le calze da sè: non
accende il fuoco d'inverno: fa rattoppare i vestiti: mangia soltanto pochi
legumi: e ciò in un palazzo splendido, fra lo scintillio degli ori, gli
arazzi, gli oggetti d'arte, il lusso d'ogni maniera, profuso dagli antenati
di suo marito. La principessa ha pure una zia, anch'essa millionaria, a
Genova: e così passa la sua vita fra Genova e Parigi, o viceversa....
Intanto, ottiene cospicui assegni, che il marchese ghermisce, mentre la
tiene di sentinella alle due eredità.... che sono ormai la sua sola
speranza. È con questa speranza ch'egli paga i suoi numerosi creditori....
Il marchese è in una di quelle condizioni, che rendono l'uomo capace di
tutto....
--Intendo; la nonna, la zia resistono, ed egli deve prendere un partito
estremo....
--Siamo ora ad una catastrofe,--soggiunse il primo avvocato di
Napoli.--Io ho in mano protesti di cambiali firmate dal marchese; altri
gravi documenti.... So che la rovina irreparabile, palese, e il disonore
possono da lui esser protratti, con sforzi titanici, soltanto di pochi
giorni.... Gli rimane però un'altra debole speranza: e in questo momento
egli ha raccolto su di essa tutte le sue energie, come il naufrago le sue
forze sull'unica tavola di salvezza che gli si presenta.... La principessa,
dopo il suo matrimonio col marchese, ha avuto due parti molto
laboriosi e molto infelici.... Essa sta ora di nuovo per divenir madre....
Hanno fatto venir da Vienna un celebre specialista. Egli mi ha detto,
poichè avevo interesse a saperlo, che la marchesa questa volta ben
difficilmente sopravviverà al suo parto: e ben difficilmente anche
questa volta il frutto di lei sarà vitale.... Se ciò accade, il marchese è
perduto: nè la nonna di Parigi, nè la zia di Genova lasceranno a lui un
picciolo, poichè lo aborrono.... Ecco in quali speranze e in quali terrori
si dibatte in questo momento il marchese.... E forse, temendo il peggio,
vorrà propiziarsi, in questo stesso momento, suo cugino. Ma, domani, il
duca non potrà aiutarlo, senza partecipare al disonore di lui, senza esser
trascinato nella stessa rovina.... So quello che io dico.... Nel corso della
notte sarà decisa l'esistenza del marchese.
--Non mi meraviglierei,--osservò il conte,--che la decisione fosse
propizia. Vi sono uomini che calpestano la fortuna, la insultano, e a cui
essa, appunto come femmina, corre dietro.
--Non me ne meraviglierei neppur'io!--soggiunse l'avvocato.--Pietro ha
avuto sempre una fortuna uguale, per lo meno, alla sua mancanza di
coscienza. Gli errori cagionati da questa li potè sempre riparare, sin ora,
coi favori dell'altra....
--Oh, il duca!--
Il duca di Montrone scendeva la fastosa scala, che era dinanzi alla porta
principale della sua villa da sovrano, dando il braccio a sua figlia.
Enrica, pallidissima, scendeva lentamente e come se dovesse ad ogni
tratto cadere.
Subito i gentiluomini andarono incontro al duca per festeggiarlo.
Erano pochi amici, arrivati innanzi tempo, per essere tra i primi a
stringere la mano al valoroso, all'antico compagno di eleganti
dissipazioni.
Il marchese già doveva avergli parlato, poichè usciva dalla villa dopo il
duca ed Enrica.
--Viva il duca!
I contadini, scortati da Domenico, che pronunziò poche parole, si
stringevano attorno al gentiluomo, urlando a tutta possa, agitando rami
fioriti. Incominciò la danza della tarantella; la dolce musica napoletana
risuonava sotto il bel cielo di opale e di azzurro.
Una delle ragazze offrì alla figlia del duca un magnifico mazzo di fiori.
Essa rispose con un sorriso, tra sarcastico e altero, senza gentilezza di
sorta.
Tutte guardavano Enrica, rigida, benchè in preda a una sofferenza che
le traspariva dal volto; seducente ma d'una di quelle bellezze che fanno
paura.
Il duca stringeva la mano a' suoi contadini; e specialmente coi vecchi, i
quali l'avean tante volte, bambino, gratificato ne' suoi desiderii, e
aveano tanto amato i suoi genitori, si mostrava espansivo.
Uomini, donne, si trovavano col duca a loro agio; la sua gaia affabilità
li confortava, ispirava in essi riconoscenza; ma l'aspetto di Enrica li
turbava, li agghiacciava sempre.
Essa era sì indifferente, sì sdegnosa e, sembrava loro, sì cattiva, che
lasciava in quelle povere anime un vero sgomento.
Enrica avea sentito più volte questo effetto che ella destava, e ne avea
gioito, come se le andasse a versi di esser tenuta una creatura malefica:
come se godesse del maligno influsso che esercitava.
Non sì tosto il duca era comparso con Enrica sulla soglia della porta
della villa, si erano sparati da un'altura del parco mortaretti e per tutto il
parco rimbombavano colpi di fucile in segno di gioia.
Il duca, nel rivedersi in mezzo a' suoi, era commosso, ravvivato da vera
allegrezza.
A un tratto, in mezzo alla folla, Cristina si avvicinò al giardiniere
Domenico.
--Ubriacone!--gli mormorò.
--Sono io!...
--Nella casetta... in fondo al parco... tutto è in ordine.... Questo è il
momento!
Domenico si turbò un poco.
--Ho capito!--rispose in un tuono che l'altra fu soddisfatta....
Di
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