LAmuleto | Page 9

Neera
terra, colle piccole vite dei bruchi e dei
moscerini, coll'erba che cresceva, col gattino suo compagno di corse e
di capitomboli, e sostando finalmente nella breve ombra dei rosai
intuonava la sua canzone "M'alzo col sole" alla quale mi univo io pure
con una voce trillante che faceva dire all'Orsola: Badi, si piglierà una
raucedine.
Mio cugino mi sorprese un mattino della seconda metà di aprile
inginocchiata nel mezzo di una aiuola, con un grembiale bianco, le
mani coperte di vecchi guanti, intenta a spogliare i rosai dai bruchi che
minacciavano di devastarli. Diventai molto rossa quando lo vidi e
sorgendo lesta in piedi volli scusarmi per la volgarità di quella
occupazione.
--Non trovo che sia una occupazione così volgare; lo è molto meno del
chiacchierare senza scopo.
Mi venne allora la persuasione che egli avesse un po' di quello spirito
ribelle che si piace a contraddire; volevo vedere tuttavia come avrebbe
sostenuto il suo asserto.
--È ideale forse questo mucchio di bestioline che si contorcono l'una
sopra l'altra?
Scossi intanto per terra la lama del vecchio coltello che mi aveva
servito a raccogliere i bruchi, non senza nascondere un intimo ribrezzo.
--Qualunque azione è ideale se ha per scopo l'ideale. Chi ha maggior
diritto di vivere secondo voi, il bruco o la rosa?

Esitai un istante, levandomi i guanti brutti di terra, poi dissi:
--L'uno e l'altra.
Egli ebbe un movimento di impazienza e soggiunse precipitando le
parole:
--Allora perchè distruggete i bruchi?
--Perchè mi distruggono le rose.
--Dunque? Sì, il silenzio vi sta bene colla testa leggermente piegata e lo
sguardo pensoso che indovino di sotto le palpebre, ma vi prego di
rispondere a questo quesito importantissimo: Chi ha maggior diritto di
vivere?
--Io vorrei che i bruchi non distruggessero le rose per poterli salvare
anch'essi. Ecco.
--Io vorrei! Io vorrei! Bel modo di rispondere a un interrogativo così
preciso con un condizionale così vago. E pretendete di ragionare!
Il suo accento era canzonatorio, ma non troppo. Risposi in tono
conciliante:
--Capisco, voi volete dire che dal momento che bisogna scegliere
conviene scegliere il meglio. Ma chi mi assicura che in tal caso il
meglio sia la rosa? Non è forse il mio egoismo che me lo suggerisce?
--Vedete un po' che razza di filosofo mi sbuca fuori da queste
gonnelle!--esclamò Lui con una specie di allegrezza della quale mi
sfuggiva il significato ma che trovavo assai dolce.--Tenete bene a
mente che la rosa ha per sè la sua ragione di trionfo perchè la rosa è la
bellezza.
Avendo in quel medesimo istante spiccato un bocciolo me lo battè
scherzosamente sulla spalla. Io mi rizzai e fingendo un tono di offesa
dissi, scandendo le sillabe:

--Nemmeno con un fiore!
Egli afferrò subito l'allusione, rise, e poichè la frase citata trovavasi in
uno dei volumi che mi aveva mandato, questo ci servì di passaggio a un
altro ordine di idee.
Improvvisamente dissi (mi ero giurata di tacerlo, e non so come mi
sfuggì):
--Perchè siete stato tanto tempo senza lasciarvi vedere? La Querciaia è
ancora in disordine? Avete trovato il falegname?
--Il falegname!--fece Lui come uno che cade dalle nuvole.
--Sì--risposi umilmente, già pentita--me ne avevate chiesto uno.
--Ah! E voi credete che io doni il mio tempo a simili cose?
--Mi diceste pure che il riordinamento della Querciaia vi occupava
assai.
--E mi occupò. Ma posso occuparmi più di dieci o dodici giorni di
mobili, di muri e di travi maestre?
Seguì un lungo silenzio.
--In questi giorni--Egli disse, dopo una leggera esitazione--io pensai dei
poemi!
Una grande soggezione mi prese ancora, come la prima volta che lo
avevo veduto, e temendo sopratutto di dire una sciocchezza tacqui. Egli
parve per un po' di tempo non accorgersi neppure della mia presenza.
Sfogliava distratto la rosa che aveva côlta dianzi disseminandone i
petali sulla sabbia, così lontano da me che me ne sentii quasi ferita.
Alla fine, per quella delicata abitudine di uomo a modo che stringeva
dappresso la sua natura indipendente e selvaggia fece con uno sforzo
ritorno alla conversazione.
--Cavalcate voi qualche volta?

--No, mai.
--Io ripresi questo esercizio da che sono tornato; mi piace
immensamente, mi riposa.
--?
--Ve ne meravigliate? Capisco anche questo, ma vi assicuro che per me
è un riposo. Sono stato ieri al campo delle croci.
--Fin là!
--Prendendo la via più malagevole.
--Ma perchè?
--Per amore delle difficoltà. Figuratevi che giunto al Passo del cervo
trovai il ponte rotto e piuttosto che retrocedere, saltai....
--....il Passo del cervo??
--Sì.
Un gran grido di orrore fu la mia risposta alla confessione di una simile
temerità. Il Passo del cervo è il punto più difficile delle nostre
montagne, un burrone spaventevole, un abisso senza fondo.
--Sapete che nessuno lo ha mai fatto, nessuno?
--E questa la bellezza.
Egli disse ciò con una gioia tranquilla e profonda,
Continue reading on your phone by scaning this QR Code

 / 37
Tip: The current page has been bookmarked automatically. If you wish to continue reading later, just open the Dertz Homepage, and click on the 'continue reading' link at the bottom of the page.