La contessa di Karolystria | Page 5

Antonio Ghislanzoni
cavallo! seguirvi! Che vuol dir ci��? domand�� il visconte sorpreso,
--Vuol dire, rispose il commissario pacatamente, che noi abbiamo ordine di mettere la illustrissima signora contessa di Karolystria in istato di arresto... E poich�� voi, gentilissima signora, siete appunto la contessa Anna Maria di Karolystria, e i tratti del vostro viso, nonch�� la foggia e il colore del vostro abbigliamento rispondono perfettamente ai connotati che ci vennero trasmessi, cos�� speriamo che di buon grado vorrete ottemperare alle nostre ingiunzioni, piuttosto che costringerci ad impiegare quei mezzi coercitivi...
--Parlate voi da senno! esclam�� il visconte irritato; ch'io sappia almeno da qual parte �� venuto l'ordine di arrestarmi.
--L'ordine �� partito, rispose il commissario sorridendo, da una persona, che essendo legata a voi con nodi indissolubili, ci tiene molto al possedimento delle vostre grazie. Venite, signora! Vostro marito vi reclama, vostro marito non pu�� vivere senza di voi. Ci�� deve lusingare grandemente il vostro amor proprio di donna e compensarvi della lievissima pena che noi siamo obbligati ad infliggervi.
Il visconte riflette un istante:
--Questo equivoco, pens�� egli, pu�� tornar giovevole alla contessa; le dar�� il tempo di allontanarsi da Borgoflores e sfuggire alle vessazioni di un marito che la perseguita.
Egli scese da cavallo.
--Commissario, sono con voi! esclam�� con piglio dignitoso; voglio sperare che l'ordine di cattura non si stenda a questa mia buona puledra, che ha camminato tutto il giorno, ed ha bisogno urgentissimo di fieno e di riposo. Vorreste voi, signor commissario gentilissimo, affidarla a qualcuno che si incaricasse di condurla all'albergo della Maga rossa?
Il commissario assent��.
Mentre un gaglioffo di doganiere afferrava il morso della puledra, il visconte gli si accost�� con un pretesto, e facendogli scivolare nella mano una carta di visita, gli disse sottovoce rapidamente:
--Eccoti l'indirizzo di una dama... Silenzio!... discrezione! fra un mese sarai ispettore... fra un anno prefetto.
Il doganiere part�� sbalordito, e il visconte, condotto dal commissario alla caserma delle guardie di pubblica sicurezza, venne rinchiuso in una cameraccia disadorna, a mala pena rischiarata dal fumo di un lucignolo moribondo.

CAPITOLO III.
Non era scritto nei fatti che il nostro gentiluomo in gonnella, dovesse passare la intiera notte in quell'antro di lupi polizieschi.
Infatti, trascorsi pochi minuti, i catenacci cigolarono, e il commissario ricomparendo sulla soglia annunzio con lugubre voce al detenuto la visita del conte Bradamano di Karolystria, elettore dell'impero e arcidecano del grand'ordine della Cervia Massonica.
--Il marito! pens�� il visconte trasalendo; s'egli si avvede dell'equivoco, la contessa �� perduta... Procuriamo di ritardare la catastrofe...
E mentre il conte Bradamano di Karolystria si avanzava con passo da tiranno, stampando sul suolo delle orme che spaccavano i mattoni, il nostro cavalleresco eroe cadeva in ginocchio a ridosso d'una seggiola appoggiata alla muraglia, e giungendo le mani in atto d�� pregare, seppelliva in quelle le sue guancie rubiconde e paffute.
Il conte Bradamano preg�� il commissario di ritirarsi, e facendosi pi�� innanzi, invest�� il genuflesso con una occhiata fulminea. I suoi speroni mandavano un sinistro cigol��o.
La persona, che in atto di umile e desolata preghiera gli volgeva le spalle e le calcagne, non poteva che essere una donna colpevole. Il cappellino bizzarro a piume azzurre, la magnifica veste da amazzone stabilivano l'identit�� di quella dama. Quel cappellino il conte l'aveva donato a sua moglie nell'anniversario del malassortito imeneo. L'elegante ciarpa di raso, ricamata in oro, che il visconte teneva annodata al collo, ricordava al terribile marito un altro regalo da lui fatto all'indegna, in un lucido intervallo di tenerezza coniugale... Quella ciarpa gli era costata cinquecento rubli... Cappellino, amazzone, ciarpa, tutto concorreva a denunciare la perfida moglie... La contessa era l��... L'occhio grifagno, l'artiglio adunco del marito le stavano sopra.
--Sciagurata! tu preghi? esord�� il conte con voce sepolcrale...
Il visconte, compreso dalla stranezza quasi inverosimile della propria situazione, sprofondando la testa nelle mani, diede in uno scroscio di risa che sembrava una scarica di singhiozzi.
--E tu piangi! prosegu�� l'altro, ingrossando la voce...
La seggiola sulla quale il visconte era appoggiato, scricchiolava sotto gli scoppi delle sue risa irrefrenabili.
--Per chi preghi? Per chi piangi?... Ma alzati, dunque! Questi mattoni screpolati ti sciupano la gonnella... Dio! uno strappo!... due strappi!... Quante ammaccature sul cappello!... Un cappello che mi �� costato seicento rubli!... Non importa... Oramai tu hai finito di smungermi... Le tue lagrime, le tue moine non fanno pi�� breccia. Mi hai detto mille volte che ero un mezzo uomo; diverr�� uomo tutto intero, e un uomo corazzato, per giunta. Non credere che io sia mai per ricondurti al castello dei miei padri. Se ho spedito dei telegrammi a cento citt�� dello impero per ottenere il tuo arresto, l'ho fatto perch�� pretendo, perch�� esigo che tu mi renda il denaro e i gioielli che mi hai rubati. Mi hai tu capito, o femmina immonda? Il mio denaro, i miei gioielli, e poi il diavolo ti porti!
Le parole: denaro, gioielli, erano articolate su due note rauche e stridenti, che mettevano raccapriccio.
Il visconte,
Continue reading on your phone by scaning this QR Code

 / 26
Tip: The current page has been bookmarked automatically. If you wish to continue reading later, just open the Dertz Homepage, and click on the 'continue reading' link at the bottom of the page.