è rimasto nell'anima come
armonia di arpa che cessò di esser tocca?--Quali braccia non si
prostesero a quell'astro di vita, mentre abbandonando alla notte il
dominio del cielo, dai confini dell'oceano lo saluta con gli ultimi raggi,
e non implorarono che rimanesse nella sua celeste dimora?--Ma s'egli
partì con la sera tornò col mattino, e vide i secoli dileguarsi nella
eternità, le generazioni incalzarsi nella tomba, e la vicenda infinita delle
virtù e dei delitti. Breve fu la sua luce sopra l'onore d'Italia; lunga sul
dolore, e su l'onta. Ahimè! io non avrei creduto giammai che i popoli
potessero morire della morte degl'individui.--E su quale occhio non
ispunta la lacrima, allorchè la mesta luco della luna e delle stelle
sogguarda dall'alto i campi silenziosi della terra? Voce di celeste
armonia suona dal rotearsi delle stelle pel cielo, voce di sempiterno
canto: e quantunque per troppa distanza non percuota l'orecchio del
figlio della terra, pure gl'ispira un senso secreto, una invincibile pietà,
che destandogli nell'anima le rimembranze tristamente soavi lo sforza
al pianto.¹ Bello sei, o cielo d'Italia, sia che la notte od il giorno ti
allegri, e veramente opera divina. Quando la Italia sedeva regina del
mondo, tu l'eri convenevole padiglione; ma ora..... i valorosi sono morti,
i monumenti dispersi, la fama stessa dileguata..... e perchè, o cielo, a
tua posta non muti?--Il manto funerale della bellezza non è oscuro; la
gente lo sceglie di lieto colore, l'orna co' fiori della gioia, e tenta
ingannarsi sopra una vita che non è più: onde i sospiri, e gli addii, che
le si fanno al suo discendere nella fossa, non sono come a persona
morta, ma come a tale che deve lungo tempo starsi lontana da noi.
L'eterna sapienza che governa il creato concesse questo bel cielo alla
Italia, onde le fosse splendido testimonio nei suoi giorni di gloria, e
conforto in quelli più lunghi della sventura. Egli solo è rimasto, perchè
l'ira degli uomini non ce lo ha potuto rapire....
¹ Questa è opinione di Pitagora
E la terra!--Ogni zolla contiene la cenere del cuore di un eroe. I nostri
passi sono su la polvere dei grandi... i passi di noi più meritevoli di
andare sepolti sotto la polvere! Solo lo straniero conosce le nostre
storie, e pieno di reverenza teme ad ogni orma che muove si sollevi
dalla terra una voce che gridi: codardo, perchè calpesti un valoroso?
Va pur franco, straniero, chè ogni avanzo di vita sia bene spento sul
limitare della morte, nè questi tramonti conoscano crepuscolo; nè dai
sepolcri esca grido di trapassato, dove non ve lo ponga il valore, o la
pietà dei viventi. Agli avviliti le tombe offrono la stanza del cadavere
sformato, piuttosto che l'altare dei magnanimi sensi; la mente trascorre
al lezzo, piuttostochè alla gloria: e noi siamo da gran tempo tali, che
non osiamo popolare gli avelli co' sublimi fantasmi della grandezza. A
che mai sorgerebbero le forme venerate dei padri? Forse a vedere di
qual condanna vada fulminata la loro schiatta infelice? Forse a
conoscere che non vive cuore italiano che palpiti per le glorie italiane?
Risparmiatevi, o padri, questo amaro cordoglio: risparmiateci, o padri,
la rampogna delle vostre sembianze: la morte stia convenevole spazio
tra noi.--Possano questi secoli non essere rammentati nella Storia!
Possano i posteri lasciarci il retaggio che solo aneliamo.... l'oblio!
Per cui sono quei frutti? La terra non cura saperlo: ella li presenta
liberale a chiunque stende la mano per raccoglierli. Una spada di fuoco
fu posta a guardia dell'Eden, e i padri peccatori ed i figli innocenti ne
perderono la speranza della vista.... Se in voi non rugge ardimento di
battaglia.... maledetto colui che manderà il gemito della viltà....
abbiatevi almeno quello che può avere di grande il vituperio.... soffrite
muti.
Io racconto una storia di delitti, delitti atroci e crudeli, quali uomini
scellerati, che hanno in odio il Creatore e la creatura, possono
commettere: quali appena si stimerebbe che vi fosse orecchio da
intenderli, non che anima da divisarli, e braccio da eseguirli. Nè alcuno
mi accusi ch'io mi proponga atterrire anzichè ammaestrare la gente.
Lieve cosa è il detto, ma la parola della sapienza non vola sovente dal
labbro degli uomini. Mediti prima chi tale avvisa accusarmi su le
vicende dei secoli; mediti sopra il cuore degli uomini, e veda la storia
dei generosi esser fatta pei generosi. Di niun sorriso va lieto l'aspetto
della virtù; suo solo compenso la gloria:--altissimo e primo veramente
tra i conforti concessi alla decaduta schiatta di Adamo! ma altissimo e
primo pei cuori gentili che sanno amarla, vivere per essa, e per essa
morire. Laddove il vizio abbia inaridito le menti, e le anime
languiscano appassite dalla costumanza del male, che sono essi mai i
fantasmi della gloria? Nomi di scherno, soggetti di riso. Più veemente
forza si vuole che
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