTA seguendolo.
�� matto?
Infila il suo braccio in quello di RAIMONDO e si dirige con lui verso il terrazzo.
Piero, hai finito di parlare d'affari?
PIERO.
Non si parlava d'affari.
NICOLETTA.
Tuo fratello si annoia, e vuol andarsene.
RAIMONDO.
Protesto, e le proibisco di dir bugie, cognatina bella!
PIERO.
O non potreste darvi del tu?
RAIMONDO.
Con piacere.
NICOLETTA.
Prover��. Ma bisogner�� non sgridarmi se non ci riesco subito. Ti vedo per la seconda volta... e poi te l'ho detto, mi metti soggezione!
RAIMONDO.
Come all'....
NICOLETTA.
Colonnello!...
RAIMONDO.
Ah, gi��!
PIERO.
Che c'��?
RAIMONDO.
Niente, un segreto tra Nicoletta e me.
Al Pucci.
Lei �� di Firenze, avvocato?
PUCCI.
Sissignore, di Firenze.
RAIMONDO.
Deliziosa citt��. Ci fui per tre anni, da capitano, quando passai nello Stato Maggiore.
PUCCI.
�� molto tempo?
RAIMONDO.
Tra il 94 e il 97.
PUCCI.
Io ero a Pisa, in quegli anni, all'Universit��.
NICOLETTA.
Lascia il braccio di RAIMONDO.
Scusate.
Attraversa il salotto, entra in sala da pranzo e scompare.
RAIMONDO.
Esce sul terrazzo segu��to da Piero.
Ti sei trovato un bel alloggio. Da questo terrazzino la vista �� incantevole.
PIERO.
�� alto, quass��! Per arrivarci!
RAIMONDO.
Hai l'ascensore.
Osservando.
Il castello, il parco, tutto quel verde! Non par d'essere a Milano. Ma l'avete trasformata, questa vecchia Milano. Non la si riconosce pi��.
Il PUCCI non ha seguito i due sul terrazzo, ma �� disceso nel salotto, col pretesto di cercare dei fiammiferi che stanno su un piccolo mobile a sinistra. RAIMONDO dal terrazzo d�� qualche occhiata nel salotto senza lasciar mai quella sua aria scrutatrice. NICOLETTA rientra nella sala da pranzo.
NICOLETTA.
Dove sono?
PUCCI.
Sul terrazzo.
NICOLETTA.
Vicino a lui, piano, rapida.
E tu perch�� stai qui? Bada, non �� cieco, n�� sordo, quello! Osserva tutto! Non mi toglie mai gli occhi di dosso. Vuoi che sospetti?
PUCCI.
Ma che! Sei pazza!
NICOLETTA.
Pazza! �� un militare, un pedante.... Uff!
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