dimando in dono, Poi torna a disprezzarmi, e ti perdono.
END. Chiedi in vano amor da me.
NIC. Perch�� mai, mio ben, perch��?
END. Son fedele, e l'idol mio Io non voglio abbandonar.
NIC. Sei crudele, e pure, oh Dio! Non ti posso abbandonar. Come almen piet�� non senti
Del mio duol, de' pianti miei?
END. A penar sola non sei, Non sei sola a sospirar.
[NICE e DIANA.]
DIA. Nice, tu fugg�� in vano, Gi�� discoperta sei, N�� t'involi fuggendo a' sdegni miei.
NIC. Casta Dea delle selve, All'amoroso laccio Son presa, io tel confesso; Ma quest'alma infelice Nell'aspra sua catena Compagna al suo delitto ha la sua pena.
DIA. Forse il goder sicura D'Endimion gli affetti Pena ti sembra al tuo delitto eguale?
NIC. Ah no; Cinzia, t'inganni; ad altra face Si strugg�� Endimione; E al doloroso pianto Di queste luci meste Nemmen sente piet��.
DIA. (Fallace Alceste!) Ma chi d'amor l'accende?
NIC. Io so ch'egli ama; Ma non so dir qual sia L'avventurosa Ninfa Che pu�� dell'idol mio Gli affetti meritar.
DIA. (Quella son io.)
[AMORE, DIANA e NICE.]
AMO. Misero Endimione! Avranno ancora Piet�� della tua sorte I tronchi e le foreste.
DIA. Cieli, che mai sar��?
NIC. Che parli, Alceste?
AMO. Nice, Diana, oh Dio! N�� meno ho core D'articolar gli accenti.
DIA. Qualche infausta novella!
AMO. Giace vicino all'antro Dell'antico Silvano, Pallido e scolorito, Endimion ferito.
NIC. Ahim��!
DIA. Chi fu l'indegno?
AMO. Un ispido cinghiale Punto pria dal suo strale S'avvent�� pien di rabbia Nel molle fianco a insanguinar le labbia. Io vidi (oh quale orrore!) Sovra i funesti giri Delle candide zanne Il sangue rosseggiar tiepido ancora; Udii quell'infelice, Sparso d'immonda polve Le molli gote e le dorate chiome, Replicar moribondo il tuo bel nome.
DIA. Ahim��! qual freddo gelo M'agghiaccia il sangue e mi circonda il core! Piet��, spavento, amore Vengon col lor veleno Tutti in un punto a lacerarmi il seno. Crudo mostro inumano, Rendimi la mia vita. Giove, se giusto sei, lascia che possa, In queste infauste rive Anch'io morir, se il mio bel sol non vive.
NIC. Nice, tu sei di sasso Se il dolor non t'uccide.
DIA. Ha vinto Amore.
AMO. (E ne trionfa e ride.)
DIA. Deh per pieiade, Alceste, Col�� mi guida, ove il mio ben dimora. Forse ch'ei vive ancora, e pria che morte Di quel ciglio la luce in tutto scemi, Vo' raccor da' suoi labbri i spirti estremi.
NIC. Fermati, o Cinzia; Endimion s'appressa.
[DIANA, ENDIMIONE, AMORE e NICE.]
DIA. Amato Endimion, dolce mia cura, Tu vivi, ed io respiro. Oh quale affanno Ebbi nel tu periglio! Qui t'assidi, e m'addita Dov'�� la tua ferita.
END. Qual ferita, mio Nume? Altra ferita In me scorger non puoi Di quella che mi vien da' sguardi tuoi.
DIA. Dunque Alceste ment��?
END. S��, mio tesoro, Le luci rasserena.
DIA. Io ti stringo, io ti mir��, e il credo appena.
Chi provato ha la procella, Bench�� fugga il vento infido, Teme ancora, e giunto al lido Gira i lumi e guarda il mar.
Tal, se a te rivolgo il ciglio, Nel pensier del tuo periglio, Il mio core per timore Ricomincia a sospirar.
AMO. Cinzia, del tuo timor l'alma assicura. Quegl'incostanti affetti, Quei gelosi sospetti, E quanto di periglio a te dipinsi, Solo per trionfar composi e finsi.
DIA. E tanto ardisce Alceste?
AMO. Io sono Amore. Riconosci in Alceste il tuo signore.
DIA. Amore! Adesso intendo I tuoi scherzi, i tuoi detti. Io son vinta, io son cieca: ognor ti vidi Al mio sguardo palese, N�� mai che fosti Amor l'alma comprese.
Amor, che nasce Con la speranza, Dolce s'avanza; N�� se n'avvede L'amante cor.
Poi pieno il trova D'affanni e pene; Ma non gli giova, Che intorno al piede Le sue catene Gi�� strinse Amor.
Se il tuo laccio �� s�� caro, Se cos�� dolce frutto ha la tua pena, Io bacio volentier la mia catena.
AMO. E tu dolente e sola, Nice, che fai? Per cos�� strani eventi Meraviglia non senti?.
NIC. Piango la mia sventura, Che la merc�� del mio penar mi fura.
Cos�� talor rimira Fra le procelle e i lampi Nuotar su l'onda i campi L'afflitto agricoltor.
Ne geme e si lamenta, E nel suo cor rammenta Quanto vi sparse in vano D'affanno e di sudor.
DIA. Riconsolati, o Nice, Il mio favor ti rendo; E purch�� col mio bene Viver mi lasci in pace, Ti concedo d'amar chi pi�� ti piace. E noi godiamo intanto, Amato Endimione, E costanti e felici Facciam, con meraviglia Di quanti il chiaro Dio circonda e vede, Dolce cambio fra noi d'amore e fede.
END. S��, mia bella speranza; Pria la Parca crudele In su l'aurora i giorni miei recida, Ch'io da te m'allontani, o mi divida.
AMO. Godete, o lieti amanti. Ma tu sappi, o Diana, Che de' trionfi miei L'ornamento maggior forse non sei. Mi fan ricco i miei strali Di pi�� superbe e generose spoglie. Io vinsi il cor guerriero Del giovanetto Ibero Che, del mio foco acceso, Dove il Vesevo ardente Al fiero Alcioneo preme la fronte, Due pupille serene In
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