La contessa di Karolystria | Page 6

Antonio Ghislanzoni
Un cappello che mi è costato
seicento rubli!... Non importa... Oramai tu hai finito di smungermi... Le
tue lagrime, le tue moine non fanno più breccia. Mi hai detto mille
volte che ero un mezzo uomo; diverrò uomo tutto intero, e un uomo
corazzato, per giunta. Non credere che io sia mai per ricondurti al
castello dei miei padri. Se ho spedito dei telegrammi a cento città dello
impero per ottenere il tuo arresto, l'ho fatto perchè pretendo, perchè
esigo che tu mi renda il denaro e i gioielli che mi hai rubati. Mi hai tu
capito, o femmina immonda? Il mio denaro, i miei gioielli, e poi il
diavolo ti porti!
Le parole: denaro, gioielli, erano articolate su due note rauche e
stridenti, che mettevano raccapriccio.
Il visconte, sempre inginocchiato colla testa sprofondata tra le braccia,
studiava uno stratagemma per uscire da quella posizione che oramai
cominciava ad annoiarlo.
--Ah! tu vuoi dunque che io ricorra ai mezzi estremi! riprendeva l'altro
con voce più cupa; ebbene: tal sia di te; ma bada che questa volta ti
lascerò il segno... Sai tu cosa significa la forza irresistibile? Rispondi,
sciagurata, lo sai?... Or bene: te lo diranno gli avvocati, te lo diranno i
giurati alla Corte di Assise... quand'io con queste mie mani, tramutate
in artigli da pantera, ti avrò afferrata per il collo e strozzata come un
pollastro...
E il conte Bradamano, cogli occhi iniettati di sangue, colla bocca
spumosa e le narici frementi, già stava per slanciarsi a ghermire la sua
vittima, quando il visconte, balzato in piedi lestamente, lo investì di
fronte e gli applicò sulle guancie due schiaffi così poderosi, che
avrebbero ammaccata la faccia della luna.
Il conte barcollò...
Tentò di avventarsi... voleva parlare... voleva gridare... ma le gambe lo
reggevano a stento e la voce non gli usciva dalla strozza. All'impeto
della collera era succeduta in lui una sincope di stupore.

Schiaffeggiato da una donna!... Un conte Bradamano, un elettore
dell'impero, un arcidecano del grand'ordine della Cervia Massonica,
che si riteneva inviolabile...!
E quella donna (oramai egli era in grado di giudicarne) non era sua
moglie, bensì una incognita minacciosa e terribile, che aveva mostrato
di saper picchiare più forte di lui.
Mentre i due antagonisti si sfidavano collo sguardo, il commissario di
polizia entrò nella stanza, e inchinandosi rispettosamente, presentò al
conte una lettera.
Lo scritto era umido ancora... i caratteri eran quelli della contessa di
Karolystria.
Livido dallo stupore, il conte leggeva battendo i denti.
«Uomo brutale,
«È vano che tu mi insegua. Al momento in cui ti verrà consegnato
questo scritto, io non sarò più in Borgoflores; la mia puledra mi trarrà
lungi, ben lungi, ben lungi... Se vorrai prendere alla _Maga rossa_ delle
informazioni sulla mia partenza, ti converrà saldare i due conti che qui
ti accludo, due conti da me liquidati e fatti iscrivere al tuo nome. Tanto
per tua norma.
»ANNA MARIA.»
Sulle due noticine involte nella lettera stava scritto:
» Abito di moerro confezionato, con guarnizione di raso e bott. di
corallo L. 600 50
» Per rinfresco a due cavalli e vino al doganiere » 3 50
» Candele steariche e servizio » 10 75
--Commissario, urlò il conte Bradamano, sbarrando gli occhi come un
ossesso; per quante porte credete voi che una donna a cavallo possa

uscire da Borgoflores?
--La cittadella ha dieci porte, rispose il commissario, e queste, salvo
errore, servono tanto per l'uscita come per l'entrata delle persone
d'ambo i sessi.
--Or bene: è necessario che sull'istante, da ciascuna porta escano due
carabinieri a cavallo... Si tratta di inseguire mia moglie... avete capito,
signor commissario?... mia moglie che mi tradisce, che mi deruba, che
mi assassina nell'onore... Su, dunque! Che fate lì, con quell'aria da
trasognato?... Se entro un'ora voi non riuscite a far trascinare quella
perfida a' miei piedi, vi do parola che domani sarete dimesso
dall'impiego e punito della vostra negligenza con ventiquattro giri di
verghe.
Il commissario, punto atterrito da quelle minaccie, rispose colla
massima calma:
--Vi prego, o signore, di riflettere che noi ci troviamo in presenza di
una dama la quale venne testè arrestata sotto l'imputazione di essere
vostra moglie. Come si spiega ora?...
--Se costei fosse mia moglie, disse il conte bruscamente, credete voi,
uomo di poco senno, che io reclamerei l'intervento dei vostri carabinieri
per arrestarla?
--Gentildonna, riprese il commissario indirizzandosi al visconte,
quando noi, in ossequio agli ordini ricevuti, vi abbiamo intimato di
presentarci il passaporto, voi ci avete esibito una carta da visita,
affermando nello stesso tempo a viva voce di essere voi la contessa
Anna Maria di Karolystria. Ora, come avete udito, l'eccellentissimo
signor conte oppone un formale diniego alle vostre asserzioni....
Degnatevi dunque, o signora, di sciogliermi questo enigma. Sebbene
nella condotta del signor conte io riconosca esservi qualche cosa di
anormale e di inesplicabile,
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