Il fallo duna donna onesta | Page 6

Enrico Castelnuovo
bene a distrarlo e a confortarlo. Se avesse visto ci�� che Guido scriveva di lei; come ne esaltava la bont��, lo spirito, l'ingegno! Ella lo aveva proprio affascinato, incantatrice!
E la Maria, tra il serio e il faceto, chiedeva l'ultimissima fotografia dell'amica. Ne aveva una di due anni addietro, e a suo tempo ne aveva mandato alla Teresa le pi�� sincere congratulazioni. Si conservava benissimo. Ma certo in questi due anni, doveva essere ancora abbellita e ringiovanita! Meno male ch'ella era savia, d'una proverbiale saviezza, e che Guido stava per imbarcarsi... Se no, chi sa quel che sarebbe accaduto?
Questi scherzi, queste allusioni mettevano la Teresa di cattivo umore.
Ella supplicava Guido di nominarla meno che fosse possibile nelle sue lettere alla famiglia, di moderare il suo entusiasmo, di non provocare da sua madre quelle manifestazioni eccessive che la facevano arrossir di vergogna. Dal canto suo, nel rispondere alla di Reana, ella gettava acqua sul fuoco. Non badasse a quell'esagerato di Guido; ella non aveva fatto nulla di straordinario per lui; non era neanche vero che gli avesse sacrificato una parte della sua villeggiatura; la sua villa di Mogliano era in fabbrica ed ella non sarebbe potuta andarvi sino alla fine di ottobre. E non credesse poi che ci fosse voluto tanto a sradicar dalla memoria del giovinotto la mala femmina di cui i di Reana avevano un cos�� grande sgomento; la ferita era bell'e rimarginata fin dall'arrivo di Guido a Venezia e bisognava pur riconoscere che la sirena non aveva tentato nulla per accalappiar nuovamente il suo merlo. In quanto alla fotografia ultimissima che le si domandava, la Teresa prometteva di spedirla quando se la fosse fatta fare; l'ultima era sempre quella di due anni addietro, e a lei non pareva punto di essere abbellita e ringiovanita in questi due anni.
?Troppa modestia?, replicava la di Reana insistendo nel dare all'amica tutto il merito della guarigione di Guido e ripetendo le espressioni ammirative. E poich�� la Teresa non diceva ancora di essersi rifatta la fotografia, le si domandava addirittura l'originale. Vincesse la sua pigrizia, e, se non la spaventava una casa con quattro figliuoli tra maschi e femmine, andasse a passare il novembre colla sua vecchia amica a Posilipo presso Napoli. Fosse colpa dei restauri o della visita di Guido, era positivo che quell'anno ell'aveva sacrificata la sua villeggiatura, e che ormai non avrebbe potuto goderne che nella stagione meno propizia. Invece nel Mezzogiorno anche il novembre era delizioso. Che impegni aveva ella a Venezia? Che difficolt�� a fare una corsa a Napoli? Forse le sarebbe stato agevole il trovar compagnia; ma se pur non ne trovava, o che le signore non viaggiano anche sole? Non hanno dei vagoni apposta per loro? La sua venuta sarebbe stata una provvidenza per tutti quanti, per lei specialmente che, sebbene facesse la donna forte, non poteva non esser di cattivo umore all'idea di non dover rivedere il suo primogenito per tre anni.
Il curioso si �� che, quasi contemporaneamente, la Teresa riceveva altri due inviti; l'uno dalla zia di Torino, l'altro dall'amica inglese che quell'anno non poteva venire in Italia e la sollecitava a traversar la Manica.
Ella rispose a tutti ringraziando, senz'accettare n�� rifiutare, deliberata per�� a non andare in nessun luogo, e meno che mai dai Reana, ove le accoglienze entusiastiche che le si preparavano le sarebbero parse un'ironia o una profanazione.
Altro corrispondente della Teresa in quell'autunno era il conte Vergalli in giro per l'Europa centrale. Da Monaco, da Beyreuth, da Vienna, da Weimar, da Berlino, da Francoforte, da Dresda egli le comunicava le sue impressioni, le discorreva delle gallerie viste e riviste, della musica di Wagner, dei ricordi di Goethe, esprimendo il rammarico che una donna cos�� intelligente com'ella era non subisse il fascino dei viaggi. Tuttavia egli si sarebbe preso l'impegno di farglieli amare se... Questi puntini significanti che ricomparivano di tratto in tratto tenevano luogo delle frasi pi�� calorose ch'ella non avrebbe permesse... E molto vaghe, molto discrete erano anche le allusioni all'ufficialetto di marina del quale nei primi tempi, quando nulla di grave era successo, ella gli aveva parlato frequentemente. Egli scherzava su questa flirtation a cui non voleva attribuire nessuna importanza. Conosceva troppo la sua savia amica da aver paura ch'ella cedesse ad impeti irriflessivi. D'altra parte a lui ripugnava l'ufficio del pedagogo... In qualunque momento avesse bisogno di lui sarebbe a' suoi ordini. Non aveva che da scrivergli o da telegrafargli. Fosse anche al polo Nord, sarebbe venuto.
Queste lettere che rivelavano un'affezione cos�� profonda e disinteressata, una sollecitudine cos�� viva e piena di tanto riserbo, erano per la Teresa nello stesso tempo un conforto e un rimprovero. Sentiva d'avere in Vergalli un amico a tutta prova al quale nessun sacrifizio sarebbe parso troppo grave, ma sentiva pure il rimorso di non essere stata franca con quell'amico, e pensava al dolore
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