tocchi in penna che avete veduti poco fa. È un ragazzo che,
se non si svia per cammino, farà parlare di sè.--
Gli scolari di mastro Jacopo s'inchinarono davanti a Spinello. Parri
della Quercia gli stese la mano, dicendogli:
--Amico e fratello, se vi piace.--
Ma gli altri non si fecero così avanti, non si buttarono via come Parri
della Quercia.
--Saremo amici, io spero!--ripeteva sommesso il Chiacchiera, rifacendo
il verso del nuovo venuto.--Vedete che degnazione! O che si
crederebbe, per caso, d'essere il duca Namo di Baviera?
--O il Saladino;--soggiunse Lippo del Calzaiolo.
--Sarà poi Calandrino, e nulla più;--conchiuse Cristofano Granacci.
Tuccio di Credi non disse nulla; ma dentro di sè pensava:
--Amico tuo! Sei sciocco, affè mia, se lo speri!--
III.
Abbiano la mala pasqua i pessimisti, gli scettici, ed altri filosofi di tal
fatta, i quali sostengono che l'uomo sia un animale invidioso per natura,
e che le nostre buone qualità sieno solamente effetto di paziente
educazione, come a dire di strofinamento e di verniciatura.
Grazie al cielo, e con licenza dei filosofi sullodatì, ci sono ancora delle
anime intimamente buone, la cui virtù è frutto di generazione spontanea,
non già conseguenza d'innesto sapiente, o d'arte giudiziosamente
educatrice. E ci sono altresì degli uomini che non soffrono il male
dell'invidia, neanche (e questo è meritorio da parte loro) quando
vedono che Tizio o Caio ha ingegno o attitudine da superarli di gran
lunga, in questa o in quella disciplina.
Vedete, ad esempio, il nostro bravo messer Jacopo di Casentino. Il
vecchio scolaro di Taddeo Gaddi, il degno continuatore della tradizione
di Giotto, indovinava facilmente che quel giovinottino da lui preso a
bottega, quando avesse fatto un tantino di pratica nel maneggio dei
pennelli, sarebbe diventato di schianto un artista insigne, un maestro,
da lasciarsi addietro i migliori del suo tempo. E per lui, per
quell'aquilotto che metteva appena i bordoni, mastro Jacopo aveva
smosso il suo piglio burbero; per lui trovava le parole amorevoli, la
placida assiduità degli insegnamenti, la ineffabile tenerezza dei conforti
paterni.
Due sentimenti diversi lo persuadevano a ciò. Il primo era quello
dell'ambizione. Esser maestro ad un discepolo che non aveva punto
mestieri di rimproveri e così poco di incitamenti a far meglio, poter
raccomandare il suo nome ad un nuovo argomento di gloria, eccovi
l'ambizione di mastro Jacopo; ambizione legittima, e, quel che più
monta, di effetto sicuro, si sarebbe detto un giorno: Spinello Spinelli, il
famoso pittore d'Arezzo, era scolaro di Jacopo da Casentino. Degno del
maestro il discepolo! E se pure si fosse dovuto dire: migliore del
maestro la gran pezza, sarebbe stato poi un gran male? Avere
indovinato un ingegno potente, averlo tratto dall'oscurità, avergli per
così dire adattate le ali agli omeri, non è forse una gloria, un titolo di
merito al cospetto dei posteri, specie quando un simil titolo si può
metter di costa ad altri parecchi?
Ora, che mastro Jacopo di Casentino non s'ingannasse in questi suoi
sogni ambiziosi, la storia dell'arte italiana lo ha dimostrato. La fama di
Spinello Aretino ha confermata, se non per avventura accresciuta, la
fama del suo vecchio maestro.
L'altro sentimento era d'indole affatto domestica. Gli dò mia
figlia;--diceva tra sè mastro Jacopo.--Bello lui, come essa è bella: ha
ingegno, salirà presto in eccellenza d'arte; avrò in lui un aiuto
maraviglioso; prospererà la mia scuola; Arezzo contenderà la palma a
Firenze....--
E qui mastro Spinello....Ma via, non precipitiamo nulla, raccontiamo le
cose per filo e per segno, non mettiamo il carro avanti ai buoi.
Madonna Fiordalisa, ve l'ho già detto, si dimostrava umana col nuovo
discepolo dì suo padre. Più volte nel corso della settimana, o con un
pretesto o con l'altro, Spinello Spinelli era invitato a desinare dal
maestro; onore che toccava di rado agli altri compagni suoi di bottega.
Qualche volta anche lei discendeva al pian terreno; e certamente più
spesso che non le accadesse da prima; ora per avvertire il babbo che si
dava in tavola, ora per chiedergli il suo parere su questo o su quel
particolare d'economia domestica, ed anche, perchè bisogna dir tutto,
anche senza una ragione sufficiente per scendere. Ma già deve trovarla
sempre, e per ogni cosa, la ragione sufficiente? I filosofi, che hanno
voluto metterla come fondamento dei loro sistemi, si sono trovati
anch'essi il più delle volte impacciati.
E Spinello ardeva; e l'interno ardore gli traluceva dagli occhi. Voi lo
sapete, lettori, perchè di lì ci sarete passati un giorno anche voi; l'amore
e la tosse si nascondono male. Anche madonna Fiordalisa nascondeva
male il senso che faceva su lei l'amore di Spinello Spinelli; anzi, non lo
nascondeva affatto. Perchè avrebbe dovuto nasconderlo? Non era nato,
quell'affetto, e non cresceva forse liberamente sotto lo sguardo
benevolo di suo padre? Era da principio un po' timida; poi, nel
ravvisare la stato del proprio cuore,
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